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Roma-Napoli preview: Di Francesco, ovvero qualità applicata al gioco verticale

Presentazione tattica del match dell’Olimpico: la transizione al nuovo corso della Roma, le possibile chiavi per il Napoli.

Roma-Napoli preview: Di Francesco, ovvero qualità applicata al gioco verticale

Sarri e Di Francesco

Molto spesso, il feticismo italico per la lettura del calcio attraverso i moduli di gioco ci fa credere che basti giocare con il 4-3-3 perché due allenatori siano simili. “I profeti del 4-3-3, Sarri e Di Francesco”. In realtà, i tecnici di Roma e Napoli hanno approcci tattici complessi, organici, tuttavia decisamente distanti. Conosciamo il Napoli, sappiamo che la caratteristica fondamentale della squadra costruita da Sarri è la creazione di grande densità in zona palla, attraverso l’esasperazione del possesso. Ovvero, una versione “diluita” del gioco di posizione.

Di Francesco, invece, pratica un calcio attivo molto più verticale. Le sue squadre utilizzano poco il possesso in chiave difensiva e di costruzione, preferiscono velocizzare molto l’azione offensiva anche a costo di non riuscire a occupare tutte le zone del campo. Certo, allenare un Sassuolo o una Roma è cosa ben diversa, ma i concetti di base sono quelli. Per capire la differenza: Napoli e Roma sono le prime due squadre per conclusioni a partita in Serie A (19,9 e 17,5), ma il numero di passaggi per match è molto differente (740 e 510). Ne consegue la differenza tra calcio orizzontale (Napoli) e calcio verticale (Roma): per una conclusione, alla squadra di Sarri occorrono 37 passaggi; a quella di Di Francesco ne bastano 29.

Da Spalletti a Di Francesco

La Roma che affronterà il Napoli sarà una squadra che ha imparato ad esasperare parte dei concetti già veicolati dal calcio di Spalletti. L’attuale tecnico dell’Inter, nella sua stagione e mezzo in giallorosso, aveva costruito una squadra in grado di alternare il gioco di posizione a una manovra verticale, probabilmente una scelta perfetta per esaltare il rendimento di Dzeko. Il bosniaco, dopo un inizio non semplice con Di Francesco, ha metabolizzato il cambiamento e sta trovando il gol con continuità. Una dimostrazione sul fatto che la successione tra i due tecnici sia stata assorbita bene dall’organico giallorosso, integrato di calciatori funzionali (si pensi a Defrel e Pellegrini, ma anche a Kolarov) e comunque di buona qualità.

Contro il Napoli

Da qui parte l’analisi preventiva su quanto succederà sabato all’Olimpico. Ovvero: una squadra con valori importanti e un calcio non immediato ma comunque diretto, può mettere in difficoltà il Napoli? A livello concettuale, ovviamente sì: se la squadra di Sarri, per esempio, dovesse giocare una partita disattenta nella fase di costruzione del gioco, le transizioni veloci potrebbero essere letali in situazioni posizionali di difesa alta. Della serie: un appoggio errato e sei fregato.

Cose da evitare assolutamente

E poi c’è la questione della ricezione alla fase difensiva. Una squadra come il Sassuolo, l’anno scorso, è riuscita in due occasioni a recuperare una partita dominata dal Napoli. Al San Paolo con un gol su due tiri, a Reggio Emilia con una rimonta concretizzatasi nella ripresa. Non è quindi esagerato pensare a una Roma d’attesa, che in qualche modo faccia “sfogare” il Napoli per poi cercare di essere più pungente nella seconda parte di gara. Un po’ quanto successo a Milano, contro i rossoneri: squadra di Montella in (apparente) controllo, 0-2 al 90esimo.

All’Olimpico, l’anno scorso, avvenne però che nel “periodo di sfogo azzurro”, Mertens segnò la rete del vantaggio. Raddoppiata nella ripresa. È il rischio che corri se decidi di aspettare il Napoli e di giocare meno palloni: subire il gol è una possibilità concreta, sempre dietro l’angolo.

Calciatori

Le chiavi giallorosse, oltre a Dzeko, saranno Nainggolan e Perotti. Il centravanti bosniaco avrà il compito di tenere bassi i centrali azzurri, e di ricevere il pallone in zona avanzata come pivot. Un gioco leggibile, solo che Dzeko è davvero forte e sarà necessaria la massima concentrazione da parte di Albiol (presumibilmente al rientro) e Koulibaly. Per quanto riguarda il belga e l’argentino, il discorso è più articolato. Di Francesco ha scelto di trasformare Nainggolan in interno, lasciandogli meno libertà di movimento ma schierandolo nel vivo del gioco. Sarà importante leggere e reggere il suo dinamismo, e quindi la mezzala dal suo lato (Hamsik) avrà un bel daffare nel seguirlo, anche solo mentalmente.

Perotti, invece, è la fiammella associativa in una squadra verticale. È l’alternativa, l’uomo che riceve palla e crea superiorità numerica piuttosto che cercare di servirla. Limitarne il gioco e tagliare i rifornimenti verso di lui potrebbe essere il modo migliore per privare Di Francesco di una buona parte della creatività giallorossa. Proprio l’ex Genoa e Siviglia, l’anno scorso, accese il finale di partita con l’assist per Strootman e una serie di giocate estetiche e intelligenti. Ma alla fine andò bene.

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