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Il Napoli in Champions e la lezione di mia moglie

Lo streaming, l’urlo del San Paolo mentre un discorso si snoda attraverso Hamsik, Milik e… Higuain

Il Napoli in Champions e la lezione di mia moglie

Il mio migliore amico, nonché testimone di nozze, era stato chiaro: “Non lo puoi fare André, non esiste la serenata due giorni prima del matrimonio, è come il bersagliere a cavallo.”, ma io non avevo voluto storie: il 28 agosto mi dovevo sposare, il 27 c’era Napoli-Milan e due anni di streaming d’oltralpe andavano vendicati, urlavano dallo stomaco fino ai capelli bianchi che brillavano più della futura fede al dito, la serenata sarebbe avvenuta il 26. Quando ti impunti su qualcosa, c’è sempre una cosa in più che sfida la tua cocciutaggine: la futura moglie poteva soprassedere sui capelli argentati ma non sui denti da fumo, il 26 pomeriggio dovevamo andare dalla dentista per la pulizia, ma no la dentista a Fuorigrotta, quella a Pagani, ché l’amore mio è un medico di Nocera e conosce tutti i colleghi da Striano a Reggio Calabria, sopra sono polentoni inaffidabili. Va da sé che dopo Napoli-Pagani-Napoli-Nocera Inferiore, perché quella Superiore non esiste, è un’invenzione della Bce, le parole della serenata scendevano verso Vietri e la musica andava verso Castellammare, cercava la strada di casa. Ma il dovere mio l’avevo fatto, e il 27 ero allo stadio per il mio addio al celibato.

Poi il matrimonio, poi il viaggio di nozze, poi ti scarichi e ti carichi, gioia e sogno, poi un progetto di felicità che richiederà tutte le forze che hai a disposizione, e qualcuna te la dovrai anche inventare, perché rientrato in Gallia ricomincerà lo streaming: la partita salterà dal quinto minuto al terzo, con triplo avvitamento mortale al venticinquesimo, dopo una giravolta che ti stordirà e a poco servirà concentrarti sulla telecronaca, che capisci il russo tu? No.

Nella serata di Champions, il dito trema: che faccio, sottoscrivo l’abbonamento in diretta sul computer di tutta la Ligue des Champions e il Calcio, cioè la Serie A? Se quel locale mi avesse fatto già il contratto, avrei fatto partire questo abbonamento e pure quello allo stadio dei Red Star, perché il PSG ve lo andate a vedere voi. Ma non mi chiamano, oppure mi dicono che facciamo domani, per il fine settimana, mi sono pure sentito dire che il mio profilo è troppo alto per quello che cercano loro, adesso è pure un problema aver fatto il cameriere per due anni. Va bene, clicco, due volte per essere sicuro, ho la diretta. Fa i singhiozzi, anche ora? Ma sto pagando, è partito il pagamento, sì? E cosa vuoi? È vecchio il computer? Ha il profilo troppo alto come il mio, secondo me.

La signora moglie rientra dal lavoro: “Ricominciamo col buona notte e forza Napoli Sempre?”, ride, buon segno, è il momento di vuotare il sacco: “Ho fatto un piccolo abbonamento, niente di che.”, le squadre entrano in campo: “Per vedere il Napoli? Hai fatto bene, come si vede?”, ride ancora, un po’ più furbetta stavolta, un guizzo le attraversa gli occhi, sa qualcosa che io non so: “Il computer regge la diretta?”. Silenzio, faccio un respiro: “Ma sì, sai, alla fine va bene, questa vecchia ciabatta fa il suo dovere.” Un paio di pacche debolissime sul mio tauto nero. “Mi fa piacere.”. Ride.

L’ironia di una donna è il tallone di Achille di un uomo, e già perché noi possiamo fare apprezzamenti esterni con poca classe, le donne fanno critiche interne con uno stile che noi ci sogniamo., devono aver fatto delle ore segrete a scuola, o forse noi aderivamo a troppi scioperi.

Le squadre si allineano, una melodia imprecisa comincia a salire.

“Come va il libro?”

“Oggi ho sentito quelli del locale, mi faccio tutto il week end.”

“E il libro? Ci hai lavorato?”

“Sì, ma non ti preoccupare, per fine mese avrò un contratto.”

