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Lago sul fair play finanziario: «Neymar? Sostenibile. Il Milan ha quattro anni per pareggiare il bilancio»

L’economista Umberto Lago, uno dei fondatori del fair play finanziario, sul futuro: «Studiamo il Salary Cap e una tassa di lusso contro l’oligopolio».

Lago sul fair play finanziario: «Neymar? Sostenibile. Il Milan ha quattro anni per pareggiare il bilancio»

L’articolo su Repubblica

Oggi è un giorno buono per capire il fair play finanziario. Per individuare i suoi obiettivi, i campi di intervento, le caratteristiche. Il funzionamento in senso assoluto. Ne parla, in una lunga intervista, l’economista Umberto Lago. Che non è solo un semplice studioso o uomo accademico (professore all’università di Bologna), ma è anche uno dei fondatori dell’istituzione attraverso cui la Uefa ha provato a rendere più sostenibile il calcio europeo.

Il suo è un intervento esplicativo, perché tocca tutti i punti più oscuri (per i tifosi, ma anche per gli analisti) delle regolamentazioni Uefa. E quindi, in qualche modo, spiega le posizioni dei club con le strategie finanziarie più complesse. Il Milan e il Psg, soprattutto.

Cominciamo proprio dall’affare Neymar: «I 220 milioni hanno ucciso il Fpf? La sostenibilità è oltre le previsioni. La perdita aggregata dei club, nel 2010, era di 1,6 miliardi di euro e nel 2015-16 di 300 milioni. Scherzando, ci dicevamo che senza la serie A il bilancio sarebbe in pari. In Italia ci sono ancora pochi stadi di proprietà. Forse ci vorrebbe un Mondiale. Su Neymar la Uefa valuta l’impatto. Supponiamo un’uscita di 230 milioni e l’entrata di un asset da 230 milioni, che grava sul bilancio per 110 milioni a stagione tra clausola e stipendio. Non è di per sé un male, se il club genera 110 milioni di nuovi ricavi. Il Psg arriva da due bilanci in utile: la procedura d’infrazione scatterà solo se, conteggiati gli utili precedenti, il deficit supererà i 30 milioni».

Le italiane

Si lavora quindi sul post, a cose fatte. Anche per questo gli investimenti dei parigini per il brasiliano e (forse) per Mbappé non sono “illegali”. Anche perché la procedura di pagamento è stata portata avanti dallo stesso club: «Se la clausola fosse stata pagata dal giocatore, l’Uefa qualche domanda la farebbe. Il dubbio non rimarrà a lungo. Io penso che il costo sia stato sostenuto dal club».

Altri club hanno patteggiato: Roma, Inter, Milan tra le altre. Lago spiega: ««Mi limito a dire che i club, col settlement durante il cambio di proprietà, hanno lavorato bene. Dovrebbero esserne soddisfatti: percorso virtuoso. Per quanto riguarda i rossoneri, nessuna bocciatura. Per il ritardo nel closing con la nuova proprietà i tempi di analisi dell’Uefa erano stretti. Il dossier verrà ripresentato dopo la pausa estiva e il mercato, in un periodo più adeguato per l’istruttoria. Il Milan dovrà dimostrare la continuità del business plan per 4 stagioni. La prima è libera e la campagna acquisti è senza restrizioni».

Le eventuali sanzioni e le indagini sulla proprietà cinese: « Per evitare sanzioni finanziarie o sportive, il Milan deve portare il bilancio in equilibrio in 4 anni, incrementando i ricavi. Nel piano potrebbero essere inseriti obiettivi: se incrementi gli stipendi più di un tot, scatta la sanzione. Ma le spese per la Champions rientrano nella logica di chi investe. Per quanto riguarda la trasparenza, l’Uefa ha facoltà di richiedere chi sia l’ultimate owner, il beneficiario finale. Credo che tutto sia già stato chiarito dalla Figc».

Il nuovo tema

Per Lago, l’obiettivo della Uefa è limitare l’oligopolio di alcuni club, quelli più ricchi: «In economia, quando un settore aggiunge la maturità, ci sono fusioni e concentrazioni, restano pochi concorrenti. Nel calcio i club minori vengono emarginati e perdono tifosi. Uefa e Fifa devono regolare il fenomeno. Nello sport, se ammazzo la concorrenza, a lungo termine mi faccio un danno. Il discorso sulla Superlega? Con 16 squadre su 32 alle 4 maggiori leghe, questa Champions è già una grossa concessione. È di fatto già una Superlega. La dominanza eccessiva. Per superarla, si parla di tasse sui trasferimenti e rose limitate. Su un’operazione da 230 milioni, verso il 10-15% alla Uefa, che li ridistribuisce agli altri club». Una tassa di lusso, come quella del modello Nba.

L’altra idea mutuata dal modello statunitense, il Salary Cap: «Il Salary cap va studiato. I campionati sono diversi per ingaggi, si rischia di avvantaggiare i più ricchi. Il FFP era inderogabile: fallimenti e amministrazioni controllate rischiavano di alterare campionati e diritti tv, vedi caso Parma. Si immagina un club fallito durante la Champions?».

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