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Donnarumma e Raiola hanno dimostrato come si possano usare (male) i social

La cronologia di una giornata convulsa, sui profili social di Gigio Donnarumma. Scelte comunicative sbagliate, dietrologie e mancanza di strategia.

Donnarumma e Raiola hanno dimostrato come si possano usare (male) i social
Donnarumma

La ricostruzione della Gazzetta

Twitter, Instagram, poi di nuovo Instagram. Giornata convulsa sui profili social di Gigio Donnarumma. Giornata-esempio per tutti i tifosi che, collegati h24 con i loro idoli calcistici, credono che quello sia un modo per rimanere in contatto diretto con loro. In realtà è un modo per comunicare, quindi anche quello è studiato a tavolino. A volte bene. A volte male.

La Gazzetta, con dovizia di orari e particolari, ricostruisce le tappe della vicenda. Il primo tweet è quello pro-Raiola, della 16.08. “Donnarumma-Raiola, ieri, oggi, domani!!”. Attenti a quei due punti esclamativi. Il secondo post, su Instagram, arriva alle ore 21.55. Dice così: «Oggi con un mio tweet ho scatenato un vero putiferio, che non volevo generare, e di questo mi scuso. Desidero ribadire il mio amore assoluto per il Milan e i suoi tifosi. Ora ho in mente la Nazionale, con la quale spero di fare un regalo a tutti i tifosi. La mia promessa è che, non appena sarà finito l’Europeo, incontrerò la Società insieme alla mia famiglia e al mio agente per discutere il mio rinnovo». Perfetto, quello che i tifosi volevano leggere. Ma anche Raiola?

Terzo evento. Alle 22.29 Raiola scrive sul suo profilo Twitter: «DONNARAIOLA x HATERS 1-0 What’s next?». Facilissima interpretazione. Ma il post sul rinnovo con il Milan? Qui casca l’asino. Dopo le 23, il post su Instagram: «Hackeraggio sul mio account. Chiudo social». E il profilo scompare.

Dietrologie

Ognuno può pensare quello che vuole. Qualcuno ha sollevato la teoria del complotto, ricordate i due punti esclamativi di cui sopra? Bene, girano immagini sul web che raccontano come quei due segni di interpunzione facciano parte della grafia digitale, classica, di Pogba, Raiola, e ora anche di Donnarumma. Insomma, l’insinuazione è che dietro tutto ci sia un social media manager che fa capo al superagente. Probabile, non certo. È una dietrologia. Potrebbe anche essere tutto vero, ovvero che l’unico messaggio non pro Raiola (toh!) sia stato realmente scritto da un hacker.

Il problema è l’utilizzo dei social, quando è legato a vicende contrattuali e non è coordinato. Nel senso: una cosa è veicolare messaggi commerciali, inerenti alla propria immagine pubblicitaria, a quello che succede in campo e allora tutti possono vedere. Un’altra, invece, è affidare ai 150 caratteri di un tweet delle comunicazioni criptate, significative su altre vicende. Basti pensare al caso-Reina a Napoli, o al caso-Bonucci a Torino (l’intervallo della finale Champions). Si è trattato di iniziative personali? Quanto e come sono giusti certi utilizzi dei social?

La nostra idea è che tutto debba essere, se non ridotto al minimo, quantomeno pianificato. Anche con un procuratore, quella poi diventa una libera scelta. Perché i dietrofront alla Donnarumma sono abbastanza patetici, basta premere un tasto sulla tastiera per fare uno screen. E i casi alla Reina, invece, dimostrano mancanza di strategia, raccontano il sopravvento delle emozioni sulla ragione. Tutta roba che dà adito alle peggiori dietrologie. Ci avete pensato bene? Vi conviene? (cit).

 

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