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Elogio di Miroslav Klose, semplicemente il gol

Era stata un’idea per il dopo-Milik, sarebbe stato perfetto per movimenti e modo di giocare. Oggi lascia il calcio, con 339 reti in carriera e il record storico di gol mondiali.

Elogio di Miroslav Klose, semplicemente il gol

Era un nome per il dopo-Milik, inteso come svincolato da poter aggregare a stagione iniziata dopo l’infortunio del centravanti ex Ajax. Anzi, era il nome. Miro Klose, 38 anni compiuti a giugno, si è svincolato dalla Lazio al termine della scorsa stagione, e cercava squadra. Forse, o forse no. Perché oggi, proprio oggi, l’attaccante tedesco ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, il termine ufficiale di una carriera cominciata nel 1988 nall’Homburg e poi cresciuta piano piano, proseguita fino all’eccellenza assoluta. Per quanto riguarda Klose, c’è da fare un distinguo fondamentale, però. La sua è l’eccellenza dei record personali, della longevità e della professionalità: otto trofei, di cui cinque al Bayern Monaco, ma soprattutto il titolo iridato e il primato di miglior marcatore nella storia dei Mondiali conquistato con la Germania. In quattro edizioni (dal 2002 al 2014), 16 reti. Una in più di Ronaldo.

La sua è una carriera di ascesa continua nel nome del gol: il club medio-piccolo della Bundes, poi quello medio-grande, poi il top club. Kaiserslautern, Werder Brema, Bayern. Poi, a 33 anni, la singolare avventura alla Lazio. Singolare intanto perché l’ultimo attaccante tedesco prima di lui ad aver avuto successo nel nostro campionato è stato Bierhoff, e parliamo di un bel po’ di anni fa; e poi perché la sua narrazione è rimasta “da top player” nonostante il passaggio a un club che non gli ha permesso di giocare in Champions League, ma di disputare giusto l’Europa League. Quindi, da una parte la titolarità assoluta e indiscutibile in una nazionale che arrivava a disputare la semifinale europea e poi la finale mondiale, dall’altra i gol con la Lazio. Tanti, ma non tantissimi: 12, 15, poi 7, 13 e di nuovo 7 nell’ultima stagione giocata a singhiozzo.

Come detto in apertura, si era parlato di lui come possibile alternativa momentanea a Milik. Come caratteristiche tecniche, sarebbe stata una buona idea: Klose è (era) un centravanti d’area, ma bravo anche nel dialogo con i compagni, abile nelle sponde, intelligente nella lettura dei movimenti. Insomma, il perfetto ibrido tra l’uomo-gol in senso assoluto e l’attaccante di manovra che comunque serve, al Napoli, per poter assecondare il suo gioco armonico. Meno di Higuain, ma sullo stesso livello di Milik. Intelligenza calcistica e tattica, se proprio vogliamo individuare due skills di riferimento.

Roba che gli sarà utile per il prossimo impegno, già annunciato (insieme al ritiro), come assistente di un altro eterno, il ct della Germania Joachim Low. Klose sta studiando da allenatore, vuole fare quello e ha un ottimo background di partenza, come abbiamo visto in questo video.

E fa sorridere che, anche solo per qualche secondo, qualcuno abbia pensato a Klose per il Napoli. Se questo ritiro non è una scelta per mancanze d’alternative, ma non crediamo che nessuno gli abbia mai fatto una proposta da giugno a oggi, la sua volontà non era quella di tornare a giocare. E non sarebbe cambiata per il Napoli, sicuramente.

Klose chiude con una cifra eloquente: 339 gol in carriera, tra club e nazionali. È stato il gol, e tanti modi per segnarlo. Due volte al Napoli, in pochi mesi: l’1-0 nel ritorno della semifinale di Coppa Italia 2014/2015 e poi nella triste notte del 31 maggio, il 2-4 che tolse a Benitez e i suoi il terzo posto e il preliminare di Champions League. No, forse non era proprio l’uomo giusto.

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