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Anche Mbappé (forse) al Psg, per Condò si tratta di «sfida aperta alla Uefa»

Come procede la trattativa triangolare tra Mbappé, Psg e Monaco; quali possono essere i risvolti dopo il caso-Neymar, secondo Paolo Condò.

Anche Mbappé (forse) al Psg, per Condò si tratta di «sfida aperta alla Uefa»

Gli articoli della Gazzetta

Bel lavoro di racconto e commento, quello di stamattina firmato Gazzetta dello Sport. In due pezzi, la rosea spiega lo stato dell’arte della cessione di Mbappé al Psg e soprattutto scrive un commento dalle idee chiare e che offre ottimi spunti di discussione (firmato Paolo Condò). Intanto, ecco come va la trattativa. Mbappé avrebbe già annunciato alla sua attuale dirigenza la volontà di unirsi al Psg. In cambio, 180 milioni per il cartellino e un ingaggio da 18 milioni lordi l’anno. Cifre tremende, che però potrebbero anche avere la “sembianza” di una speculazione per scucire un rinnovo al club monegasco.

La situazione, in questo senso, è ambigua pure sentendo le dichiarazioni dei due tecnici. Da una parte c’è Emery che spiega come «Mbappé sia ancora un calciatore del Monaco»; dall’altra c’è Jardim, che dichiara: «Non parlo di mercato con Mbappé e comunque sono questioni private. Tra un paio di settimane tutto tornerà alla normalità». Come se alla fine Mbappé possa davvero rimanere nel Principato. A queste cifre, il Psg resta un’occasione unica, perché le altre pretendenti (Real Madrid e Manchester City) non sembrano voler/poter raggiungere offerte del genere.

Condò

L’analisi di Paolo Condò parte invece dal concetto riferito al costo dei due acquisti. L’editorialista della Gazzetta e di Sky scrive: «Se anche questa la trattativa per Mbappé andasse in porto, il club parigino realizzerebbe nella stessa sessione di mercato i due acquisti più onerosi nella storia del calcio. E, nei fatti, sfiderebbe apertamente l’Uefa. Le spiegazioni sulla copertura finanziaria di Mbappé sono le stesse usate per Neymar: impennata dei ricavi fra magliette, marketing e pubblicità da una parte, cessione di giocatori di valore dall’altra. Sempre gli stessi: Angel Di Maria, Hatem Ben Arfa, Javier Pastore, Lucas Moura, Serge Aurier fino a sgravare il monte ingaggi di una cifra compatibile con i mostruosi introiti dei nuovi arrivati».

Di conseguenza, si tratterebbe di un “attacco” all’idea stessa del Fair Play finanziario: «Il Psg vuole semplicemente mano libera, creando all’Uefa in particolare e a tutto il calcio in generale un problema politico: quello di adeguare i regolamenti a un mondo cambiato, nel quale uno Stato sovrano ricchissimo come il Qatar può essere proprietario di un club. Inutile cercare improbabili tecnicismi, è di questo che si parla. Abbiamo già sottolineato altre volte come il Fair Play finanziario, invocato per la prima volta nel 2009 dopo una smodata campagna acquisti del Real Madrid (fu l’estate di Ronaldo, Kakà, Karim Benzema, Xabi Alonso, Raul Albiol e Alvaro Arbeloa), abbia avuto come effetto ultimo quello di perpetuare, se non addirittura accentuare, il potere dei grandissimi club. La sua finalità originaria era quella di combattere i mordi e fuggi che lasciano le società sul lastrico». Come esempi, Condò cita il Malaga e l’Anzhi.

E poi conclude così, con l’ultimo (intelligente) spunto: «In una settimana l’offensiva del Psg ha spostato il discorso avanti di anni. Fino alla terra molto americana del salary cap e delle tasse di lusso: temi dei quali parlare subito, non nell’autunno del 2018». Se il FPF ha fallito, è necessario trovare un’alternativa.

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