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“Vince Napoli con la sua normalità” – Rassegna stampa sul flop di Maradona in piazza

Il racconto sui quotidiani della serata al Plebiscito, con la piazza semivuota e una città che è decisamente diversa da come viene raccontata

“Vince Napoli con la sua normalità” – Rassegna stampa sul flop di Maradona in piazza

Alla fine i giornali si allineano ai diecimila in piazza Plebiscito per Maradona. Un flop. Ecco una rassegna stampa per la giornata di ieri, una giornata che era stata presentata come una festa di popolo e si è trasformata in una scaramuccia politica ed è terminata con un rito stanco. 

De Magistris ha deciso che in piazza non ci vuole andare. E adesso chiede che Diego lo raggiunga in Comune. Teme i fischi della folla (che è molto meno folla del previsto). Teme di essere coinvolto nelle polemiche di questa notte agrodolce, che ha lasciato indifferente quasi metà Napoli e ha fatto infuriare l’altra metà, esaltandone solo una piccola parte. (Andrea Malaguti, La Stampa)

Trentatré anni dopo. E si vedono tutti. È un’altra Napoli ed è un altro Maradona. La cittadinanza onoraria per il campione dei due scudetti non è stato un plebiscito. La piazza delle grandi feste, delle adunate spettacolari e politiche, è rimasta largamente vuota, come una testa devastata dall’alopecia. L’unica area più piena era quella centrale. Davanti alla Prefettura e a Palazzo Salerno regnava l’agorafobia. Diecimila persone, il conto finale. Altro che i trentamila posti in piedi previsti. L’«Effetto Maradona» non è stato clamoroso. Non ha scassato. Lo ha ammesso lo stesso Diego quando è salito sul palco: «Siamo così per quello che è successo a Torino. Se non fosse accaduto quello che è successo, tutta la piazza stasera sarebbe stata piena». (Pietro Treccagnoli, Il Mattino)

Al netto di tutto questo ambaradan, la sensazione è che vince Napoli, la normalità con la quale la città ha salutato un amico un po’ bizzoso – ieri più del solito – cancellando in un sol colpo una buona parte della marea di cliché con la quale spesso viene raccontata. I creatori di storytelling da oggi dovranno cambiare un po’ la loro strategia di comunicazione. (Luigi Roano, Il Mattino)

El Pibe si sveglia dal suo sonno pomeridiano all’Hotel Vesuvio, sul lungomare, e fa dire al suo procuratore: “Non vado al Comune, voglio la cittadinanza in piazza, in mezzo al popolo”. Lezioni di populismo al sudismo trasversale del sindaco. Tra giornalisti e addetti ai lavori si scatena l’ansia. Al contrario, la città sem- bra distratta e più matura della classica oleografia della napoletanità. (Fabrizio d’Esposito, il Fatto quotidiano)

In controtendenza il mezzo flop (di pubblico) di ieri sera, da cui il Calcio Napoli ha avuto la prontezza di tenersi alla larga. Pure Aurelio De Laurentiis ha infatti disertato la piazza. «Festa fittizia, lontana dal San Paolo ha poco senso». Maradona non si strumentalizza. Ma anche il presidente sa che la storia non si può cancellare: tutt’al più si dovrà riscrivere. (Marco Azzi, la Repubblica)

Il passato che Maradona incarna come un santino geniale e ribelle rischia di sbiadire, di allontanarsi risalendo anno dopo anno i gradini dell’Olimpo dove risiedono le Divinità che non sempre sapranno corrispondere alle esigenze e ai sogni dei comuni mortali. (Pietro Treccagnoli, Il Mattino)

Piazza del Plebiscito si riempie con fatica. Sono attese trentamila persone, forse ce ne sono un terzo. Il bambino prodigio di Villa Fiorito, non incanta più come trent’anni fa. Arrivò nell’84, rimase sette anni, lasciò in dono due scudetti, una Coppa Uefa e un senso identitario mai conosciuto prima. Ma oggi? Oggi porta polemiche ed esempi sballati senza più gol. (Andrea Malaguti, La Stampa)

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