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Il Guardian e gli stadi del futuro: «Una rivoluzione per i tifosi»

Il Guardian parte dal progetto del nuovo White Hart Lane e racconta gli stadi di domani, tra sedili vibranti con porte usb e proiezioni olografiche.

Il Guardian e gli stadi del futuro: «Una rivoluzione per i tifosi»

Colori, immagini, servizi

Basta guardare la foto per renderci conto di cosa parliamo. La foto in apertura è la stessa del Guardian, e ritrae un possibile stadio del futuro. Poi, in apertura dell’articolo, la realtà. Il nuovo stadio del Tottenham. Che, leggiamo, sarà costruito con annessi «il bar più grande del paese, sedili riscaldati con porte USB, un tunnel con pareti di vetro in modo da poter vedere i giocatori prima della partita e anche un “Sky Walk” che permette ai tifosi di camminare, letteralmente, sul tetto dell’arena».

Un progetto fantastico, un antipasto di quello che ci aspetta per il futuro degli stadi di calcio. Il titolo li presenta come una «rivoluzione», e per una volta il termine non pare esagerato. Anzi, forse è addirittura riduttivo. Cristopher Lee, uno degli architetti del New White Hart Lane, ha spiegato in maniera chiara il perché di un progetto tanto ambizioso: «Questo stadio dovrà fornire una ragione, alle persone, per lasciare i loro divani e le loro tv da 50 pollici televisori a schermo piatto». Attrattività contro attrazione.

Tecnologia

Un altro punto toccato dall’articolo riguarda la tecnologia. Parla sempre Lee: «Venti anni fa abbiamo messo schermi negli stadi, ma ora abbiamo tutti un supercomputer in tasca. Quindi, non ci sono opportunità per la stratificazione dell’esperienza visiva. Quindi, la prossima grande frontiera potrebbe essere la rappresentazione olografica, che permetterà ad un tifoso del Real Madrid a San Paolo del Brasile di guardare la partita allo stadio. O come se fossero allo stadio. Il calcio sta diventando una questione di esperienza collettiva».

Nell’articolo del Guardian, ci sono le foto del nuovo stadio dell’Atlanta Fc; il rendering del progetto del nuovo Stamford Bridge. Si parla di schermi di 360° a copertura degli impianti, di sedili vibranti, di droni al servizio dei tifosi. Ma anche di perfetta armonia con il contesto urbano, perché la tecnologia va di pari passo con l’estetica. Come spiega Jacques Herzog di Herzog & de Meuron, architetto e capo progettista di stadi come l’Allianz Arena o il Nido d’Uccello di Pechino: «Tutto sta diventando troppo artificiale. È come quando guardo mio figlio giocare a Fifa: se si dispone di prati artificiali e tetti per tenere fuori la pioggia e la neve, si perde l’autenticità fisica del momento. Il calcio e l’architettura hanno bisogno di mantenere un certo senso del reale. L’odore dell’erba, la vicinanza dei giocatori ai tifosi. La gente viene a guardare le partite e vuole che tutti i suoi sensi siano stimolati. Uno stadio come quello che abbiamo progettato per il contesto urbano elegante di Bordeaux non può essere spostato idealmente a Londra». High-tech, ma anche bellezza reale. Colori, immagini, servizi. Lo stadio del futuro. Solo all’estero, però. 

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