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Meret, il portiere che ama la solitudine e gioca a scacchi coi difensori

Il posizionamento è la sua dote migliore, è cosciente di dover migliorare nel gioco con i piedi. Le qualità e la storia di un wonderkid riconosciuto.

Meret, il portiere che ama la solitudine e gioca a scacchi coi difensori

Portiere

«Ho sempre fatto il portiere, non ho mai provato nessun altro ruolo. Mi piace perché è quasi uno sport diverso: sei da solo, devi comandare tutti i tuoi compagni, hai molte responsabilità e ti mette al centro dell’attenzione, ti spinge a dare sempre il massimo perché sai che sei l’ultimo uomo, quello decisivo». Parla Alex Meret, in un’intervista al sito redbull.com. Sì, la Red Bull produce contenuti editoriali, ma non è questo il punto. Oppure sì, è proprio questo. Il calcio, oggi, è un prodotto trasversale e la storia di Meret è una storia di oggi. Una storia prima di mercato e poi di verifica sul campo.

Venti milioni per acquistare un portiere da zero – zero! – presenze in Serie A. Un investimento sulla fiducia, sulla qualità promessa di un vero wonderkid. E per wonderkid intendiamo uno quasi come Donnarumma, una promessa del calcio italiano e internazionale. E a chi sostiene che non c’è paragone tra Gigio e Alex, noi rispondiamo così: vero, avete ragione. Ma solo perché Donnarumma è stato lanciato titolare. Grandi parate, qualche errore (vedasi ieri), per Gigio. Tanta fiducia. Quella che l’Udinese seppe avere per Scuffet, qualche anno fa. Non per Meret, mandato a farsi le ossa secondo un percorso di formazione normale, lo stesso che avrebbe avuto Donnarumma senza un Mihajlovic o un Diego Lopez.

Comunque, torniamo al punto di partenza, che poi si collega al punto di arrivo. Meret vale 20 milioni perché è stato intervistato da Red Bull e viceversa. È stato convocato da Antonio Conte tra i 30 per Euro 2016. Poi, ovviamente, è stato scartato. Lui, non Donnarumma – che pure già giocava titolare. Ecco, questo è il calcio di oggi. Questo è Meret, portiere del 2017 e del domani. Che spingerebbe il Napoli a un livello ancora più avanzato di programmazione.

Come gioca

È sempre difficile fare uno scouting report di un portiere. Guardare i video o seguire le partite di un attaccante vuol dire individuare i punti forti del suo gioco, che possono essere molteplici. Per un portiere, c’è una sostanza diversa. Perché il primo compito è quello della parata, ci sono tanti modi di farla ma un solo modo perché questa riesca. A meno che non ti chiami Claudio Garella, ma quello è un discorso anni Ottanta. Molto anni Ottanta.

Guardare i video di Alex Meret e leggere quanto si scrive di lui è un’esperienza di comparazione. Sulla versione inglese di calciomercato.com, Richard Hall spiega che il posizionamento di Meret è simile a quello «di un giocatore di tennis, che dopo aver colpito la pallina fa subito in modo di preparare il proprio corpo al colpo successivo». È una questione di istintività, ma anche di lavoro sulla copertura della porta. Meret, si vede nel montaggio sopra, si muove spesso in avanti, anticipa il movimento per coprire la parte di porta più ampia a seconda dell’angolo di tiro. Dino Zoff, uno che su questo punto è un’istituzione, ha spiegato che Meret «un predestinato». E ha detto anche che di lui, nell’ambiente, si parla «da quando aveva nove anni». La storia dei 20 milioni, che ritorna e spiega se stessa.

Distribuzione

Piazzamento, prima di tutto. Poi, c’è anche il resto. Che – lo sappiamo benissimo a Napoli grazie a Reina – fa parte del pacchetto. Anzi, per Sarri è una parte importante del pacchetto. La sensazione è che Meret sopravviva a Sarri, non fosse altro che per l’età e per il senso di un acquisto del genere – qualora venisse confermato. Meret ha 20 anni, diventerebbe titolare nel Napoli per almeno 5-6 stagioni. O per sempre, sempre che non venga preso dal Manchester City o similari.

Al di là di questa digressione sul tempo, il “tutto il resto” di cui dicevamo riguarda la capacità di distribuzione e di governo dell’area secondo uno stile moderno. Lo scouting report di calciomercato.com spiega che Meret piazza i suoi difensori «come se fossero pezzi di scacchi». A redbull.com, invece, è lo stesso Meret a segnalare come «il gioco con i piedi sia uno dei punti in cui devo migliorare».

Qui si innesta il discorso sulla programmazione, sulla progettualità. Meret al Napoli è un’idea dilatata nel tempo, oltre Sarri e ci siamo, ma sempre e comunque legata a concetti di gioco nuovi, postmoderni. Per farla semplice: il suo eventuale acquisto servirà affinché cresca accanto a Reina un portiere in grado di sostituirlo. È la costruzione di un atleta che possa esserti utile, un giorno. È un modellamento tecnico, che su un ragazzo di vent’anni non è proprio un’idea da scartare.

Ecco perché, come già abbiamo scritto una volta, l’idea Meret (accanto a Reina) è probabilmente quella più giusta. Certo, Szczesny avrebbe portato una sicurezza diversa, ma non dovrebbe essere più possibile. E allora Meret, magari in uno scambio con Pavoletti come scritto da alcuni giornali. E come noi abbiamo sostenuto. Un portiere da strutturare, ma che parte già da un background importante. Che vale 20 milioni, va in Nazionale e si fa intervistare da un’azienda che produce energy drink. Così va il mondo, oggi.

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