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Il nuovo Manchester City frutto del compromesso di Guardiola

Analisi tattica (e non solo) della vittoria del Manchester City a Stamford Bridge: la forza enorme della squadra e del nuovo Guardiola, in vista del Napoli.

Il nuovo Manchester City frutto del compromesso di Guardiola

Confermare i luoghi comuni

Fa strano leggere il Telegraph su Chelsea-Manchester City, e scoprire che la prima fase parla di Conte in maniera quasi scontata. Leggiamo: «Come previsto, Antonio Conte ha optato per uno stile di gioco difensivo, molto all’italiana, per cercare di spremere una vittoria di misura – o almeno rubare un punto – alla squadra di Guardiola». In realtà, vuoi o non vuoi, è andata esattamente così. Certo, il Chelsea è campione in carica e Guardiola non ha ancora vinto nulla nella sua esperienza inglese, ma chi ha assistito alla partita di Stamford Bridge non può che riconoscere il dominio assoluto del City. E il gioco reattivo, esclusivamente reattivo, della squadra di Conte.

È il solito discorso, estetica contro pura funzionalità. Solo che però questo è elevato all’ennesima potenza, perché ora il City è una squadra completa, consapevole, probabilmente più forte del Chelsea. E se alla superiorità si aggiunge un gioco piacevole, dominante, la cosa cambia. E lancia la squadra di Guardiola in testa alla classifica, con pieno merito. A braccetto con il Manchester United, con il Napoli nel mirino per quanto riguarda la Champions League.

Il City che è diventato

Continuando a leggere l’analisi del Telegraph, ecco spuntare fuori un concetto semplice eppure spesso dimenticato: «Sulla carta, il Man City sembrava schierato con un 4-3-3, oppure con 4-1-4-1. Come per tutte le squadre Pep Guardiola, però, questi numeri avevano poca importanza rispetto a quello che abbiamo effettivamente visto in campo». Sì, perché il City scalava spesso a tre in difesa (la salida lavolpiana di Fernandinho), alzando tantissimo i laterali difensivi e trasformava il suo schema in un incredibile 3-2-4-1, con Gabriel Jesus unica punta e quattro esterni a supporto – gli esterni bassi occupavano alternativamente la posizione esterna e quella di trequartisti centrali, convergendo al centro del campo. Un tourbillon offensivo devastante, che ha prodotto 16 conclusioni verso la porta di Courtois più il meraviglioso gol di De Bruyne, una specie di manifesto del calcio associativo.

L’azione del gol comincia così: impostazione bassa del centrale di sinistra, la terza linea è schierata praticamente a cinque, con i due laterali difensivi a metà campo e gli esterni offensivi molto alti. Il tridente centrale, formato dal centravanti, è tutto appena dietro il centrocampo del Chelsea. De Bruyne riceverà palla, scambierà con Jesus e concluderà verso la porta. In basso, segnalato tra parentesi perché non inquadrato, c’è anche Sané. La squadra di Guardiola forma una linea d’attacco a cinque uomini, che schiaccia dietro la difesa di Conte.

Anche il Telegraph spiega così in termini simili questa situazione di gioco: «I laterali di Guardiola tenevano bassa la difesa del Chelsea, soprattutto i terzini: Delph e Wlaker entravano al centro del campo (tra l’altro sarebbe la zona “naturale” dell’ex Aston Villa) e creavano superiorità numerica in tutte le zone».

L’idea dei terzini “falsi” non è nuova, per Guardiola. Già al Bayern il tecnico catalano sperimentò questa soluzione, tanto da spingere il sito americano Grantland a pubblicare un articolo dal testo eloquente. Questo: «Pep Guardiola non ha bisogno di terzini. Questo potrebbe sembrare strano, dato che ha allenato alcuni dei migliori interpreti del ruolo, ma a nessuno di questi è mai stato chiesto di giocare come farebbe un terzino non-Pep. […] In realtà, il Bayern ha in organico tanti ottimi terzini: oltre a Lahm, ci sono Alaba, Bernat, Rafinha e Jerome Boateng, che si può considerare un terzino con le stesse caratteristiche di un altro calciatore allenato da Guardiola, Eric Abidal. Eppure, quando sono tutti e quattro in campo o comunque in buona condizione fisica, nessuno occupa la posizione di terzino».

Il senso della partita

Quando si mescolano idee e il miglior talento possibile, il risultato è scontato. Tanto da spingere il Telegraph a fare una specie di classifica delle vittorie, ex-post ma anche preventiva (in vista dei possibili trionfi del City). Una frase su tutte: «La vittoria dei Citizens è stata ampiamente meritata. Si potrebbe dire che si tratta di un semplice successo contro una rivale diretta. Ma il modo con cui sono attivati questi tre punti fa in modo che questa partita abbia un peso diverso». Della serie: i successi del Chelsea, altrettanto meritati, sono arrivati con un traino diverso. Attraverso idee meno forti, meno riconoscibili.

È un po’ il senso degli allenatori dogmatici, o idealisti, o comunque non propriamente pragmatici: Guardiola, Klopp, Pochettino, Bielsa. Lo stesso Sarri, in una dimensione diversa ma (ormai) non troppo distante. Il City, dopo una stagione di posa delle fondamenta, è ora una squadra con un’idea composita di gioco. Che prescinde dai moduli o dai sistemi, come scritto dal Telegraph, che mette davanti a tutto una serie di principi di gioco chiari, precisi, mandati a memoria. Diversi, tra l’altro, da quelli del Barcellona.

E qui sta la nuova grandezza di Guardiola, (intra)vista anche al Bayern: il tecnico catalano si è adattato al nuovo contesto, senza snaturarsi ma assecondando le caratteristiche della propria rosa e le richieste tecniche ed emotive del campionato in cui è arrivato. Non ci sono Messi e Iniesta, e allora si cambia; non siamo più in Liga, e quindi ci si trasforma. Il City gioca un calcio bellissimo, ma è anche primo in Premier League. Nel regno del Kick&Run. È il compromesso guardiolista tra il talento dei giocatori, un’idea di fondo e le necessità degli ambienti. 

Vista Napoli

Sarà bellissimo vedere lo scontro con il Napoli. Per vedere come una squadra strutturata come quella di Sarri sosterrà il peso tattico e tecnico del City, diverso ma vicino a quello del Real Madrid. Per vedere che distanza c’è, attualmente sembra ampia, tra i primi in classifica della Premier e quelli della Serie A. Malissimo che vada, il Napoli arriverà allo scontro con la corazzata di Guardiola al terzo posto in classifica e con un punto di ritardo da Juve e Inter. Una posizione da contender, hai voglia. Anche il City, al 17 ottobre, potrebbe essere secondo a -3 dalla vetta. Ma questo non modificherebbe al ribasso la sua dimensione.

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