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Insigne, finalmente il ritorno. Ora è necessario rimanere coi piedi per terra

Una grande doppietta, dieci minuti con quattro occasioni che però non fanno (ancora) primavera. Insigne è tornato, ora deve stabilizzarsi così. E imparare a sentirsi normale.

Insigne, finalmente il ritorno. Ora è necessario rimanere coi piedi per terra

In una vecchia edizione di Zelig, un personaggio di cui si sono poi perse le tracce lanciò il tormentone: «È la mia volta?». Ecco, è arrivata la volta di Insigne. Finalmente, verrebbe da dire. Giustamente, pure verrebbe da dire. Lorenzo Insigne riparte con una doppietta in maniera inattesa, paradossalmente nella partita in cui una sua eventuale prova evanescente sarebbe stata più che giustificabile: ieri aveva accusato un attacco febbrile, solo stamattina era riuscito a riprendersi. Qualcuno l’avrà pensato, sicuramente: “Speriamo che prenda sempre la febbre, allora”.

Il sorriso

Insigne era felice. L’abbiamo visto al momento dell’esultanza, una roba contenuta ma evidentemente liberatoria. Nessun pianto come in Napoli-Sampdoria dell’aprile 2015, prima segnatura dopo l’infortunio; ma un sorriso, il solito gesto del cuore, l’abbraccio dei compagni, qualcosa sussurrato nell’orecchio di Hamsik. E di nuovo, ancora, il sorriso. Di chi sa di essersi scrollato di dosso una roba che, come ha detto Del Piero nel postgara a Sky, «deve insegnargli ad avere pazienza perché, col tempo, tutto arriva».

Anche perché Insigne è ben lungi dall’essersi ritrovato. Nel senso: dieci minuti, quattro occasioni da gol con due reti segnate e una traversa (più un errore incredibile sul suo tiro a giro con il destro sul secondo palo), non fanno – ancora – primavera. Soprattutto dopo un primo tempo abbastanza povero di spunti, di occasioni, di giocate decisive. Pronti-via il secondo tempo, il gol (un tiro comunque fatto male da due passi) e la sensazione, come ha detto anche Sarri nelle interviste della Dacia Arena, «di essere tornato un calciatore in grado di essere decisivo».

Oggi e domani

Poi, sono arrivate le due reti: una a conclusione di una grande azione di squadra, l’altra di opportunismo puro su un errore di Widmer che sembrava di quelli tipici fatti dai calciatori del Napoli quando le cose girano male. In mezzo, una traversa da campione ma pure un’occasione grande così divorata più dalla foga e dall’entusiasmo che da un errore nel tiro. O meglio, con quest’ultimo che nasce dall’esaltazione. O dall’eccessiva sicurezza in una giocata fatta e ripetuta e provata e riprovata mille volte. Forse anche di più.

Ora, il futuro. Che è immediato, perché mercoledì è già tempo di Napoli-Dinamo Kiev e di un match non solo complesso, ma decisivo. A cui Insigne deve approcciarsi esattamente come tutto il resto dei compagni, come la squadra nella sua totalità: la consapevolezza che il periodo negativo è (forse) alle spalle, ma anche l’attenzione al fatto che questa cosa potrebbe non essere vera. Che, da un momento all’altro, tutto potrebbe tornare a colorarsi nuovamente di grigio.

Insigme come il Napoli

Piedi per terra, per sfruttare una frase fatta. Il Napoli come Insigne, Insigne come il Napoli. E pure commenti e commentatori, e gente che gira intorno al ragazzo di Frattamaggiore. L’abbiamo detto e ripetuto, l’abbiamo scritto fino alla noia: la primissima gestione dell’Insigne post-Higuain è stata un autogol mediatico, un album di mosse e scelte e dichiarazioni scellerate. Il tiro è stato aggiustato in corsa, ma recuperare dopo che la situazione si è messa così non è mai facile. Soprattutto quando ti chiami Insigne, sei nato a Frattamaggiore e aspiri a diventare un fuoriclasse con la maglia del Napoli, quella della tua città. Quella che rappresenta un luogo complicato, che fa una fatica immensa ad accettare e far esplodere i profeti in patria. 

Quindi, occhio. Occhio a tutto quello che succederà, che verrà detto. Alle interviste, alla natura e al tenore dei commenti. Insigne è un gran bel giocatore, che va tutelato e aspettato e che può ancora dire tantissimo. Deve imparare a sentirsi e ad essere normale, il gol potrebbe essere il giusto carburante emotivo per cambiare marcia.  Perché c’è bisogno di lui, ora come ieri. E come domani, con tre partite consecutive in casa e la possibilità di ricucire definitivamente il rapporto pubblico/squadra/risultati. Insigne è un collante importante tra questi tre elementi, li rappresenta in qualche modo tutti, in qualche modo. Sfrutti il momento, nella miglior maniera possibile. È l’ultimo passo, una crescita mentale e di mentalità (dopo quella tattica), quindi anche comportamentale, per stabilizzarsi a un certo livello. Poi, dopo, proveremo l’upgrade. In campo, poi magari nel contratto. Una roba consequenziale.

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