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Il titolo del Palmeiras ha due protagonisti: Gabriel Jesus e Zé Roberto, ovvero 23 anni di differenza

La squadra di San Paolo vince il primo titolo dal 1994, ed esalta il 42enne Zé Roberto e il 19enne Gabriel Jesus (che è già del City). Una bella storia.

Il titolo del Palmeiras ha due protagonisti: Gabriel Jesus e Zé Roberto, ovvero 23 anni di differenza

Campioni del Brasile

Una notizia dal Brasile. Sì, dal Brasile. Ogni tanto ci piace viaggiare, esplorare, capire cosa succede al di là del nostro piccolo orticello. Nel paese del futbol bailado, succede che il campionato è finito (emisfero australe, noblesse oblige) e che l’ha vinto il Palmeiras. Il Verdao non portava a casa questo trofeo dal 1994, nel frattempo è retrocesso un paio di volte (l’ultima nel 2012)  ma ora è un altro giorno, è un’altra cosa.

I protagonisti

I grandi protagonisti di questo successo sono due, e non potrebbero essere più distanti tra loro. Per narrazione, per situazione, per quello che rappresentano. Il primo è Gabriel Jesus, ovvero l’altra faccia di Gabigol. Età verdissima (19 anni), stesso ruolo (esterno offensivo con skills da centravanti), stessa riconoscibilità come talento futuribile del calcio brasiliano, stesso destino già scritto. A gennaio, giusto dopo aver vinto il titolo con la squadra in cui è cresciuto, si unirà al Manchester City. Per lui, oltre al titolo, la medaglia d’oro olimpica conquistata in casa e 11 gol in 15 match di campionato. Conoscerà, quindi, l’Europa dopo aver incantato il Brasile. 

La stessa Europa conosciuta benissimo (anche se non ha mai giocato in Inghilterra o Italia) dall’altro grande uomo copertina di questo successo. Che, se proprio volessimo ricondurre il tutto a una questione numerica, ha 23 anni in più di Gabriel Jesus. Stiamo parlando di Zé Roberto, centrocampista che i più dotati in quanto a memoria ricorderanno nel Bayern Monaco, nel Bayer Leverkusen, nell’Amburgo. Tanta Bundes, ma anche un ruolo di assoluto rilievo nella nazionale brasiliana più bella degli ultimi 30 anni, quella del 2006. Che schierava, tutti insieme e all’apice della carriera, Ronaldinho, Kakà, Adriano e Ronaldo. Zé Roberto era uno dei due uomini davanti alla difesa, l’unica copertura difensiva della squadra insieme all’allora juventino Emerson. Che poi, dire “difensivo” a Zé Roberto era un mezzo insulto, perché era tutt’altro che un semplice cagnaccio.

Non si ferma qui

Ha giocato da protagonista nella squadra campione del Brasile, a 42 anni: 27 presenze, un gol e due assist. È il suo primo campionato vinto in patria, non si è rassegnato all’idea che possa essere l’ultimo. Anzi. «Questo titolo ha un significato speciale. Mi prendono in giro dandomi del nonno, ma io mi diverto ancora come un ragazzino e non ho intenzione di fermarmi. Giocherò un altro anno, almeno», ha detto mentre la parte verde di San Paolo (il Palmeiras è stato fondato nella ex colonia italiana della città brasiliana, in origine si chiamava Palestra Italia) faceva esplodere la festa. Una bella storia, che non finisce. Mentre invece, lacrime agli occhi, Gabriel Jesus ha salutato i luoghi e il club che l’hanno cresciuto. Viene a cercare fortuna da noi, nel grande calcio europeo. Zé Roberto ce l’ha fatta, poi è tornato indietro. Ha voluto continuare a divertirsi.

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