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Come può cambiare il Napoli di Sarri

Capire cosa si può realmente fare con questo organico: un uomo offensivo in più, Hamsik o Diawara al posto di Jorginho e la bocciatura della coppia Milik-Gabbiadini.

Come può cambiare il Napoli di Sarri

Il turnover, il cambio tattico. È bastata una partita storta, una sola, per riportare a galla i vecchi nostri critici e le nuove criticità che l’inizio spumeggiante, al di là dell’esordio un po’ così di Pescara (facciamo che uno 0-0 a Genova ci può stare?), aveva tenuto ben chiuse nei forzieri. L’immaturità del nostro giudizio calcistico, inficiato dal solo risultato, viene mirabilmente descritta in un pezzo che non ha nessun senso compiuto, ma che in realtà spiega davvero tanto. Quello di H.G. Esposito, pubblicato oggi, che racconta del Sarri alle prese con i giornali del postpartita di un’Atalanta-Napoli parallela, giocata con Rog e Diawara.

Se il turnover è stato spiegato numericamente (qui), vediamo ora quali possono essere i cambiamenti che il Napoli potrebbe apportare a sé stesso per migliorarsi. Facciamo, ovvero, una critica tecnico-tattica costruttiva, andiamo oltre il semplice “tizio al posto di caio”. Anche perché, tanto per chiarire, bisogna sdoganare il primo punto fondamentale: il rendimento complessivo di una squadra non è la somma algebrica dei valori assoluti in campo. Altrimenti, per dire, la Juventus dovrebbe esprimere un calcio sublime rispetto a quello del Napoli. Ebbene, non succede. Allo stesso modo, quindi, partire dicendo “mettiamo Rog al posto di Hamsik” vuol dire ben poco. L’inserimento di un calciatore all’interno di un sistema tattico presuppone non tanto una conoscenza di questo sistema o dei movimenti da interiorizzare (Rog fa il calciatore, si ritroverebbe comunque a giocare al calcio e dovrebbe semplicemente ascoltare l’allenatore), quanto l’abitudine a determinati compiti in determinati tempi per determinate zone del campo. Abbiamo ripetuto per tre volte il termine “determinato” declinandolo in base al sostantivo. Se avessimo usato “predeterminato”, forse, saremmo stati ancora più precisi. Della serie: quando gli allenatori parlano dell’inserimento dei calciatori, non è una cosa senza senso. Non siamo in una squadra amatoriale, tanto più che il Napoli ha un sistema enormemente strutturato, in cui ogni situazione di gioco è provata e riprovata in allenamento e poi riprodotta in campo. Chi scrive è stato a Dimaro, e rivede in Serie A e Champions League quanto fatto memorizzare da Sarri nelle sedute di preparazione in Trentino.

Detto questo, vediamo quali potrebbero essere le varianti. E procediamo, almeno inizialmente, per esclusione, dicendo che il doppio centravanti Gabbiadini-Milik è un’eventualità impossibile. Non perché Sarri, nel dopopartita, l’ha definita «la mossa della disperazione», o magari non solo. Ma perché, negli ultimi minuti, abbiamo assistito a una serie di movimenti praticamente identici dei due calciatori: veli, palle smistate sull’esterno o sugli inserimenti dei centrocampisti, pochissimi attacchi veri alla profondità. Per chi scrive, la scelta di inserire Gabbiadini accanto a Milik ha finito per diminuire le possibilità del Napoli di recuperare la partita: i due attaccanti schiacciavano troppo la linea difensiva in basso, finivano per otturare ancora di più gli spazi già congestionati della difesa. Inoltre, la presenza di due attaccanti (e due esterni, come ieri) obbliga il Napoli a rinunciare a un centrocampista, il che rende ancora più difficile lo sfruttamento del vero punto di forza del gioco di Sarri, la tecnica nella trasmissione del pallone. Gabbiadini-Milik è un tandem male assortito, la presenza di un centravanti più piazzato fisicamente e dalle caratteristiche più statiche rispetto a Milik (Zapata?) potrebbe giustificare la scelta di schierare due punte dal primo minuto.