“Questo lo so.”. Non ride, svuota la borsa, il tavolo si riempie di provette, protocolli, email stampate, documenti tradotti e per sbaglio esce anche un oggetto che io mi ostino a chiamare cipria, ma pare sia altro, esce dalla compressione medicale della borsa di mia moglie. Si apre, ha uno specchietto su uno dei lati; scusate ma non è cipria? Bah.

“Quando hai deciso di essere infelice senza dirmi niente?”

Gli archi cominciano ad essere concreti, si comincia a comprendere qualcosa, cellulari e tablet più grandi dei famigerati assemblati di secoli fa, passano dalla modalità fotocamera a quella videocamera.

“Scusa non ti seguo, che significa?”

I giocatori sono tutti in fila, muovono le gambe, sentono già la corsa venirgli incontro.

“Come si chiama quello che se ne è andato dal Napoli?”

“No ti voglio bene, stasera non è proprio cosa, non ti piace il calcio, ok, ma farmi un intervento in scivolata senza palla, stasera no.”

“Dicevi che ha agito di nascosto, meglio la luce del sole, che sia chiaro a cosa si punta.”

La musica ora è proprio decisa, sta arrivando.

“Di cosa hai paura? Quando lo invii il libro? Al matrimonio hai detto che puntiamo alla felicità, invece ora punti al ribasso?”

La cipria o qualunque cosa sia, cade a terra. E’ un caso? Ci guardiamo, è la stessa cosa di prima? Non credo, giochiamo tutti e due con i rispettivi anelli, li facciamo girare attorno al dito come il sole e la luna attorno al mondo. E’ una questione di attimi, la musica cresce.

“Scusa ma bisogna essere realisti…”

“Cioè ascoltare tutti gli altri? Tu devi puntare tutto su quello che gli altri ti sconsigliano.”

La musica è a un passo dall’esplosione. Io la guardo e lei mi guarda. Io sono l’adulto mancato da sempre e lei è lo spirito pratico, quando siamo diventati il razionale e la sognatrice fondamentalista?

“Razionale? Di’ pure quello che non desidera, che ha gli attributi in pensione prima di cominciare.”. Quanti anni sono che siamo sposati? Ah già, è un mese.

“Il tuo capitano, come si chiama?”

“Hamsik…”

“Quello nuovo?”

“Milik…”

“Credi che non se la stiano facendo sotto, in questo momento?”

Scoppia l’urlo, le casse del computer, che non scoprirò mai dove sono, vibrano. Il San Paolo ha parlato, è cassazione.

È un gioco sottile quello che ci fa comprendere la forza di volontà: un possibile abbaglio, un improbabile successo. Sulla scia degli applausi e degli sguardi attoniti degli avversari, Milik ride come un bambino la vigilia di Natale, ma anche come un soldato di Napoleone quando suonava la carica, tra sciabole lucenti. Se l’ironia delle donne è al di là delle mie forze, non si può immaginare cosa sia il loro coraggio per me.

“Quante pagine hai scritto oggi?”

“Ven…dieci, ma mica sono Simenon…”

“Domani ne scrivi trenta”

“Amore…”

“Sono stata all’agenzia immobiliare stamattina, abbiamo bisogno di una casa più grande.”

Non indago, non è proprio il caso.

Il matrimonio è stato benedetto da un 4-2 che ha dato inizio ad un’eco che è arrivata fino ad oggi, si è intrufolata a gonfiare l’urlo del San Paolo come una vela maestra e ha gonfiato il cuore di mia moglie, senza dirmi niente.

Giochiamo allo scoperto, senza paura della sconfitta affrontiamo tutti quelli che ci dicono di guardare altrove. La vecchia storia che si può perdere, è semplicemente vecchia, vera, ma chi parte da questo presupposto? Non è saggezza, è pararsi avanti e indietro, mettersi in barriera senza sapere se guardare il pallone o il portiere. Direbbe mia moglie che bisogna prendere una decisione e essere categorici, avanti tutta, massima velocità, sciogliamo i motori nel loro stesso fuoco. Come faccio a darle torto, davanti a questo Napoli per giunta?

“Buona notte e forz…”

“Domani ne voglio trenta, e invii quello che è finito.”

San Gennaro mio, aiutami tu.

Forza Napoli Sempre.

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