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Il Nero e l’Azzurro: perché temere l’attacco del Napoli, Sarri e Koulibaly (ed essere fiduciosi)

Crossover con il Napolista / Cosa un tifoso nerazzurro teme della squadra di Sarri: i duelli difesa-attacco, la forza del gioco del Napoli e i primi 20′ del San Paolo.

Il crossover

Ormai è una sorta di piccola tradizione. Dopo il dialogo dello scorso anno, torna il crossover tra il Napolista e il Nero e l’Azzurro, due siti di approfondimento che trattano le cose azzurre e nerazzurre nello stesso modo. 

Ospitiamo dunque lo scritto di Cristiano Carriero, tifoso interista, sul tema “Cosa temo del Napoli (e perché sono fiducioso rispetto all’Inter). Nel pomeriggio, un pezzo di Alfonso Fasano sarà ospitato sul Nero e l’Azzurro. 

Rivalità

Mi siedo nel settore ospiti di questo blog, attento a non creare malumori, con la mia sciarpa dell’Inter nascosta sotto il 100 grammi. Arriverà il giorno in cui si potrà chiacchiere di pallone tra rivali, e in ogni caso questo è uno di quei posti in cui mi sento a mio agio. Perché si parla di calcio nella maniera migliore possibile: eludendo gli stereotipi, le parole abusate, i luoghi comuni. Guest è una parola che non mi rappresenta, ti fa sentire vip, quando in realtà sei solo un tifoso che, come tanti, spera di assistere ad uno spettacolo speciale.

Perché da una parte c’è una classifica, ma soprattutto un percepito, che invita alla prudenza, a dire che “quelli sono più forti” e che noi a questa partita arriviamo da vice capolista anche grazie ad una buona dose di fortuna (ma nella classifica non c’è un asterisco 22 punti* di cui almeno 5 a culo), ma poi c’è l’animo, e l’animosità, di chi ci spera davvero. Perché intanto ce la giochiamo.

Lo dico sottovoce, attento a non fare troppo il ganassa, come dicono a Milano. Attento a non contraddire Spalletti, che sennò si incazza e lascia a casa pure me. Che in fondo fa bene al cuore di tifoso sapere che lui ci crede, e che lo dica senza mezzi termini. Che crede alla possibilità di potersi giocare questa partita alla pari e che inviti chi non è altrettanto convinto a non seguirlo, a Napoli.

Il leader Spalletti

Da leader, quel leader dialettico che ci mancava da tanti anni, con rispetto per chi lo ha preceduto: Pioli, il (bravissimo) normalizzatore, sebbene all’Inter serva un potenziatore, Mancini, che come dice il mio amico Umberto Contarello, sceneggiatore de La Grande Bellezza, “può solo mettere insieme perfezioni”, e tutta la pletora di allenatori post Mourinho, tra i quali vorrei citare Mazzarri e Benitez che ci accomunano con due parabole diverse: uomini giusti, nel posto giusto, al momento sbagliato a Milano, uomini giusti, nel posto giusto, al momento giusto a Napoli. Si è parlato sempre troppo poco dell’importanza di entrambi sulla crescita della squadra che oggi è quella che gioca il calcio migliore d’Italia.

Il primo con un approccio da operaio, il secondo con quello del manager. Un manager a cui si deve gran parte dell’intelaiatura, e quindi del valore economico, del Napoli attuale. Ma questo è il Napoli che fa più paura, perché è lì, imbattuto, a cercare la nona vittoria di fila e a capire quanto l’Inter può essere un fastidio, atteso o inatteso, nella corsa contro la Juve. E quindi, caro il Napolista, ecco cosa temo di te:

    1. Miranda e Skriniar vs l’attacco del Napoli

      In poche occasioni i centrali dell’Inter, che fin qui hanno fatto ottime partite, si sono ritrovati ad affrontare attaccanti così veloci. Skriniar, che è stato sensazionale, oltre ogni previsione, ha sofferto, a memoria, solo gli attaccanti del Benevento e del Bologna. Può sembrare un paradosso, ma giocatori come D’Alessandro e Verdi hanno tutto per mettere in difficoltà un difensore che a difesa schierata è fortissimo. Dire che temo Mertens, ma anche le incursioni di Callejon e i giochi di prestigio di Insigne – che al momento in cui scrivo non so ancora se giocherà – è scontato.

