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Si chiuda simbolicamente il San Carlo. Non contro Maradona, ma contro il cattivo gusto

Come a Palazzo Serra di Cassano. Diego può varcare qualsiasi soglia ma non si può portare in scena in luogo simbolo della città uno show da tv spazzatura.

Si chiuda simbolicamente il San Carlo. Non contro Maradona, ma contro il cattivo gusto
Maradona in scena al San Carlo

Come il duca Luigi nel 1799

Fossi un “titolato” napoletano chiuderei il portone del San Carlo, così come il duca Luigi sbarrò nel 1799 il portale principale del suo palazzo che dava su via Egiziaca a Pizzofalcone.

Questione di stile, oggi come allora.

A quel tempo la chiusura della residenza dei Serra di Cassano fu un segno luttuoso per il martirio di Gennaro, giovane di belle speranze innamorato della Rivoluzione e del Popolo e decapitato in piazza Mercato tra il popolino festante dai controrivoluzionari che sostenevano ‘o rre Borbone. Le orde sanfediste avevano spento gli ardori repubblicani e scannato la meglio gioventù partenopea forse compromettendo per sempre i rapporti sociali in questa città. Per due secoli quel portone rimase chiuso in faccia alla tirannia, fu riaperto nel 1999 in pompa magna e poi rinchiuso forse per motivi meno nobili e simbolici.

Una sinfonia del cattivo gusto

Oggi la serrata del portone del Massimo non sarebbe un gesto simbolico contro ‘o Rre Maradona che, essendo genio puro e autentico, può varcare senza scandalo qualsiasi soglia. Ma un atto di protesta dopo che le orde fideiste hanno scannato la Ragione in uno degli ultimi avamposti culturali della città. Sia chiaro, questa non è né vuole essere una critica intellettuale in una Napoli dove si è riaperta (in qualche caso giustificata) la caccia agli intellettuali. Il portone chiuso per lutto del San Carlo sarebbe un atto rivoluzionario contro la tirannia di questo bieco sentimentalismo, contro questa restaurazione dell’emozione, intesa come lacrima, ad ogni costo. C’è gente che ha sborsato un piccolo capitale, in tempi di crisi, per guardarsi una sinfonia del cattivo gusto.

Una scenografia in stile Sanremo

Dai filmati e dalle cronache dell’evento risaltano la scenografia tipo Festival di Sanremo che fa da sfondo a uno show nel più becero stile della tv spazzatura con inserti della peggiore sceneggiata napoletana.

Insomma, più che il mitico Maradona calciatore, si è inconsapevolmente o consapevolmente “celebrata” la storia dell’uomo che vestiva, parlava e viveva in modo impossibile. Sono state esaltate in mondovisione, su uno dei più importanti palcoscenici del mondo, non le finte, i passaggi e i gol di Diego, ma le sue improbabili camicie o i suoi eccessi da codice penale. Un’offesa impagabile a tutto quello che tra alti e bassi, tra luci ed ombre, rappresenta un fortino culturale di Napoli agli occhi del mondo. Ma anche un attacco sanfedista all’idea stessa di una Napoli migliore e più vivibile, che abbassa ancor di più l’asticella di quello che in questa città si può fare senza alcuno scuorno.

Chiudere quel portone, anche solo per qualche minuto, sarebbe una questione di stile.

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