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Adani: «Il Napoli gioca un calcio bello, anche se arriva terzo. Sarri è un maestro come Bielsa e Guardiola»

Repubblica intervista il commentatore Sky: «Wenger non è certo da cacciare perché non vince la Premier, ma in Italia abbiamo trattato da incapaci Garcia e Benitez»

Adani: «Il Napoli gioca un calcio bello, anche se arriva terzo. Sarri è un maestro come Bielsa e Guardiola»

“L’estetica non è una colpa”

Bella intervista su Repubblica (a firma Angelo Carotenuto) a Daniele Adani ex calciatore e da anni commentatore di Sky. C’è un passaggio che riguarda l’estetica del calcio e quindi il Napoli, ed è un passaggio legato anche all’idea di calcio che si ha e che si comunica in Italia.

“L’estetica non è una colpa, non è sinonimo di inefficacia. Cosa c’è di male nel dire che il Napoli gioca un calcio tra i più belli d’Europa anche se arriva terzo? Non sarebbe più forte se fosse più brutto, non sarebbe più efficace senza essere così bello. Sarri è per me un maestro all’altezza di Bielsa e Guardiola. Insegnano valori, ti mostrano le pieghe del calcio. Non saprei immaginare nemmeno nell’anticamera del cervello che Wenger è da cacciare perché non vince la Premier.

Adani

“L’Italia è il Paese che ha trattato come incapaci Garcia e Benitez”

“Ma noi siamo il Paese che ha fatto andar via Garcia e Benítez, trattandoli da incapaci. I migliori calciatori nascono in Sudamerica eppure pensiamo che debbano adattarsi a noi. L’errore più grande è aver trasformato il racconto del calcio nel mestiere della negatività, nel racconto degli errori dopo un 5-4. È l’emozione che deve guidarci. E quella puoi trovarla nel calcio del Napoli, in un gol di Messi, ma pure in un recupero di Mandzukic e nell’abbraccio tra due allenatori a fine partita».

Il calcio commentato in tv

Del mondo delle telecronache e dei salotti tv, dice: “Non mi devo difendere dalla noia, ma dal pressapochismo. È questa l’insidia per chi fa il nostro lavoro. Posso dire nostro, vero? Il calcio è da seri, non da seriosi. Se sei coscienzioso, alla soglia della noia non arrivi. Viene prima il rispetto per le persone di cui parlo e a cui parlo (…). Chi è pagato per comunicare, non può esimersi dallo studio. Lo devi all’abbonato e a chi compra il giornale”.

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