      La chiave tattica possono essere il centrocampo e i terzini. D’Ambrosio e Nagatomo – certo, essere nelle mani di Nagatomo ha i suoi rischi – con la loro velocità, dovranno fare un grande lavoro difensivo sui piccoli del Napoli, evitando di farsi schiacciare troppo, il che costringerebbe Spalletti a rinunciare alla sua idea di gioco e alle sovrapposizioni dei terzini. Un lavoro doppio che avrebbero dovuto fare Cancelo e Dalbert, ma a questa partita ci arriviamo senza la piena fiducia in entrambi. A Borja il compito, a lui preferito, di rallentare i ritmi degli avversari.

    2. Sarri sa come si fa (ovvero i primi venti minuti),

      È vero l’anno scorso Spalletti imbrigliò molto bene il Napoli in casa, ma a Roma avvenne il contrario. Della serie: questi due allenatori sanno cogliere molto bene i lati deboli dell’avversario. Vediamo a che punto della saga siamo. Il gioco di Sarri potrebbe costringere l’Inter a una strenua difesa nei primi venti minuti. Quelli in cui il San Paolo sembrerà l’inferno e molti dei nostri si chiederanno (anche se Spalletti non vuole) se siamo davvero all’altezza di giocarci una partita così.

      Ecco, superare quei venti minuti vorrebbe dire moltissimo. A livello di cabala vorrei tanto che questa partita fosse simile a quella dello scudetto dei record. Con un Napoli che sembrava più forte, con Maradona, e un’Inter che aveva cambiato poco (due tedeschi, Berti e Bianchi) e iniziò a prendere grande fiducia dopo lo zero a zero al San Paolo. Lo ammetto, firmerei per il pareggio, ma non tanto per il punto in sé. Ma perché sarebbe molto importante, a livello psicologico, costringere il Napoli ad una partita sporca. Ma Sarri sa come si fa, ad evitare tutto questo. Anche perché i tempi sono cambiati, e quella sfida era Bianchi contro Trapattoni, questa è una partita tra due allenatori che non rinuncerebbero per nessun motivo al mondo a giocare a pallone.

    3. Koulibaly

      Lo ammetto, prima di sabato avevo visto poche partite del Napoli dal primo al novantesimo. E quindi avevo sottovalutato la forza della difesa. Vedere Dzeko schiantarsi puntualmente contro un muro, e vedere tutti i duelli aerei dominati dalla testa del senegalese, è stata ina grande scoperta. Ci troviamo di fronte ad un difensore moderno, ma con la prepotenza del marcatore di una volta. Un cliente davvero scomodo per Icardi e… Icardi.

      Ecco, mi preoccupa che un difensore come lui possa rendere l’argentino un attaccante normale, e questo sarebbe molto negativo per noi che abbiamo bisogno, e la partita col Milan l’ha dimostrato, di un dominatore dell’Arena. Uno capace di far passare il centrale avversario per il fesso di turno, fosse anche Manolas o Bonucci. La condizione attuale di Kalidou allontana questo scenario dalla mia testa. Spero di sbagliare.

Sono fiducioso perché…

Se siamo qui a giocarci finalmente una partita importante è anche merito nostro. Di Spalletti, di Icardi, Perisic, Skriniar e Borja. Giocare una grande partita, alzare il livello di responsabilità, non può che giovarci. E poi c’è mezza Italia che aspetta il nostro primo grande passo falso per dire che siamo solo un bluff. Spalletti dirà che oggi giochiamo contro il Napoli, ma non è vero. Stiamo giocando contro tutti quelli che non vedono l’ora di depennare il nome dell’Inter dalle pretendenti allo scudetto. E il Napoli, l’avversario di oggi, non è tra questi. Perché questo Napoli è talmente forte e convinto che ha imparato a pensare a sé stesso. Buona partita a tutti.

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