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Repubblica e gli effetti del Var: «Aumentano i rigori, si cancellano proteste e simulazioni»

Un articolo del quotidiano romano promuove il Var e i suoi “effetti collaterali”: «C’è la tendenza a “fidarsi”: se non dell’arbitro, almeno del video».

Repubblica e gli effetti del Var: «Aumentano i rigori, si cancellano proteste e simulazioni»
Il tabellone luminoso Var a San Siro

L’articolo di Repubblica

Var e calci di rigore. La correlazione è stretta, l’inserimento della tecnologia ha causato un aumento dei penalty assegnati. Parte da qui, Repubblica, per un pezzo che segna il cambio definitivo di schieramento da parte del quotidiano romano che sembrava inizialmente schierato con i No-Var  o quantomeno con gli scettici. E invece, ecco la nuova rotta, che si percepisce dal titolo (“Più rigori, più sereni: l’effetto del Var su arbitri e calciatori”), dal sommario (“Giù 22 quelli fischiati, record degli ultimi cinque anni. Spariti i simulatori, dimezzati i cartellini per proteste”) e dai toni dell’articolo.

Che parte dai dati, ripetiamo: «Da quello di Farias alla prima giornata all’ultimo di Jorginho, domenica sera, il conto dice che sono 22 quelli calciati: 7 in più di un anno fa, mai così tanti negli ultimi 5 anni, mentre negli ultimi 15 anni soltanto una volta se ne erano tirati di più (23)».

Eppure: «Dei 7 fischiati nell’ultimo turno, nemmeno uno è stato concesso con il Var: anzi, sarebbero stati 8 se Orsato non avesse corretto Doveri in Juve-Fiorentina. In totale, 15 rigori su 22 sono stati concessi senza bisogno del video: la lente delle telecamere li ha soltanto “avallati”. Ma se non sono figli del Var, alcuni possono essere considerati dei nipotini. Qualcosa, nella testa degli arbitri, dev’essere cambiato: fischiare è più facile».

Parola di arbitro

Nel dibattito all’interno del pezzo intervengono anche ex fischietti. Il primo è Andrea De Marco, direttore di gara in Serie A fino al 2014: «Sicuramente avere alle spalle un collega può portarti a pensare che, se anche hai preso un abbaglio, può sempre correggerti. È rassicurante sapere che un rigore che non c’era può sempre essere tolto, normale essere inconsciamente portati a fischiare di più».

Decisamente diversi i pareri dei calciatori. Per Angelo Di Livio «l’impressione è che gli arbitri siano meno concentrati, perché c’è il paracadute del Var. Invece non possono farsi condizionare. E per valutare correttamente certi episodi non serviva il video». Francesco Moriero, invece, si esprime sul tema simulazioni: «Il Var finirà per togliere il gusto di gioire della fortuna di aver avuto un rigore. La simulazione grave è da punire ma faceva parte del gioco». Difficile essere d’accordo con l’ex Inter e Roma.

Il lato positivo

Nonostante queste perplessità diffuse, il Var sembra funzionare. E pure bene. Lo scrive e lo spiega Repubblica, in fondo al pezzo: «Molti, quasi tutti, hanno iniziato a “fidarsi”: se non dell’arbitro, almeno del video. Le proteste, in 12 mesi, sono precipitate: meno della metà, 8 contro le 17 della stagione scorsa, con azzeramento delle espulsioni per eccesso di lamentele (un anno fa dopo 5 giornate erano già 5)». E poi c’è il dato sulle simulazioni, un solo giallo per aver finto un fallo in area.

Insomma, tutto bene. Lo riconoscono anche a Repubblica. La chiosa finale è di De Marco, che dimostra (ancora una volta) come la mentalità arbitrale sia più che d’accordo sull’introduzione del supporto tecnologico: «Mi colpisce che decisioni cambiate in modo penalizzante, come l’espulsione di Badelj in Juve-Fiorentina, se arrivano dal video vengono accettate senza scenate. Ma gli effetti sono arrivati anche ai guardalinee: hanno imparato ad aspettare di vedere come finisce l’azione prima di segnalare fuorigioco, per non vanificare la possibilità di un controllo al Var». Era esattamente quello che serviva al nostro campionato.

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