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Le avversarie di Champions: lo Shakhtar, una grandezza dimenticata

L’epopea di Lucescu e dei wonderkid brasiliani si è esaurita dopo la crisi politica, il club non si rinforza ma resiste a buoni livelli grazie al talento dei suoi uomini offensivi.

Le avversarie di Champions: lo Shakhtar, una grandezza dimenticata

Campioni d’Ucraina

Per il secondo anno consecutivo di Champions, il Napoli esordirà in casa dei campioni d’Ucraina. Nell’alternanza che caratterizza il massimo campionato ex sovietico fin dal 1992 (due soli club vinciori), quest’anno è toccato allo Shakhtar Donetsk. L’anno scorso, ricorderete, la prima partita fu giocata contro la Dinamo Kiev. C’è una differenza, però, tra questo Shakhtar e quello che nel 2011, per esempio, eliminò la Roma negli ottavi di finale. Allora la squadra aveva un progetto organico, multietnico, cresceva in una città che cresceva a sua volta, rivoltava la rosa ogni anno con l’inserimento di giovani (soprattutto brasiliani) da rivendere al miglior offerente. Intanto, furono costruite la splendida Donbas Arena e una promessa di grandezza vera, tecnica ed economica.

Ecco, tutto quello ora non c’è più. È rimasto Darijo Srna, è rimasto qualche talento brasiliano che non è riuscito ancora a imporsi. E poco altro. Anche l’allenatore è cambiato: Mircea Lucescu oggi allena la Turchia, sulla panchina degli ucraini ora siede Paulo Fonseca, 44 anni, ex di Porto e Sporting Braga. Dopo il secondo posto del 2016, per lui, ecco il Triplete domestico: campionato, Coppa d’Ucraina e Supercoppa.

Gioco e giocatori

Taison, Bernard e Marlon. I tre calciatori più costosi dello Shakhtar, secondo Transfermarkt, sono i tre brasiliani reduci dagli anni di Lucescu. I primi due, soprattutto, dovevano essere i successori dei vari Douglas Costa, Luiz Adriano, Fernandinho, Alex Teixeira. Invece sono rimasti impelagati nei problemi di un club in esilio, che dal Donbas è stato costretto a spostarsi nel maggio del 2014, all’inizio della crisi ucraina. Per tre anni sono stati ospitati a Leopoli. Oggi giocano a Charkiv, nello stadio del Metalist, esattamente a 300 km da Donetsk.

I problemi politici hanno frenato lo sviluppo della squadra, Paulo Fonseca ha ereditato la panchina di Lucescu e la politica di sell-to-buy del club nel 2016, a pochi mesi dall’ultimo vero exploit europeo. Lo Shahkhtar, infatti, disputò la semifinale di Europa League nella stagione in cui il Napoli fu eliminato dal Villarreal. Giustizieri degli ucraini furono gli spagnoli del Siviglia, vincitori del torneo nella finale contro il Liverpool.

Da allora, il club ha ridimensionato il suo mercato: acquisti e cessioni a zero euro, rinnovamento della squadra inesistente, riciclo dei giovani e tentativo di valorizzazione dei brasilisni rimasti in organico (quelli di cui abbiamo scritto sopra). Dal punto di vista tattico, questo Shakhtar si esprime come una squadra spiccatamente offensiva, con modulo difensivo a quattro e con l’idea fondamentale di attivare gli uomini di talento in attacco. Il gioco si sviluppa sugli esterni, dove agiscono il capitano Srna, il brasiliano Marlon (a destra), Ismaily e Bernard (a sinistra). L’unica punta è Facundo Fereyra, ex wonderkid mai esploso definitivamente – transitato senza successo anche da Newcastle. Alle sue spalle, in una sorta di 4-2-3-1 liquido, agiscono Taison, Kovalenko o Alan Patrick, in alternativa. Il doble pivote difensivo è formato da Fred e Stepanenko.

Marzo 2017, tutti i gol realizzati dallo Shakhtar (e il dominio assoluto sul campionato ucraino)

Fatalmente, la rosa perde di hype e di qualità scendendo verso la difesa. Gli otto brasiliani a disposizione di Paulo Fonseca sono giocatori offensivi, più i due terzini sinistri (il già citato Ismaily e l’alternativa Marcio Azevedo), mentre in difesa il tecnico portoghese si affida soprattutto a uomini di comprovata esperienza, gli ucraini Pyatov, Kritsov e Rakitsky. Il tentativo di Fonseca è similare a quello di tutte le squadre costruite attraverso un’idea di mix tra fantasia offensiva ed equilibrio difensivo, e nel campionato ucraino funziona a meraviglia (24 gol subiti in 32 partite di campionato nella scorsa stagione, a fronte di 66 reti realizzate).

Qualità

In Europa, la situazione cambia. Il continuo impoverimento dell’organico, o per meglio dire l’assenza totale di nuovi investimenti ha portato lo Shakhtar a retrocedere nella scala della considerazione internazionale. Nella scorsa stagione, il club ucraino è stato eliminato nel preliminare di Champions – percorso piazzate – addirittura dallo Young Boys, mentre l’avventura in Europa League è finita ai sedicesimi contro il Celta Vigo. Contro avversari di basso livello (il Gent, il Braga e il Konyaspor) il gironcino 2016/2017 è stato un percorso netto, sei vittorie su sei, ma il punto è proprio questo. Lo Shakhtar di oggi è una squadra che sembra soffrire i contesti in cui la qualità si alza. In un girone con Napoli, Manchester City e Feyenoord, gli ucraini sono subito stati indicati come possibile quarta forza. Nonostante i criteri del sorteggio li vedano partire dalla prima fascia.

Il Napoli affronterà una trasferta complicata, ma ha un’opportunità importante. L’esordio in Ucraina contro una squadra di questo genere potrebbe subito lanciare la squadra di Sarri verso la qualificazione. Soprattutto alla luce del successivo incontro interno col Feyenoord, la possibilità di affrontare subito – e in trasferta – un avversario di questo genere, che gioca e fa giocare, può essere davvero positiva. Certo, sarà necessaria l’attenzione difensiva. Perché il talento dello Shakhtar è in avanti, si esprime soprattutto laddove i calciatori più forti nel controllo del pallone possono affrontare frontalmente la difesa.

Per caratteristiche e valore assoluto, ci viene da paragonare questa squadra al Nizza. Solo che c’è una maggiore esperienza a livello europeo. In condizioni normali, il Napoli può aspirare alla doppia vittoria senza troppe paranoie. Ma la Champions, si sa, non è mai scontata.

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