Per quanto riguarda il resto, andiamo avanti con le proposte: una diversa scelta a centrocampo, magari. Di Hamsik regista abbiamo già parlato, potrebbe essere una soluzione per dare una varietà diversa al gioco del Napoli, per innestare qualità differenti nella costruzione della manovra. Riferendoci ai calciatori in organico potrebbe avere un senso l’idea di un centrocampo più offensivo, anche rispetto a quello di ieri: Hamsik regista, come detto, più Rog e Zielinski. Ovvero, tre calciatori dall’altissima qualità nel calcio e nel controllo del pallone, che potrebbero spostare di qualche metro in avanti la costruzione del gioco e quindi tenere necessariamente più bassi i marcatori avversari. Con questa scelta, però, sarebbero necessari il recupero e quindi la presenza di Albiol. L’assenza dello spagnolo, ieri, è stata molto sottovalutata: Maksimovic è un calciatore diverso, meno accademico seppur comunque non disprezzabile nelle sue abilità di controllo palla. Chiedergli di impostare, però, è (ancora) fuori luogo. La presenza di Albiol, quindi di un primo passaggio più preciso anche rispetto a quello di Koulibaly, potrebbe essere sfruttata per armare il trio Rog-Hamsik-Zielinski. Alla fisicità mancante, magari, dovrebbe pensarci il polacco attraverso un’interpretazione meno offensiva del ruolo di mezzala. O magari lo stesso Rog, che agli Europei, ad esempio, ha anche giocato come volante in un 4-2-3-1.

Un’altra proposta, e ci colleghiamo proprio all’ultimissimo concetto, potrebbe essere l’inserimento di un uomo offensivo in più. L’utilizzo, alla Benitez, di tre trequartisti e di una sola punta. Ovviamente, anche questo sarebbe un assetto emergenziale e non di partenza. Ieri, però, avrebbe avuto un senso: avrebbe costretto l’Atalanta a utilizzare un altro uomo nella marcatura uno su uno, magari arretrando il fastidiosissimo Gomez o costringendo uno dei tre centrali a venire più su. Certo, questa possibilità tattica non prevedrebbe uno sfruttamento massimale delle caratteristiche di Hamsik, non a suo agio come trequartista dietro l’unica punta ma neanche come componente del Doble Pivote davanti alla difesa. Però, l’idea di un trio di trequartisti (diciamo pure Mertens-Insigne-Callejon, da sinistra a destra) dietro un’unica punta potrebbe essere una variante affascinante e comunque sostenibile, magari con una coppia di mediani più fisica (Allan-Diawara?).

Diawara, appunto. È lui uno degli aghi della bilancia, una sorta di punto di partenza potenziale per cambiare il Napoli. Che, per carità, riesce a giocare così perché Jorginho gli permette di girare in un certo modo. Allo stesso tempo, però, quando Jorginho non c’è (ovvero, quando viene marcato a uomo. Quindi, sistematicamente o quasi), il Napoli non gira. L’hai visto contro l’Atalanta, contro il Genoa. Meno col Benfica, che da squadra europea o comunque vicina al Napoli per valore assoluto ha preferito non destinare un uomo alla marcatura ad personam dell’italobrasiliano. Che, negli slot d’organico del Napoli, può essere sostituito proprio da Amadou Diawara. Che, basta guardarlo sui video di Youtube, è un regista completamente diverso. Un metronomo più fisico, più dinamico, più tosto dal punto di vista fisico. Diverso, semplicemente. Che potrebbe quindi riscrivere il Napoli, una volta schierato. Certo, è un’eventualità che va verificata e aiutata in ogni modo, parliamo sempre di un classe 97 reduce da una sola stagione in Serie A. Sarri sta lavorando sul suo inserimento, e sarà fondamentale vedere a cosa può portare. Perché a quel punto, con una regia diversa e quindi una diversa impostazione, il Napoli sarà pronto a darsi anche una veste tattica alternativa, o comunque non subito riconoscibile. E quindi, non subito comprensibile per le squadre avversarie.

Il resto delle variazioni è di natura strettamente legata all’organico, ovvero l’inserimento di un calciatore piuttosto che un altro all’interno dello schema. Ieri, a Bergamo, le cose sarebbero potute cambiare pochissimo con i tanto desiderati (a posteriori) Rog e Diawara, o anche con lo stesso Mertens visto nella ripresa schierato dall’inizio al posto di un Insigne ancora lontano dalla sua condizione migliore. Idem dicasi per Giaccherini che rappresenterà un’alternativa importante solo nel momento in cui recupererà una capacità di corsa che oggi, anche quando entra fresco, sembra appannata.

Noi pensiamo, l’abbiamo anche scritto, che Sarri stia pensando a qualcosa di diverso per liberare la squadra dalla dittatura del suo primato estetico, dall’obbligo di dover giocare sempre al massimo per poter vincere le partite. Queste sono alcune delle nostre idee, e ovviamente siamo aperti al confronto. Quello critico e argomentato, però. Quello che va al di là di “Tizio era stanco, meglio Caio”. Così sono bravi veramente tutti.

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