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Montella non sarà all’altezza, ma nemmeno il Milan e Mirabelli

Il diesse Mirabelli si inventa il pre-esonero di Montella, alla vigilia del match (poi sciagurato) con l’Aek Atene: sicuri sia colpa solo del tecnico?

Montella non sarà all’altezza, ma nemmeno il Milan e Mirabelli

Il caso

Dire che il Milan abbia conseguito dei risultati e abbia mostrato un gioco inferiore alle aspettative, ci sta. Differente (e ingiusto), da parte della società, dare tutte le colpe alla pura e semplice guida tecnica. A Montella, in questo caso. Non fosse altro per il tempo, semplicemente per il tempo. Alla corte dell’allenatore di Pomigliano d’Arco è arrivata, praticamente, un’intera squadra nuova. Escluso Donnarumma, l’ex tecnico della Fiorentina potrebbe schierare dieci calciatori di movimento tutti nuovi.

Questo, in qualche modo, stride con la fretta che la dirigenza rossonera sta mettendo al suo lavoro. Perché la qualità potrà anche essere alta – alta, eppure non altissima – ma parliamo in ogni caso di esseri umani abituati a giocare tutti in un contesto diverso da quelli attuali. E in contesti tutti diversi tra loro. Un doppio lavoro, per Montella.

Nonostante tutte queste (pesanti) attenuanti, l’ex Aeroplanino è stato letteralmente sfiduciato in pubblico. Prima della partita – poi pareggiata in maniera inopinata – contro l’Aek Atene, il diesse del suo club Mirabelli ha utilizzato termini e frasi difficilmente equivocabili. Un vero e proprio pre-esonero: «Ognuno di noi ha un tempo, non solo lui. Ce l’ho io e ce l’abbiamo tutti. È il rischio del nostro lavoro». Come scrive anche la Gazzetta, nulla di clamoroso o di non veritiero o che comunque non si sappia già. Però, ci chiediamo e gli chiederemmo: quante volte un diesse è stato esonerato per mancanza di risultati? Della serie: è facile fare il fatalista con il lavoro altrui.

L’album delle figurine

Un altro estratto del Mirabelli-pensiero: «In questo periodo abbiamo fatto vedere cose buone, poi non ci siamo presentati a Genova, siamo usciti dal campo al 70’ con la Roma, non ci siamo presentati nel primo tempo contro l’Inter. Tutto questo il Milan non se lo può permettere: è vero che ognuno la dice a modo proprio ma se siamo la squadra che ogni volta dà più giocatori alle nazionali vuol dire che il gruppo è valido». A cui Montella ha risposto: «Non sono d’accordo sul primo tempo con l’Inter. E con la Roma, magari per 70’, abbiamo giocato meglio noi. È chiaro che tutti vorremmo vedere il meglio per 95 minuti ma la costruzione di un gruppo passa attraverso tanti step».

Ecco, appunto. Il discorso è tutto qui. Al Milan credevano che bastasse un gruppo di buoni o buonissimi giocatori per chiudere l’equazione del gioco e dei risultati. Non è sempre così, anzi non lo è quasi mai. Specie se il tutto deve passare attraverso una riorganizzazione razionale della squadra, in campo e nello spogliatoio.

Quindi, il succo della questione è semplice: si può assolutamente essere critici con Montella, perché a ottobre praticamente finito il Milan fatica a trovare una sua identità di gioco. Allo stesso modo, però, va sottolineato l’atteggiamento poco realistico della società in merito alle attese, alle aspettative. Alla fretta, che è stata un po’ il propellente di questo progetto. Solo che tutto, nella vita, ha un tempo. Mirabelli lo sa, anzi l’ha detto. Solo che sembra aver fatto selezione solo di alcuni, di questi tempo necessari.

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