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La silenziosa sofferenza delle donne tifose del Napoli, al contrario dei maschietti

Mentre il Napoli arrancava, i tifosi sbraitavano. Loro, le donne, no. Coloro che frequentano lo stadio non sono gli infelici soprammobili dei Gran Premi di trotto

La silenziosa sofferenza delle donne tifose del Napoli, al contrario dei maschietti

Perché perché la domenica mi lasci sempre sola

Cresceva lo stupore per una squadra irriconoscibile mentre loro, mute guardavano la partita con apprensione. Gli uomini invece, si erano trasformati in quelle “bestie” che pensavamo aver cancellato per sempre, sublimate dalla bellezza e dal divertimento che gli undici in campo ci hanno sempre riservato.

Mentre eravamo in balia degli 11 di Gasperini, un ritornello mi ronzava nel cervello. Quella canzone che da piccoli, inizi anni ’60 dovevamo sorbirci in televisione: «Perché, perché la domenica mi lasci sempre sola, mentre vai a vedere la partita di pallone…”».
Eh sì, canticchiavo Rita Pavone è accanto a me, sugli spalti della Posillipo come di Nisida o delle curve, loro, le donne del Napoli mute erano.

Sarà che la sofferenza le donne sanno sopportarla, sarà che sono meno impulsive di noi maschi, ma colpiva quel silenzio dignitoso delle donne del San Paolo.

Sanno cosa guardano

Belle le donne di Napoli. Mogli, figlie, fidanzate, madri. È vero, ormai anche nelle altre città le vedi riprese – preferibilmente se sono delle “Barbie” – dalle telecamere in una pausa della partita o tra il primo e secondo tempo. Ma quelle di Napoli sono diverse. Sanno che cosa guardano.

Non sono venute Al San Paolo come andavano un a volta a un Gran Premio di trotto o di galoppo, o alla Formula Uno. Quelle donne là mi hanno sempre dato l’idea di infelici soprammobili. No, qui al San Paolo sono loro il segreto che unisce la squadra alla città.

È vero, a meno di colpi di scena, ieri Pepe Reina ha salutato il suo pubblico, che lo ha amato e rispettato. Che lo vorrebbe ancora al suo posto. Napoli teme che si ripeta la storia dell’anno scorso con Higuain, e non è in grado di sopportare un’altra tragedia. Loro, le donne più belle del mondo non si sono scomposte. Come dire, “Morto un Pepe se ne trova un altro”.

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