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Morte al calciomercato, che duri una sola notte

L’antico rito del baratto. La compravendita di un corpo che corre. Il Napoli, per fortuna, ha bisogno di qualche ritocco

Morte al calciomercato, che duri una sola notte

La compravendita

Il mercato. Il calcio mercato. Rito antico, quello del baratto. Della compravendita di un corpo che corre, che sa tirare, che sa elabora una strategia. Che si brucia in dieci anni tutte le energie che è in grado di consumare. Poi certo ci sono le eccezioni, ma anche Totti è uscito di scena troppo tardi. Negli ultimi campionati, non solo per le incomprensioni con Spalletti, entrava in campo, quando entrava, negli ultimi minuti della partita.

Penso a Christian Maggio, e lo ringrazio per la sua fedeltà alla squadra, la sua modestia, il suo essere stato sempre un punto di riferimento, un giocatore su cui squadra e società potevano fare affidamento.

Sono troppi sessanta giorni

Ma che brutta cosa che è il mercato. Fammi vedere i bicipiti? Corri, fai un dribbling, tira la punizione. È vero che tutto è una questione di soldi, che ogni ragazzo ha la giusta aspirazione di guadagnare e di giocare in squadre sempre più competitive. Ma di questo passo si è persa la dignità.

Il mercato fa il suo corso. Sessanta giorni e le squadre si rifaranno look e colonne portanti. Milano Estremo Oriente d’Italia annuncia spese pazze per tentare la risalita. Roma idem. E la Juve sembra giunta alla fine di un ciclo.

E il nostro Napoli quest’anno ha bisogno solo di aggiungere qualche tocco di classe. Tiriamo un sospiro di sollievo pensando alla tragedia dell’anno scorso che si è consumata con il ritiro di Dimaro in corso.

Quest’anno dovremmo essere meno sofferenti per le sorti progressive del mercato. Morte al calciomercato. Se si deve fare, che duri solo una notte.

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