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Chiriches è più pronto per Sarri, ma Maksimovic e Tonelli non sono un flop

L’inconsistenza delle polemiche sul mercato del Napoli: Sarri proverà a recuperare Chiriches perché Maksimovic e Tonelli non sono ancora pronti per il suo gioco.

Chiriches è più pronto per Sarri, ma Maksimovic e Tonelli non sono un flop

Quattro giorni all’alba del 2017. A Napoli-Sampdoria, che per i bollettini meteo si giocherà in un clima polare. Addirittura a meno tre. Meno tre, esattamente come il bilancio rispetto all’organico dei difensori centrali. Anzi, siamo a meno due e mezzo in questo momento. Perché Albiol e Koulibaly saranno sicuramente assenti, il primo per squalifica e il secondo per la combo infortunio + Coppa d’Africa. Poi c’è Vlad Chiriches. Che, da calciatore già ceduto in estate (proprio alla Sampdoria, guarda i casi del destino), si ritrova invece a essere invocato e atteso da Sarri. Aspettato con ansia, dal suo allenatore. Che rinascita, per Vlad. Noi ne abbiamo scritto dopo Napoli-Torino. Il suo gol, ma anche una prestazione di sostanza e fosforo difensivo. Il solito Chiriches, viene da dire.

In città, però, monta la polemica (strano, vero?) sul fatto che Sarri stia facendo l’impossibile (anche doppie sedute a Natale) per recuperare Chiriches. Sul fatto che Chiriches, secondo Sarri, debba essere per forza in campo tra quattro giorni. Sul fallimento del mercato, perché Maksimovic e Tonelli sono due acquisti che non servono, in pratica. Perché non giocano. E perché, pure quando sono le uniche alternative, si affretta il recupero di Chiriches.

I casi Maksimovic e Tonelli (che in realtà non sono dei casi)

Ovviamente, la polemica è una forzatura. Perché, vuoi o non vuoi, uno tra i due desaparecidos dovrà per forza giocare. Due centrali nella linea a quattro, tre calciatori a disposizione. E uno di questi potrebbe (?) essere Chiriches. C’è comunque una maglia libera, a meno di clamorosi cambi di ruolo di Hysaj o Strinic o Maggio. O l’invenzione di un Mertens terzino, sai mai che funzioni anche lì. Scherzi a parte, c’è da fare una scelta. Che Sarri vuole rendere più indolore possibile per la tenuta difensiva della squadra. A Firenze abbiamo visto cosa voglia dire far scendere in campo un calciatore ancora non inserito nei meccanismi pensati e applicati da Sarri. Maksimovic, l’abbiamo scritto, non ha tutte le colpe. Ma è vero pure che il Napoli ha cominciato a perdere colpi (e a prendere gol) dopo il suo ingresso in campo. Ha dato, come dire, un suo contributo al momento no. Forse Chiriches avrebbe fatto meglio, non avremo mai la controprova. Però, la sensazione era quella di una conoscenza non ancora profonda dei movimenti e dei posizionamenti. Roba che, a una squadra strutturata, toglie il terreno da sotto i piedi.

Quindi, in realtà, Maksimovic e Tonelli non sono dei casi. Così come non era un caso Chiriches l’anno scorso. È questione di adattamento, di preparazione a giocare in un certo modo. A farlo per tutta la durata del match, in ogni istante, ad ogni azione avversaria. Concentrazione, cooperazione, capacità di interfacciarsi con quello che si deve fare. Cose che crescono sul campo, quello di allenamento innanzitutto. E infatti, una delle lamentele più ricorrenti di Sarri riguarda il calendario fitto e “l’impossibilità di lavorare sugli schemi perché si gioca sempre”.

Chiriches, ovvero il regista difensivo

Oltre al lento adattamento di difensori diversi a situazioni difensive diverse, c’è anche un altro fatto tattico da mettere agli atti. La necessità, per il Napoli, di avere un primo costruttore di gioco. Che occupi, questo è una condizione necessaria, il ruolo di centrale difensivo. Non è un caso, non lo è per niente, che il Napoli abbia vissuto il suo periodo di massima sofferenza dopo l’infortunio di Albiol. Questione di carisma difensivo, certo, ma anche e soprattutto di distanze. Di possibilità di servire bene il centrocampo, con i tempi giusti. Una cosa che, nell’organico del Napoli, sanno fare in due. Raul, come massimo esponente. E Chiriches, che infatti fu lanciato in campo appena possibile dopo l’infortunio d’autunno, accanto a Koulibaly. Non perché Maksimovic avesse particolarmente deluso, semplicemente perché non aveva le caratteristiche per sostituire Albiol. E non le possiede ancora, evidentemente.

Così come non le possiede Tonelli, che conoscerà pure il gioco di Sarri. Ma che a Empoli era affiancato da Daniele Rugani, difensore centrale accademico e dalle grandi doti palla al piede. Insomma, un Albiol eventuale molto più Albiol di Tonelli. Un giocatore perfetto per i meccanismi di copertura e ripartenza voluti da Sarri.

Diawara e Rog dovrebbero insegnare qualcosa

La situazione, dunque, è più semplice (e meno polemica) di quanto si creda. Sarri sta lavorando per adattare Maksimovic e Tonelli al suo gioco, entrambi nel modo di cui hanno bisogno. Nel frattempo, comunque, ha tre calciatori già pronti su cui fare affidamento. Due mancheranno sicuramente, l’altro è in dubbio. Sarri sta cercando di recuperare proprio quel calciatore lì, in modo da non perdere ogni ponte con la squadra che siamo stati abituati a vedere finora. Un atteggiamento comprensibile e non condannabile.

Soprattutto alla luce di quanto avvenuto con Diawara e Rog, entrambi tenuti in naftalina e poi lanciati quando sono stati ritenuti pronti. Certo, anche questa è una forzatura per Rog, che in realtà non ha ancora mai giocato. Ma con Diawara è andata proprio così. Ed è andata benone, considerando i 19 anni del ragazzo e il fatto che abbia alle spalle giusto due stagioni di calcio professionistico. Ecco, prendere esempio da quell’attesa per capire Sarri come ragiona. Come lavora. Come cresce i calciatori e la sua squadra. In questo modo, potremmo capire i perché del tentativo di recuperare Chiriches e l’assoluta inconsistenza della polemica sul mercato. Si possono comprare i migliori giocatori al mondo, ma vanno inseriti in un contesto. E Sarri, finora, non ha fatto altro che ripetere quanto sarà importante Maksimovic una volta calibrato sui suoi schemi. È successo con Diawara, fidiamoci. E aspettiamoci Chiriches in campo con la Sampdoria. Perché, se sarà possibile, andrà proprio così. E non c’è niente di male.

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