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Napoli, anno 2032: si inaugura lo stadio “Aurelio De Laurentiis”

De Laurentiis presenta il nuovo impianto di Torre del Greco: tante colonne romane, una sola foto con la Supercoppa 2015. E una tensione latente per il naming.

Napoli, anno 2032: si inaugura lo stadio “Aurelio De Laurentiis”
Aurelio De Laurentiis

Napoli, 21 dicembre 2032

C’è il sole, oggi, che tra tre giorni è Natale ma sembra estate. Fa caldo, nonostante i negozi abbiano gli alberelli fuori e le vetrine addobbate. Pullover e camicia, via i giacconi pesanti. Stamattina, mentre decidevo di vestirmi così, una notifica sul mio iPhone 18, integrato col televisore di casa. Una notizia vecchia di sedici anni, pubblicata dal NapolistaChe, nel frattempo, è stato acquistato da una società editoriale di Dortmund e ha effettivamente cambiato il suo nome in “Il Dortmundista napoletano”. Una cosa per rimanere attaccati con le proprie radici, quelle geografiche e quelle ideologiche. Si interessa meno del Napoli, oggi. Però, allora, pubblicò questa roba qui

https://www.ilnapolista.it/2016/12/pinetina-chiamera-centro-allenamento-suning-memoria-angelo-moratti/

Erano ironici, evidentemente, i redattori a quel tempo. Scrivono, alla fine della notizia, che «Insomma, tanto per far capire: è come se, dopodomani, De Laurentiis acquistasse il centro di Castel Volturno. E poi, con un accordo tra il club e la Filmauro, lo intitolasse a se stesso. Ovviamente, fatte tutte le proporzioni tra il gruppo Suning e quello dell’attuale patron del Napoli». Non sono stati buoni profeti, ma per difetto. Non sanno quello che succederà oggi.

Per arrivare a Torre del Greco, ci sono due possibilità: l’autostrada o “per fuori”, come si dice a Napoli. L’inizio dei lavori a Via Marina risalgono proprio a quel periodo là, stanno finendo l’ultimo tratto. Però, nonostante questo, decido di fare quella strada lì. Il Miglio d’Oro, le ville Vesuviane, San Giovanni a Teduccio, Portici, Ercolano, gli Scavi. Ci sono i cartelli per strada a ricordarlo, a Radio Kiss Kiss Napoli lo dicono ogni cinque minuti, tra un successo e l’altro tratto dall’ultimo album dei Pooh: oggi ci sarà l’inaugurazione del nuovo stadio del Napoli.

De Laurentiis ci sarà, nonostante una salute malferma e i suoi 83 anni. Negli ultimi anni, si è visto poco al San Paolo. Da quando ha ceduto la presidenza a suo figlio Edoardo, è meno presente. Qualche dichiarazione sibillina, l’ultima rilasciata a “Porta a Porta”, da Bruno Vespa, qualche mese fa. «Alla fine, napoletani, avete visto che abbiamo fatto lo stadio di proprietà? Il sindaco non è riuscito a metterci i bastoni tra le ruote». Il sindaco Ciro Borriello, al secondo mandato consecutivo, ha sempre sostenuto che il San Paolo sarebbe stato riammodernato dopo le Universiadi del 2019. L’anno scorso ha fatto approvare la delibera per togliere la pista d’atletica. Gli studenti universitari che parteciparono all’edizione che doveva segnare la svolta dell’impiantistica sportiva napoletana sono all’ottava specializzazione. 

Nessuno sa come si chiamerà lo stadio. Maradona è ancora vivo, quindi non gli si potrebbe dedicare l’impianto. Una legge italiana vecchia più di 100 anni. Però riguarda solo i beni demaniali. Potrebbe essere ma comunque non verrà: troppo forte la delusione di aver perso le ultime elezioni argentine e di aver sentito il nuovo ct della nazionale, Maurito Icardi, dichiarare a El Grafico che non convocherà mai suo nipote Benjamin Aguero Maradona. Che è stato accostato al Napoli, ma alla fine è stato preso dal Borussia Dortmund per 122 milioni di euro al Boca Juniors. Il “Dortmundista napoletano” ci ha scritto una settimana, su questa storia. Sono sempre i soliti.

Quando supero via Panoramica e arrivo nel piazzale del nuovo stadio, c’è un grosso telone sulla targa che avrà su inciso il nome dell’impianto. Però, mi si raggela il sangue comunque. È tutto ad arcate, sembra la riproduzione del Colosseo. Era girato qualche progetto, qualche schizzo in rete, ma Edo De Laurentiis e l’amministratore delegato Gianluca Grava avevano sempre smentito tutti i disegni. I lavori erano off limits per tutti, anche per i vecchietti della zona. C’è stata una rivolta, non facevano affacciare nessuno. Qualche giornalista ha provato ad infiltrarsi, ma ha dovuto scrivere che il servizio di sicurezza era eccellente.

Comunque, sembra una celebrazione totale e assoluta della Capitale. Ci sono tante colonne, come quelle romane a Brindisi. Gli ordini sono misti: ionico italico, corinzio, composito. I capitelli ricostruiscono scene di calcio, non c’è alcun rimando alla storia del Napoli. C’è giusto un cartellone con il logo, quello nuovo, fatto rielaborare qualche anno fa da uno studio grafico di Roma. Il Dortmundista napoletano, per un’altra settimana, ruppe le scatole che la scelta era quella giusta. C’è spazio per una sola foto: la Supercoppa Italiana del 2015, uno dei primi trofei vinti sotto la gestione De Laurentiis. C’è la squadra che lo alza al cielo di Doha, domani saranno 17 anni da allora. Rafael è ancora il secondo portiere, il Napoli non è mai riuscito a venderlo a nessuno. Il nostro diesse, Raul Albiol, sono quattro anni che dice che «proveremo a piazzare Rafael in qualche club brasiliano».

Penso che questa sia un’opera autoreferenziale, allora comincio a temere il peggio. Mi siedo al mio posto riservato, sono qui per lavoro: la mia testata ha cercato di ereditare la posizione del Napolista, ma ribaltandone la visione radical chic. Noi ci chiamiamo Il Napopolista, non è più plagio da quando loro si chiamano “Il Dortmundista”. Tanti saluti. Arriva De Laurentiis. Cammina ancora spedito, nonostante il bastone. Indossa gli stessi occhiali da sole di un tempo, quegli orrendi Carrera bianchi che mi facevano troppo ridere allora. Figuriamoci oggi. Prende la parola sul palchetto, dice “Bongiorno a tutti” e poi invita l’inserviente a tirare giù il telone. Sorride. Capisco subito quello che sta per accadere.

Stadio Aurelio De Laurentiis.

Sorride ancora. Guarda verso il pubblico, che applaude in maniera poco convinta. Con il tempo, ha smarrito ancora di più i freni inibitori della comunicazione. “Che ve credevate, che facevo ‘o stadio e lo chiamavo come pareva a voi? È un bene privato, lo chiamo come voglio. Mi sembrava il nome più appropriato”. 

Ripenso alla notifica di questa mattina, alla Suning, a Interello. Alla notizia del Napolista. Sì, non avevamo ancora visto niente. 

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