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Allegri: «Ho tirato il collo agli attaccanti, davanti mancavano cambi»

Allegri parla a Repubblica (una delle tante interviste concesse oggi): «Nessun fastidio per i gufi, fanno parte del gioco».

L’intervista a Repubblica

L’abbiamo scritto ieri, si è puntualmente verificato. Allegri, oggi, è dappertutto. Una delle testimonianze migliori per capire l’importanza nella gestione della comunicazione, da parte della società, sta nello sfogliare, questa mattina, giornali e siti internet. Il sorriso sempre un po’ tirato dell’allenatore della Juventus si trova stampato o impaginato in codice ovunque. Probabilmente, il pezzo migliore – tra i tanti – è quello concesso a Repubblica, in un’intervista firmata da Emanuele Gamba. In cui c’è tanto da leggere, nelle e tra le righe.

Tipo per esempio la storia della Juventus grandissima sul mercato ma non completa, una piccola battaglia che il Napolista porta avanti da un anno. Domanda su Dybala, sulla sua prestazione in finale; risposta: «Era la sua prima finale, in Champions aveva avuto difficoltà anche l’anno precedente. E ha pagato le grandi aspettative su di lui. Magari la prossima sarà diversa. È anche vero che a quelli là davanti, in mancanza di cambi, ho dovuto tirare il collo».

Poi, come andava e andrebbe sempre (e giustamente) fatto, la rispolverata sulla memoria. Anche quella a breve termine: «Il lutto? Io l’ho elaborato, ma tra i tifosi c’è depressione. Andare in finale invece è una vittoria, un evento a cui la Juve aveva perso l’abitudine». Perfetto.

La prossima stagione

Allegri parla in maniera chiara della sua nuova annata in bianconero: «Possiamo ripetere questa stagione straordinaria. La sfida dev’essere migliorare il gioco e la padronanza di sé nelle gare importanti. E su questo dobbiamo lavorare. In ogni caso, in Champions dobbiamo fare più gol. Le squadre che più si avvicineranno a noi saranno il Napoli e l’Inter. Poi, Milan e Roma».

Infine, una chiosa sulla cattiveria e i gufi e l’importanza dello scudetto, ancora. Argomenti mainstream, da toccare e ritoccare per fare refresh. Un altro esempio di perfetta strategia comunicativa: «Qualcosa che mi ha infastidito? I gufi no, perché fanno parte del gioco e anzi stimolano. Piuttosto, quelli che pensano che sia normale vincere lo scudetto. E poi mi fa pensare la delusione che c’è stata. Invece c’è da essere orgogliosi di questa squadra. Stavolta siamo tornati con l’amaro in bocca e questo significa che reagiremo subito. Saremo ancora più cattivi, sarà una sfida con noi stessi». Cose già dette e quindi sentite mille volte. Ma ribadirle non fa male.

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