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Il Napoli di Sarri è “Psiché Rock” di Pierre Henry

Il giropalla regolare e monotono, quasi sonnacchioso, che all’improvviso diventa veloce e minaccioso. E ha l’anarchia allegra di Futurama

Il Napoli di Sarri è “Psiché Rock” di Pierre Henry
Pierre Henry

Tutto è diventato chiaro

Mercoledì la partita con la Lazio l’ho sentita insieme a un amico collega alla radio tornando a Napoli in auto da Benevento, dove ho coperto (come si dice in gergo giornalistico per darsi un tono) la partita degli Stregoni con la Roma. A causa dei vari passaggi in galleria (le trasmissioni digitali al Tratto Appenninico gli fanno un baffo), complice anche lo scarso entusiasmo del commentatore (era Radiouno) non abbiamo praticamente capito niente di quello che Mertens aveva combinato.

Poi a casa, finalmente sprofondato nel divano, ponendomi nei confronti del sonno come il Brasile con la Germania nella semifinale dei Mondiali 2014, ho vissuto oniricamente i numerosi passaggi tv del Goal. Ieri mattina in metro verso lo studio la scaletta casuale del telefono mi ha sparato nelle orecchie Psiché Rock di Pierre Henry e tutto è diventato chiaro.

Il giro di accordi è rock, caldo, ripetuto, rassicurante, anche se preceduto da qualche pernacchia irridente che già ci mette sull’avviso che non è tutto regolare, non tutto è come sembra. Poi iniziano le mazzate, lo scampanio che sembra prodotto da martellate sui tubi Innocenti e invece sono campane, e le piallate elettroniche.

Le sciabolate che arrivano all’improvviso

Ed ecco il giropalla regolare e monotono, quasi sonnacchioso, che all’improvviso diventa veloce e minaccioso, ecco le sciabolate che arrivano all’improvviso, le accelerazioni e i cambi di direzione dove sembra che le scarpette sull’erba stridano come le gomme sull’asfalto o meglio, come il ferro sotto la fresa. Il tutto mentre il ritmo prosegue apparentemente imperturbabile e invece c’è un martellare continuo, che a un certo punto sfianca l’avversario e lo colpisce una, due, tre volte, quando ormai non sa più se sa o può difendersi.

Ecco, Il Napoli è come Pisché Rock di Pierre Henry, mentre ti lasci andare a un giro facile le sciabolate elettroniche iniziano a bombardarti, la sicurezza che ti trasmette il caro vecchio rock viene incrinata in modo inquetante dalle note stridule e roche delle campionature che, su un accordo caldo e docile, ti inseguono come un maniaco con la sega elettrica da filmazzo anni ’80.
Ed ha anche qualcosa dell’anarchia allegra del cartone Futurama, stesso autore dei Simpson, di cui Psiché Rock è stato sigla iniziale.
Ascoltare per credere

Chi era e cosa ha fatto Pierre Henry (è morto quest’anno).

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