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La maglia bianca con banda azzurra del Napoli e la mancanza di rispetto per il passato

I colori e il motivo che oggi fanno sorridere sui social fanno parte della storia del Napoli, ma anche di altre squadre importanti del nostro campionato.

La maglia bianca con banda azzurra del Napoli e la mancanza di rispetto per il passato

La Generazione Zero, quella del like

Scusate ma non ci riesco, non ce la faccio a sorridere sulle pseudo battute che si fanno in questi giorni sulla maglia bianca impiegata dal Napoli in campionato. Le stupide stilettate, partite sui social già quando la nuova camiseta bianca con la fascia azzurra obliqua fu presentata, lasciano il tempo che trovano.

Il popolo del web è giovane, è “under” una certa età e forse è preso da altri interessi piuttosto che informarsi sulla Fede a cui comunque si è legato. Va a naso, gli piace, non gli piace, questa è la generazione Zero, il “like” come ragione di vita, il dito pronto sulla tastiera del PC. Fa tanto ‘pensiero di massa’, perchè si dovrebbe ragionare diversamente? No, non ci sono piaciute le esternazioni ed i paragoni dove si tirano in ballo i ‘fujenti’ e la Madonna dell’Arco a causa di quella fascia azzurra, il sacro e il profano, lo show da rituale pagano del Lunedì in Albis e l’amore ‘presunto’ per la squadra del cuore.

I Fujenti

Ad oggi, sembra una battaglia impari, vincono i silenti, quelli che annuiscono, che sorridono, che criticano ADL (o chi per lui che decide come si deve vestire la nostra “criatura”) per una tale, “imbarazzante”, scelta. Ed allora è tutto un fioccare di ironici “mi piace” sotto le due foto messe a confronto, il Napoli in tenuta bianca con banda azzurra e un gruppo di ‘fujenti’ con le panze, bambini, donne e bestemmie annesse. Fin qui, i giovani, gli influenzabili, quelli che pensano che la storia del Napoli parta da Maradona e che non sia esistito altro. Ohibò, mi chiedo, ma gli altri?

Non bastava l’etnia dei tastieristi social, il tormentone lo hanno iniziato anche i giornalisti, alcuni anche esperti. Leggi un quotidiano e passa il paragone del tipo “eh ma il Napoli a Cagliari correva come i fujenti”, accendi la tv di lunedì sera e passano immagini con le due famose foto a confronto, Hamsik con la cresta ed un signore sorridente che pensa di espiare i suoi peccati andando dalla Madonna. Vorrei capire perchè la gente sorride. Quest’anno in Serie A, come non mai, ci sono 5 squadre che indossano una divisa con una banda obliqua, il Sassuolo, il Cagliari, il Torino, il Crotone ed il Napoli. Come mai? Un quarto dei team del massimo campionato si sono indirizzati verso questa scelta. Ci sarà un motivo?

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La storia e gli sponsor

I giornalisti di cui sopra, a cui importa poco della storia della squadra azzurra pur di suscitare il riso, fanno la fine dei “male informati” pur sapendo che Altafini e Sivori indossavano la stessa maglia nel 1965. Evidentemente basta il click miracoloso delle telecamere, dell’apparizione televisiva, di presenze magiche davanti la telecamera di turno, per mutare una sacra storia in qualcosa che deve far sorridere. Ecco, la sacralità del calcio, di cui parlava Pasolini, qui è violata perché non esiste rispetto per il passato, per chi ha seguito il Napoli prima di noi, i nostri nonni e padri che correvano allo stadio come per assistere ad una rappresentazione teatrale.

Perchè gli attori erano Sivori col ciuffone ed i calzerotti abbassati, Altafini malandrino sotto porta, Canè nei panni di Otello, Juliano in quelli di Masaniello, Nardin in quelli di un regnante con la corona di capo della difesa. Si andava a Fuorigrotta col cuore in gola, solo per veder sbucare quelle maglie dalla scaletta degli spogliatoi. Per applaudire i leoni azzurri che, con quella maglia oggi vituperata, correvano, facevano gol e rendevano felici le nostre radici.

Purtroppo oggi la seconda maglia del Napoli è rovinata solo dal supermercato che i calciatori si portano addosso, tra caffè, acqua minerale e pasta asciutta. Manca solo il Borghetti. E forse il magico caffè al liquore arriverà anch’esso, quando sulle maglie si vedrà poco e niente, come accade già in alcuni campionati. Immaginatela la nostra maglia senza quelle macchie rosse e nera sul davanti, sarebbe di un’eleganza ed uno stile che anche i madridisti ci invidierebbero. Per tale motivo siamo andati a scavare nella Storia della nostra squadra, di quando non c’erano gli sponsor ed abbiamo scoperto divise semplici ma anche molto raffinate. Maglie che il Napoli adottò in un quinquennio, dal 1961/62 al 1965/66.

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Napoli in bianco

La voga della maglia con la striscia verticale la si fa risalire al Bologna di Pascutti e Bulgarelli che vinse lo scudetto nel 1963/64. Il Napoli, però, si era già fatto confezionare una divisa simile un anno prima, ovviamente con la fascia azzurra, obliqua da sinistra a destra, con un cavallo rampante e poi con la ‘N’. Negli anni della serie B la squadra partenopea la adottò tantissimo, soprattutto al San Paolo ma non sempre con fortuna. In tutti i casi, nel primo anno di ‘adozione’ la squadra fu promossa in Serie A e vinse la Coppa Italia, nel secondo anno retrocesse per un punto nei confronti del Genoa e fu la maglietta dell’esordio in A di Juliano contro l’Inter ( scoppola per 1 a 5 in casa ).

Nel terzo anno ci fu uno sconcertante ottavo posto in B e nel 1964/65 finalmente la promozione in A dopo una corsa a due col Brescia. Con l’acquisto di Sivori ed Altafini la muta fu mantenuta, il bianco non fu cambiato, del resto all’epoca si era soliti conservare sempre le maglie dell’anno prima. Molte amichevoli pre campionato e la Coppa Italia videro il Napoli giocare con quella maglia, sembrò portare fortuna ma, con l’inizio del campionato, non fu più usata. La maglia che oggi porta bene al Napoli, seppur con una banda leggermente più larga rispetto agli anni ’60 e alle altre squadre di serie A che la indossano, fu riposta in un cassetto. Per essere ripresa 50 anni dopo.

Portafortuna?

Roberto Fiore, fantasioso e geniale presidente, cambiò sette – dico sette – maglie in un intero campionato e la bianca con la fascia fu sostituita da un’altra bianca con lo scudetto e la N. In quel torneo si ricordano la maglia azzurra col giro collo bianco, quella azzurra con il colletto bianco a tre bottoni e la N, quella azzurra con un collo bianco molto pronunciato, quasi da camicia, un’altra azzurra con collo azzurro e righino bianco e quella rossa con righino bianco. L’esordio con la Spal in casa fu scoppiettante, 4 a 2 con Canè protagonista e da allora fu la ‘nuova’ maglia bianca, senza banda verticale, la portafortuna degli azzurri.

In Serie A, però, ci furono compagini come il Cagliari di Riva e Cera, lo stesso Bologna di Savoldi e Janich che vestirono col bianco come prima maglia per diversi anni. Chi non ricorda qualche epico gol di ‘Rombo di tuono’ con la candida divisa che li portò ad uno storico scudetto? Quest’anno la nostra storia segnerà un altro tassello importante, quello del record di reti di Hamsik. E sarà fatto con la storica maglia bianca.

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