Pubblichiamo integralmente l’articolo con cui Moggi su Libero replica alle dichiarazioni di Caressa e lo condisce con qualche particolare inedito di quegli anni.
Il Napolista pubblica di seguito, in versione integrale, il pezzo pubblicato oggi da Libero firmato da Luciano Moggi. L’ex direttore generale della Juventus annuncia querela nei confronti di Fabio Caressa che nei giorni scorsi, in un intervento all’Università Bocconi di Milano, aveva raccontato alcuni retroscena riferiti a Bologna-Juventus 0-1, match della Serie A 2004/2005. In quell’occasione, secondo Caressa, Moggi avrebbe telefonato a Sky per sollecitare il suo licenziamento e quello della sua “seconda voce” Beppe Bergomi. Alla base di quella telefonata, una dichiarazione di Caressa fatta allora, sulla mancata protesta di un calciatore del Bologna vittima di due falli in area (Cipriani), «perché appartenente alla Gea». La Gea, ricordiamolo, era l’associazione di procuratori gestita in prima persona da Alessandro Moggi, figlio di Luciano. Sotto, le parole con cui Moggi risponde a queste accuse e annuncia querela. (Qui, da Calcionews24, il video con l’intervento di Caressa in Bocconi).
L’articolo
È insolito dover aprire questa pagina, abitualmente dedicata al calcio, per rispondere a quanto di falso ha detto Fabio Caressa, giornalista di Sky, in una conferenza all’Università Bocconi di Milano, parlando di Calciopoli. Mi spiace dover accusare di falsità un professionista che ho sempre stimato: non posso però fare diversamente. Troppo facile sparlare degli assenti, soprattutto persone che hanno subito di tutto senza aver commesso illeciti in un campionato che il processo sportivo ha detto essere regolare, senza partite alterate. Di alterato c’era solo il sentimento popolare, furono queste le conclusioni del professor Serio, membro di quel tribunale. Da allora, ci sono state occasioni in cui ho dovuto difendermi, come quando il figlio di Giacinto Facchetti, Gianfelice, mi ha querelato ed è finita come tutti sapete.
Anzi, scrisse il giudice nelle motivazioni che Giacinto, allora presidente dell’Inter, «faceva lobbying con gli arbitri», mentre il Procuratore Federale scriveva che «l’Inter era la società che rischiava più di tutte per il comportamento illegale del suo presidente». Evidentemente quel giudice aveva sentito le intercettazioni prodotte ma che a Napoli non ebbero il tempo di sentire. In quell’occasione fui io a dovermi difendere, in questa dovrà essere Caressa a dimostrare se sia vero quello che ha detto. Mi spiace dover nominare una persona che non c’è più ma devo farlo perché tirato in ballo senza motivo in un consesso in cui non era assolutamente richiesto di disquisire sulla mia persona e soprattutto su argomenti che non corrispondono a verità.
I fatti
In una partita del 2004, Bologna-Juve, vinta dai bianconeri 1-0 con un gol di Nedved, Caressa ha detto che il centravanti del Bologna, Cipriani, essendo della Gea, non aveva reclamato per aver subito un fallo da rigore: è falso, perché Cipriani non è mai stato legato alla Gea e sarà lui stesso a dichiararlo quando sarà chiamato a testimoniare. Mentre l’arbitro Pieri fu assolto da ogni addebito per una partita risultata evidentemente regolare. Ha aggiunto Caressache la dirigenza della Juve aveva telefonato a Sky chiedendo la sua testa e quella del commentatore Bergomi, mentre io non ho mai pensato di fare cose del genere: per carattere, io affronto le persone direttamente. E non ho mai conosciuto il suo capo se non di nome.
Ha detto Caressa che io potevo anche decidere sulle retrocessioni, mentre erano altri a tramare, probabilmente l’allora presidente federale che chiedeva al designatore Bergamo il massimo riguardo verso la Lazio: «Domenica vanno a Milano e non possiamo far niente ma da domenica prossima… ». E continuava: «Sarebbe poi un altro grosso guaio se retrocedesse anche la Fiorentina». Questo lo raccontano le intercettazioni che saranno prodotte e che, tra l’altro, svelano anche altro, come quando prima di un Inter-Juve del 2004, sempre dietro indicazione dell’allora presidente federale, il designatore telefonò all’arbitro di quella partita, Rodomonti, dicendogli che «in caso di incertezza doveva favorire chi stava dietro». L’Inter.
La morte del Papa
Adesso il signor Caressa sarà chiamato in tribunale dove troverà difficoltà a provare quanto ha detto alla Bocconi. Sarebbe magari interessante se spiegasse l’accordo che era stato raggiunto nel 2005 tra la società “09”, lui e la Gea che adesso dipinge come un male del calcio. Evidentemente non l’ha sempre pensata stessa maniera. E magari potrei essere io ad aggiungere qualche altro particolare di fatti avvenuti, ad esempio all amorte di Papa Wojtyla, di cui è a conoscenza il suo opinionista Billy Costacurta. Erano le 20 del sabato e noi eravamo in ritiro a Firenze per giocare il giorno successivo con la Fiorentina.
Interpellato sul da farsi permeglio onorare la memoria di Sua Santità, espressi il mio pensiero di far slittare la partita di un giorno. Racconta poi una intercettazione del presidente della Lega Galliani a Meani e per conoscenza a Costacurta: «Quei figli di p… di Moggi e Capello volevano giocare il lunedì, siccome sono io a decidere ho fatto slittare la gara di una settimana così possiamo recuperare Kakà infortunato per la partita di Siena». Ed ebbe i complimenti di Meani. Dispiace che un’Università seria come la Bocconi abbia permesso tanto a questo signore, per questo motivo sarà chiamata a darne spiegazioni. Per chiudere la conferenza, Caressa ha esclamato che riteneva meglio non parlare più di quei momenti così brutti. Peccato che l’abbia detto solo dopo aver ampiamente esposto le «sue» verità.