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Il nuovo contratto di Insigne col Napoli fu scritto la sera di Madrid

La scorsa estate, la richiesta dei procuratori sembrava folle. In pochi mesi, Lorenzo ha dimostrato di valere quei soldi. E di meritare una conferenza alla Cavani

Il nuovo contratto di Insigne col Napoli fu scritto la sera di Madrid

Come Juliano e Totti

Lorenzo Insigne. Francesco Totti. Due storie non sovrapponibili. Ma che in qualche modo si parlano. Con il nuovo contratto, Insigne sta diventando ufficialmente la bandiera napoletana del Napoli. Come lo fu Antonio Juliano. Bruscolotti non è napoletano. Ciro Ferrara partì troppo presto per sopraggiunta crisi finanziaria. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis non conosce crisi finanziaria. Anzi. Una oculata – che non vuole dire sparagnina – gestione consente al Napoli di poter spendere tanti soldi quando occorre farlo (4,5 milioni a stagione). E in questi mesi, nei mesi da settembre 2016 alla primavera del 2017, Insigne ha dimostrato al Napoli e al suo presidente di poterne diventare la bandiera.

La prima richiesta ad agosto

Quella richiesta di essere trattato come “Higuain”, che lo scorso agosto parve a De Laurentiis una barzelletta, è invece via via diventata sempre meno lunare. Insigne ha dimostrato di essere cresciuto fuori e dentro il campo. Si è tolto quella supplica dagli occhi – l’ultima volta gliel’abbiamo vista allo Juventus Stadium, quando non ebbe nemmeno tutti i torti a protestare per una sostituzione che si rivelò infelice – e ha ripreso a compiere magie in quel fazzoletto di campo che Sarri gli ha consegnato. Per la seconda stagione consecutiva, Insigne è andato in doppia cifra in Serie A. Non era mai accaduto prima. Dodici gol la scorsa stagione, sono già quattordici adesso. Più uno in Coppa Italia. E uno in Champions League. La sera di Madrid. La sera della cazzimma. Dello sdoganamento da parte di Aurelio De Laurentiis che lo promosse nell’infausta performance televisiva.

Sembra sempre in equilibrio precario

Un gol a Madrid, al Santiago Bernabeu. Proprio come Totti. E anche come Del Piero il vero idolo di Insigne. Colui il quale gli ha trasmesso la passione – a tratti diventata ossessione – per il tiro a giro. Un gol al Bernabeu, in versione no look, da trenta metri, equivale a una laurea sul campo. E poi quella folle corsa, quel volto quasi incredulo che trasudava gioia. E dire che fino al 19 novembre in campionato non aveva mai segnato. Insigne ha impiegato quattro mesi per convincere De Laurentiis. Sembrava sempre un calciatore sull’orlo di una crisi di nervi, di un precario equilibrio. Il dissidio con Sarri allo Juventus Stadium sembrava aver certificato questo tratto indelebile del suo carattere.

E invece, come solo i campioni sanno fare, una volta sull’orlo del precipizio, Insigne si è tirato su. E ha cominciato da quel sabato a Udine. Quella doppietta. Poco spettacolare ma molto molto efficace. E non si è più fermato. Addirittura tre doppiette nelle ultime cinque partite: contro Crotone, Empoli e Lazio. Ma non sono i gol ad aver convinto De Laurentiis o gli appassionati di calcio.

È cresciuto il suo peso specifico

È cresciuto il peso specifico di Insigne nel campo. Madrid è stata una tappa fondamentale. Nella sera in cui tutto il Napoli, comprensibilmente, ha avuto il braccino, lui ha giocato come se nulla fosse. È quel concetto di cui da anni disperatamente discettiamo sul Napolista. È quando sale la tensione che si vedono la stoffa e la capacità di un calciatore, di un atleta. Un gol da trenta metri, sia pure con la compiacenza del portiere avversario, una cosa è segnarlo in campionato contro il Crotone e un’altra al Bernabeu negli ottavi di Champions sullo zero a zero. Sono due sport distinti e separati. Poi, Insigne ha unito il gol al Real Madrid a quelli al Crotone, e all’Empoli, al Sassuolo, e i sette assist in campionato.

Come Cavani, il rinnovo vale una conferenza stampa

Perciò domani, alle 11.30 a Castel Volturno, si terrà una conferenza stampa per il rinnovo di un contratto. Non accadeva dai tempi di Cavani. Perché è Insigne. Perché il suo rinnovo vuol dire che il Napoli di De Laurentiis costruisce il proprio futuro partendo da casa propria. La retorica sulla clausola rescissoria (che stavolta non ci sarà) è tipica di chi non si rende conto di cosa sia il calcio oggi. Ronaldo non aveva la clausola recsissoria, ma quando volle lasciare l’Inter se ne andò. La clausola rescissoria tutela il club, la società. I novanta milioni – benedetti – incassati per Higuain, hanno contribuito alla costruzione di questo Napoli che ha raggiunto gli ottavi di Champions ed è in lotta per il secondo posto. E anche alla costruzione del Napoli del futuro, vista l’età media degli ultimi acquisti.

Il Napoli, lo abbiamo scritto decine di volte, è una delle poche squadre italiane (se non l’unica) a muoversi sul mercato come le squadre europee di seconda fascia: Borussia Dortmund, Liverpool, anche Monaco che quest’anno sta disputando una stagione eccezionale. Ogni importante cessione del Napoli ha sempre contribuito alla crescita della squadra. Così fu con Cavani e così è stato con Higuain. Lavezzi fu importante per la cifra incassata, al suo posto arrivò proprio Insigne. Che domani, dopo cinque anni, si è meritato una conferenza stampa per il suo rinnovo. Ovviamente non può essere un punto di arrivo. Il punto di partenza dev’essere la serata del Bernabeu. Lì Insigne è diventato adulto.

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