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Il tiepido renzismo di De Laurentiis si è spento: dal sì al Referendum alla bocciatura di Lotti

Il presidente del Napoli ha sempre avuto un rapporto disinvolto con la politica: dall’endorsement per Lettieri alla speranza che Renzi sburocratizzasse l’Italia

Il tiepido renzismo di De Laurentiis si è spento: dal sì al Referendum alla bocciatura di Lotti
Renzi all'Olimpico la sera della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina

L’endorsement referendario

Definirlo ex renzista è troppo. Non è mai stato amore quello di Aurelio De Laurentiis per Matteo Renzi. C’è stato però lo spazio per un matrimonio di convenienza. L’avvento sulla scena politica nazionale dell’ex sindaco di Firenze venne salutato con favore dal presidente del Napoli che si spinse, alla vigilia del referendum, a sbandierare il suo sì. Sappiamo bene, poi, com’è andata finire. Con il fronte del Sì fermo al 40,9% e le conseguenti dimissioni di Renzi.

Qualche settimana prima, De Laurentiis a Radio Anch’io rilasciò le seguenti dichiarazioni: «Il 4 dicembre si può votare solo per Renzi, non perché io sia un supporter di Renzi, ma per dare continuità ad un paese dove la litigiosità ha creato in questi settant’anni ben poco. Se poi democrazia significa anarchia, Renzi è stato l’unico che si è preso la responsabilità di dire “faccio mi”. Capito? Si è autoeletto, ma ha fatto bene». E ancora: «Si potrebbe uscire da questa spirale di burocratizzazione se si avesse il coraggio di stravolgere la Costituzione in bene non in male».

La stoccata a Lotti

Qualche mese dopo, precisamente ieri, in commissione parlamentare antimafia Aurelio De Laurentiis ha bocciato l’operato del ministro dello Sport, quel Luca Lotti fedelissimo renziano che col governo Gentiloni è diventato ministro per lo Sport dopo essere stato sottosegretario alla presidenza del consiglio con Renzi. «Serviva fare tabula rasa, mi aspettavo cambiamenti radicali per quel che riguarda la legislazione degli stadi e invece non è successo niente».

De Laurentiis ha un rapporto disinvolto con la politica. Avrà le sue idee, non è difficile immaginarle, ma poi non sta proprio a spaccare il capello nemmeno quando si rende protagonista di endorsement. Come quando si espose in favore di Lettieri nel 2011 per poi fare rapidamente retromarcia quando sindaco di Napoli venne eletto Luigi de Magistris.

«Renzi un democristiano»

Le sue parole in favore dell’ex sindaco di Firenze Renzi sono state sempre improntate al pragmatismo. Ecco cosa disse nel 2014 alla vigilia del primo governo Renzi: «Ho grande stima di Renzi, perché è giovane e perché purtroppo in questo pese non si può che essere democristiani. Queste sono le sue radici e credo che lui interpreterà al meglio quello che gli italiani si aspettano da un uomo politico. Se non trova un intoppo nei prossimi tre mesi ce lo ritroviamo per i prossimi vent’anni». Evidentemente, Renzi è stato poco democristiano.

Proseguì il presidente del Napoli: «Non so se questo sarà un bene per l’Italia – ha aggiunto De Laurentiis – perché si dovrebbe cambiare tutto. Siamo un Paese troppo diviso tra nord, centro e sud ad esempio e questa è una ricchezza che nessuno ha saputo mettere a profitto. Conosco bene Renzi sin da quando ho girato il remake di “Amici miei” a Firenze e lui è stato molto cortese e collaborativo. Ho anche delle sale cinematografiche, a Firenze abbiamo pensato in passato a dei progetti per un percorso turistico o anche di girare un film pubblicitario per il turismo a Firenze».

Le prime avvisaglie

Due anni dopo, febbraio 2016, le parole fu di altro tenore: «Renzi, svegliati! Non chiediamo denaro, ma una sburocratizzazione per poter fare: smettiamola di cincischiare e di rallentare, che ci ha fatto perdere in questi anni posizioni importanti del mondo».
I due, Renzi e De Laurentiis, furono divisi anche in occasione della morte di Ciro Esposito. Quella sera, all’Olimpico, in occasione del finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, all’arrivo delle prime notizie l’allora presidente del consiglio Renzi (tifoso viola) lasciò la tribuna in fretta e furia per poi lanciarsi in un j’accuse sullo stato del calcio italiano. «È inutile – disse il presidente del Napoli – che Renzi ci chieda un contributo, ci diano invece duecento poliziotti specializzati nello stadio».
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