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Mertens centravanti si è guadagnato la maglia da titolare per il Bernabeu. Da centravanti

Da idea tattica a scelta obbligata, fino a peculiarità di questa squadra. Mertens prima punta è una scommessa vinta, un tentativo che mette d’accordo tutti. Perfino noi, Sarri e Massimo Mauro.

Mertens centravanti si è guadagnato la maglia da titolare per il Bernabeu. Da centravanti

Maurizio e Massimo

Per scrivere questo pezzo veloce, questo (ennesimo) elogio breve a Dries Mertens, ci baseremo su due frasi. Due frasi pronunciate ieri nel postpartita di Napoli-Genoa. Una è di Maurizio Sarri, l’altra è di Massimo Mauro. Non inorridite così, subito. Massimo Mauro non incontra le simpatie dei napoletani, lo sappiamo. Ha giocato da noi, ma a volte pare essersene scordato. Diciamo che questa volta ha detto una cosa giusta, che ci è piaciuta. E questo esula dai sentimenti che abbiamo nei suoi confronti, che si possono riassumere brevemente nella frase: noi vogliamo bene a Mauro quanto lui ne vuole a noi.

Detto questo, partiamo da Sarri. Che, nella conferenza stampa postpartita, spiega: «Dobbiamo tener conto del fatto che questo calciatore, dal giorno in cui è stato schierato stabilmente nel ruolo di centrale del tridente, ha segnato 16 gol in 12 partite». La domanda, probabilmente, riguardava l’atteggiamento che Sarri dovrà tenere ora che torna Milik, ora che Pavoletti entra in condizione. O magari riguardava Madrid. La verità è che la domanda non conta. Conta, invece, il senso di questa frase: ad oggi, Mertens è il centravanti titolare del Napoli. È il centravanti titolare del Napoli, quindi giocherà da titolare la partita più importante degli ultimi trent’anni. A Madrid, contro il Real, al Santiago Bernabeu. Con il rendimento avuto da prima punta, si è guadagnato questo privilegio assoluto. Non si esce da questo sillogismo, non ci sono Milik o Pavoletti che tengano. Giocherà Mertens perché ha comprato questa possibilità. Pagandola con la moneta sonante delle prestazioni.

Prestazioni

Appunto. Qui si inserisce Massimo Mauro. Speriamo resistiate, e continuiate a leggere. Massimo Mauro ha detto: «Mertens, questa sera, mi è piaciuto di più che in altre occasioni. Anche rispetto alle partite con tre gol. Perché stasera ha determinato il risultato». Il senso di questa frase è condivisibile. È giusto. Mertens ha segnato 16 gol, ode e applausi scroscianti a Mertens. A Cagliari e a Bologna, ne sarebbe bastato anche solo uno però. Non hanno una reale incidenza sul numero di punti in classifica. Ieri sera sì, ed è un’ulteriore evoluzione del Mertens centravanti. Goleador, ok, ma anche utilissimo alla squadra con le sue doti migliori. Che non sono quelle del centravanti classico, ma possono diventare devastanti se utilizzate nel set di azioni e movimenti di una prima punta.

Ieri sera è andata proprio così. Ieri sera, il centravanti Mertens ha mosso e dribblato la difesa del Genoa (primo gol), poi è scattato alle spalle di Burdisso e ha fatto segnare Giaccherini. Due giocate importanti, decisive, più del settimo gol di Bologna o del quinto di Cagliari. Giocate decisive per il Napoli, che si è preso tre punti meritati in una partita che poteva essere molto più difficile. In una partita da cui Sarri viene fuori con una certezza, che è quella riferita alla necessità di Dries Mertens per il suo Napoli di oggi. Uno accanto all’altro, Maurizio e Massimo, Sarri e Mauro. Uno, parlando, ha motivato le parole degli altri. Siamo tutti d’accordo, allora. Per il momento, il Napoli è Mertens. Dopo Madrid, se ne riparlerà. È giusto così, ed è anche bello: perché questa scelta obbligata è stata costruita. Mertens centravanti è un concetto che si è evoluto: idea, necessità, preferenza, occasione, peculiarità del Napoli. Un percorso importante, che avrà a Madrid il giusto premio.

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