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Una domenica al Napoli Club Bologna, sembrava una vecchia Festa dell’Unità

Un pezzo della diaspora di Napoli. Famiglie, giovani coppie, accomunati dal tifo per il Napoli e tenuti assieme dal club di Maurizio Criscitelli molto attivo sul fronte della legalità

Una domenica al Napoli Club Bologna, sembrava una vecchia Festa dell’Unità

Il John Belushi di Pozzuoli

Ma sì, figurarsi se si può rifiutare l’invito del presidente. Borgo Panigale, Bologna, casa del Cacciatore, pranzo sociale del club e tesseramento. Agli ordini e sull’attenti. Il dovere chiama. Sono uno dei fortunati iscritti al club più pazzo, simpatico, degli splendidamente in forma (le panze), degli ammuinatori che conosco. Il Napoli Club Bologna (Ncb). Sarà la crisi di astinenza del rito della partita, della chiamata al presidente Maurizio Criscitelli (soprannominato da me il John Belushi di Pozzuoli) per comprare il biglietto. Sarà che Dimaro si avvicina ed eccomi sul treno per Bologna.

Il presidente viene a prendermi alla stazione. Periferia di Bologna, tra svincoli, statali, raccordi e tangenziali, una chiacchiera e la macchina svolta entrando in un cancello. Siamo a Bologna ma potremmo essere in qualsiasi altro posto. Una villa con del verde. Uno spiazzale con un tendone bianco stretto e lungo, lo spazio per una doppia tavolata. E poi l’angolo della brace. Sono le undici del mattino e iniziano a scorrere fiumi di birra e un piatto di salumi piccanti e normali la fine del mondo.

Un pezzo della diaspora

Il Ncb è un club per chi si vuole divertire. Divertente e nello stesso tempo innamorato del Napoli. È un pezzo della diaspora della nostra città. Sono emigranti a metà. Scommetto che con la scusa della partita, sia essa la trasferta al San Paolo o nelle diverse città, quasi tutti mantengono un rapporto di frequentazione con Napoli. Mi piazzo all’estremità di una tavolata a guardare e a non fare niente. Sono loro, i miei compagni di club ad avvicinarsi. Ah, compro immediatamente tre t-shirt per me, per Pietro e Anna, i miei due figli, azzurre e con il logo del club. Sottoscrizione militante.

Le iniziative per la legalità

Dicevo che il club è un pezzo di Napoli bella in trasferta. Ci sono operai, impiegati, commercianti. E poi una potente lobby, scherzo, di napoletani della diaspora romana o semplicemente dei napoletani che condividono idealità e valori del club, cioè giornalisti, avvocati, magistrati, etc. Perché? Sarà che ci piace che il Ncb organizzi cene sociali di sottoscrizione per le mense popolari, faccia a Bologna manifestazioni con il pacco alla camorra. Dialoghi intelligentemente con le istituzioni, con il Viminale e i prefetti e questori delle città che vorrebbero chiudere le curve ospiti e che poi, invece, convinti dal nostro presidente, le aprono.

Il menù

Il menù prevede penne all’arrabbiata, per incentivare, come se ve ne fosse bisogno, la bevuta di birra. E poi brace di salsicce, würstel e carne. Sembra di stare a una vecchia festa dell’Unità. Con i compagni e le compagne in cucina, a vendere i tagliandi per il pranzo o per le bibite. Lo stand delle magliette, delle felpe, e poi il presidente che rilascia le tessere.

Antignano

Si avvicina una bella chioma bianca. Sa che sono Guido e che sono vomerese. Vuole farsi una foto con me da mettere su una pagina Facebook di vomeresi. E mi racconta un aneddoto che non conoscevo: «Sai perché Antignano si chiama Antignano?». Cado dalle nuvole. «Anti Agnano. Prima di Agnano. Antignano era la porta d’ingresso dove si pagava il dazio per entrare in città». Chioma bianca racconta di essere un ex operaio della Ex Merrell del Vomero Alto, via Bernardo Cavallino. Che fu chiusa e lui finì a lavorare al Loreto Crispi. Che è andato in pensione e che siccome i suoi tre figli si sono trasferiti a Bologna lui e la moglie li hanno voluto seguire. «Sai a Napoli le cose non sono cambiate. Il lavoro è sempre sottopagato e al nero».

La colonna sonora

Famiglie, giovani coppie con bebè riempiono lo spazio. Alle due, finalmente i piatti in tavola. E all’improvviso quel clima caciarone sparisce. Silenzio. Si mangia. Vi lascio alla immaginazione, per decenza. C’è l’angolo discoteca. Due casse e YouTube. Nino D’Angelo con i Ragazzi della Curva B. Gettonatissimi sono Pino Daniele, Pietra Montecorvino, Renzo Arbore e la sua Orchestra. La città di Pulcinella, Napul’è. Siamo a un clima cameratesco. Si intona «Perché perché la domenica mi lasci sempre sola» della sempreverde Rita Pavone. «….Perché il Napoli lo amo più di te». Parte «Maradona è meglio ‘e Pelè» (ignoro chi sia l’autore e l’esecutore del brano) mentre i compagni di abbuffata lo ballano a mo’ di tarantella.

Si va avanti per un paio d’ore fino a quando il presidente non prende il microfono: «Vi ringrazio Bla bla bla. Finalmente il tesseramento segna che le vacanze sono finite e che ci aspettano i primi impegni. Dimaro, i preliminari di Champions, la trasferta a Monaco di Baviera. E poi il campionato. Bla bla bla». Mentre parla qualcuno distribuisce senza farsi vedere una maschera che raffigura proprio il presidente Criscitelli. Pensavo di essere alla Festa dell’Unità e invece è stata una bellissima carnevalata. Peccato che mi aspettava il treno per rientrare a Roma. Loro, erano ancora in cucina a preparare una carbonara. Mancava solo il pepe.

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