Sarri alla cerimonia di consegna del premio Bearzot: «Con i sostenitori del Napoli c’è feeling, il premio lo dedico a loro».
Le dichiarazioni al Premio Bearzot
Maurizio Sarri interviene alla cerimonia di consegna del Premio Bearzot, assegnatogli per la stagione in corso. Al salone d’onore del Coni, è presente anche Aurelio De Laurentiis. Le dichiarazioni del tecnico del Napoli:
«C’è feeling con la città, si tratta di una tifoseria che ci è sempre stata vicina ed è molto matura. Ho visto accettare serenamente delle sconfitto, un pubblico contento dopo alcuni pareggi sfortunati, ben giocati. Questo è sintomo di cultura, il premio lo dedico a loro dato che non sono riuscito a regalargli un trionfo che mi piacerebbe conseguire. L’ultima cosa che penso quando esco di casa è che sto andando al lavoro. I miei calciatori sono uomini fuori e bambini dentro, si divertono e mi fanno divertire. Non abbiamo vinto, però ci siamo divertiti molto».
«Del resto, chi dà tutto non è mai sconfitto. Ho fatto mancare molto alla mia famiglia, ho dedicato tantissimo al calcio. Le passioni folli, però, portano a fare certi sacrifici. Volevo ringraziare Tavecchio, ho allenato in Serie D e spesso l’ho trovata più difficile del massimo campionato».
Sul calcio italiano
«Ho visto aria nuova, diversa, in questo campionato. Squadre ultime in classifica, ben staccate, che hanno giocato fino all’ultimo. Certo, abbiamo qualche problema di gap economico rispetto ad altri campionati, c’è una differenza strutturale, ma penso che siamo ancora competitivi. Del resto, storicamente diamo il meglio nei momenti di difficoltà. Ci sono tanti giovani bravi, tatticamente siamo sempre all’avanguardia: se mettiamo insieme queste due cose, credo sia ancora meglio soprattutto per i tifosi».
«Lo scudetto? Il sogno deve rimanere sempre acceso, io mi emoziono più per una partita d’eccellenza che per quella al Bernabeu in senso assoluto. Chi vince la finale di Champions? Molto, quasi tutto, dipende dalla condizione con cui arrivano le squadre Migliorare questa squadra? Ne abbiamo parlato due ore col presidente, è difficile ed economicamente folle. Siamo un collettivo, speriamo nella crescita dei nostri giovani. Vincere a Napoli? Non so cosa vuol dire, purtroppo. Vedo un popolo innamorato della propria squadra, quindi mi viene da pensare che possa essere una cosa diversa. È difficile, comunque».
Le parole di De Laurentiis
Qualche breve dichiarazione anche per De Laurentiis: «Il Napoli porta bene, si tratta del secondo allenatore azzurro a ricevere questo premio (dopo Mazzarri, ndr). Li scelgo bene? Non sta a me dirlo. I punti che abbiamo fatto quest’anno dimostrano che il calcio italiano è in fase di miglioramento, anche grazie al gioco di Maurizio. La clausola nel suo contratto? Fino a quando andremo d’accordo, non ci saranno problemi. Aumento? A me non è stato chiesto. L’interesse di altri club? Mi ha fatto piacere, certo».
Sarri sul contratto e il futuro
Ai microfoni dei cronisti presenti, ecco le parole di Sarri sul futuro del Napoli e sul contratto che lo lega al club partenopeo: «Sento di appartenere a questo ciclo, ho la sensazione che questa squadra abbia ancora qualcosa da dire, da dare. E poi io voglio completare il mio lavoro qui. Abbiamo fatto risultati straordinari, davanti abbiamo trovato due squadre in grado di fare qualche punto più di noi. C’è qualche piccolo rammarico per il momento post-infortuni di Milik e Albiol, ma finire un punto dietro o un punto avanti può dipendere da un tiro che finisce sul palo. La Roma ha fatto una grande stagione, esattamente come noi. Il mio contratto? Ce l’ho per un altro anno più due».
Sarri su Milik, Mertens e Higuain
«Quando devi giocare così tanto in una stagione, la convivenza è facile. Mertens e Milik possono giocare da centrali ma Dries può fare anche l’esterno. Dunque possono giocare insieme. Nel finale di stagione, fortunatamente, non abbiamo avuto la necessità di farlo. Ci è capitato solo a Sassuolo, e Milik ci ha ripagati subito. Nel finale abbiamo fatto giocare Mertens perché ci avrebbe dato gusto se avesse vinto la classifica dei cannonieri. Higuain? Nel suo ruolo è un fuoriclasse, tra i 9 tipici è il più forte. Poi ci sono giocatori atipici che sono fuoriclasse. Mertens? Avevo fiducia in lui, ma pensare che potesse fare 33 reti era troppo ottimistico. Anche perché è diventato centravanti da ottobre in poi. Ero certo che potesse essere congeniale al nostro gioco ma in quel mese, dopo l’infortunio di Milik, c’è voluto del tempo perché ci adattassimo e si adattasse. Mertens spiega che un giocatore, quando è forte, è forte a prescindere da 7-8 metri di posizione in campo. Ha trovato l’umiltà di calarsi in un ruolo nuovo, facendolo con determinazione e raccogliendo frutti straordinari».