ilNapolista

Szczęsny è un’occasione: reattività, esperienza internazionale e bravura con i piedi

Il profilo del portiere polacco, accostato al Napoli: 81% di precisione nei passaggi, bravura nel coprire la porta. Ma anche una certa inecifrabilità.

Szczęsny è un’occasione: reattività, esperienza internazionale e bravura con i piedi

Figlio d’arte

Wojciech Szczęsny ha effettivamente un nome e un cognome difficilissimo. Da scrivere, da ricordare, da pronunciare. Da decifrare, in base a qualsiasi posizione/interpretazione lo si guardi. È un po’ il suo destino, anche da calciatore: essere indecifrabile. Un buonissimo portiere, certo, ma non si sa a quale distanza dai top del ruolo. Un buon professionista, ma non si sa a quale distanza dal bad boy. Anche ora, che tutti i media (dopo Gipo Mainardo Keynes, si intende) lo danno vicino al Napoli, facciamo una certa fatica a capire chi è Wojciech Szczęsny. Che tipo di portiere è, qual è la reale dimensione della sua forza, della carriera disegnata finora.

Volendo cominciare proprio dal principio, si potrebbe dire che Szczęsny è innanzitutto un figlio d’arte. Anche suo padre, il signor Maciej, è stato portiere di buon livello. Ha partecipato a due edizioni della Champions League, con Legia Varsavia e Widzew Łódź, a metà degli anni Novanta. Il piccolo Wojciech, nato a Varsavia nel 1990, fa parte di quel gruppo di calciatori acquistati in tenerissima età dai top club, quelli del talento straniero sviluppato in casa. Arriva all’Arsenal quando è ancora un teenager, nel 2006, e chiude nell’Academy dei Gunners il suo percorso di formazione. La destinazione è la maglia numero uno della squadra di Wenger, ma prima ci sono da affrontare gli stage fuori sede: una buona stagione in prestido al Brentford, ad esempio, in League One. Siamo al 2011, e Wojciech sembra pronto al grande lancio. Che in realtà non avverrà mai.

Portiere reattivo

O, almeno, non avverrà mai compiutamente, come si pensava all’inizio. Szczęsny diventa effettivamente titolare dell’Arsenal, ma l’Arsenal è già un’altra cosa, un club più simile a quello di oggi, deriso e in difficoltà. Nell’anno del’arrivo di Szczęsny a Londra, giusto per capire di cosa parliamo, Wenger aveva raggiunto la finale di Champions. Quando il polacco prende possesso della maglia da titolare, l’Arsenal è una squadra che subisce 49 gol in campionato. Gioca da titolare a singhiozzo, Wenger gli affianca prima Fabianski, poi Ospina. Insomma, non è che si fidi troppo.

All’arrivo di Cech, estate 2015, si consuma il divorzio. Il ceco è un concorrente troppo ingombrante per forza, palmarés, narrativa. Szczęsny sceglie l’Italia per proseguire, la Roma cerca un erede di De Sanctis e allora sceglie il polacco. La sua è una traiettoria tipica dei tempi moderni: un’esplosione sempre rimandata ad altissimi livelli, buone doti tecniche di base che però si perdono nel rendimento della squadra che dovrebbe lanciarti. E il tentativo di riscoprirsi all’estero, con un trasferimento in prestito.

Szczęsny, oggi, è un portiere innanzitutto reattivo. Grande velocità di riflessi, di movimenti, occupa bene lo specchio della porta. Del resto, parliamo di un vero e proprio gigante: 196 centimetri per una corporatura asciutta, il classico fisico da portiere. Nei videoskills che si trovano su Youtube, le due caratteristiche immediatamente percepite sono proprio queste: le lunghe leve, che permettono di coprire bene la zona dell’area piccola, anche in uscita alta; e la reattività, soprattutto nei movimenti a copertura dello spazio laterale.

Qualche esempio

Statistiche

Dal punto di vista puramente statistico, la sua stagione è essenzialmente positiva. La Roma di Spalletti è la settima squadra per tiri subiti a partita (12,2), mentre Szczęsny è l’ottavo portiere per numero di parate (82). Da questo punto di vista, i numeri sono equilibrati. Reina, in confronto, è molto meno impegnato: per il portiere azzurro, 59 interventi e una sola gara saltata. Solo Buffon fa meglio: 50 parate ma 3 partite in meno rispetto allo spagnolo ex Liverpool.

L’altra statistica importante riguarda la distribuzione. Ebbene, a sorpresa Szczęsny è il miglior portiere della Serie A nel trattamento del pallone con i piedi. Meglio anche di Reina, che rappresenta un po’ il riferimento assoluto quando si parla del ruolo di portiere interpretato in chiave moderna, anche come primo regista difensivo. Szczęsny ha una percentuale di accuratezza dell’81%, un punto percentuale in più rispetto a Pepe. Il numero di giocate utili con i piedi, quindi il parametro di riferimento per verificare la precisione, non è molto differente nonostante le distanze, nella concezione calcistica, tra Sarri e Spalletti: 818 passaggi riusciti per Szczęsny, 846 per Reina. Come dire: i numeri testimoniano che i due portieri hanno più o meno la stessa qualità nella costruzione del gioco.

Percezione e concorrenza

L’ultimo punto da analizzare riguardo l’eventuale acquisto di Szczęsny riguarda il suo impatto sull’organico e sull’eventuale convivenza con Reina. Molti tifosi, nei commenti ai nostri pezzi di mercato, hanno sottolineato come un portiere alla Szczęsny non garantisca un reale salto di qualità rispetto a Reina. È una considerazione condivisibile, ma che perde d’efficacia nel momento in cui i top del ruolo sono tutti quanti ben accasati e difficilmente acquistabili. Ne abbiamo parlato qui, proprio qualche giorno fa. Szczęsny rappresenta un’occasione: rimanere sullo stesso livello di Reina in quanto a doti e credibilità internazionale abbassando anche l’anagrafica. Insomma: non si tratta di una scommessa, Szczęsny non gioca (e non giocherà) all’Arsenal perché chiuso da un mostro sacro del ruolo. E da un rapporto con Wenger non proprio idilliaco (uno degli screzi, da qui la storia precedente del bad boy, nasce da una sigaretta malandrina negli spogliatoi), giusto per usare un eufemismo.

La formula del trasferimento è ancora da studiare, così come l’eventuale rapporto con Reina. Una convivenza di un anno, un’alternanza, la giubilazione immediata di Pepe. Ecco, questo sarebbe un punto da approfondire. Anzi, da preparare in maniera minuziosa prima della chiusura dell’affare. In modo da presentarsi preparati, tutti insieme, a una nuova stagione che parte con l’idea di essere protagonisti. Che si apre nel segno della crescita, o comunque nel tentativo di voler crescere. Szczęsny è un esperimento in questo senso: 28 presenze in nazionale, 38 nelle coppe europee, la voglia di riscoprirsi protagonista nel ruolo a livello internazionale. Lo ripetiamo, rilanciamo: Szczęsny è davvero un’opportunità.

 

ilnapolista © riproduzione riservata