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Hart, l’ambizione di creare un club a Napoli (e la speranza che la politica apra gli occhi)

Al cinema di via Crispi parte un programma basato sulla contaminazione: cinema, musica, teatro, cibo, eventi.

Hart, l’ambizione di creare un club a Napoli (e la speranza che la politica apra gli occhi)
La conferenza di presentazione della stagione di Hart

C’è un cuore che batte nel centro di Napoli. Spostato verso Chiaia. Hart, all’italiana, più portiere del Torino che cuore. Ma è a Napoli, vuole radicarsi a Napoli. È l’ex Ambasciatori che ha sperimentato il cinema con i letti. E il bar. Un’idea originale che non si ferma. Hart cambia pelle e presenta la nuova stagione. «Abbiamo l’ambizione di diventare un club», spiega Luciano Stella. «E anche di mettere in rete, termine abusato lo so, le energie di questa città che è troppo individualismo e poco condominio. Ecco, l’obiettivo è creare un condominio senza rinunciare alle personalità». Ci sarà di tutto: cinema, teatro, cibo, musica.

Il programma

E il condominio ha un programma. Lunedì e martedì cineclub curato da Rita Esposito.
Mercoledì a pranzo lunch-box, pausa pranzo con film e cibo: pausa pranzo e vecchie commedie.
Mercoledì sera un film in lingua originale, film d’attualità.
Giovedì si alterneranno diverse iniziative che andranno sotto il nome di Hart offbeat :
“in poltrona con lo chef”, ideato da Donatella Bernabò Silorata, corti d’autore prodotti da Pasta Garofalo, una degustazione con uno chef stellato, un reading con uno scrittore e una performance teatrale. Contaminazione, che poi è il senso profondo dell’iniziativa;
“Ubriachi di cinema”, abbinamento cocktail e film, curato da Benedetta Gargano e Christian Trentola (divertente la presentazione, è un format che portano avanti da anni a casa loro – i due sono sposati – con la nonna centenaria);
eventi, tra cui Bruno Bozzetto il 3 novembre, la performance “Kiki de Montparnasse” di Cristina Donadio («un’altra delle mie donne importanti e un po’ sbilenche») il 10 novembre, i Foja il 4 dicembre, il concerto di Peter Cincotti il 15 dicembre.
Venerdì, a cura di Sigfrido Caccese, “Speakeasy”: l’Hart si trasformerà in un locale dalle atmosfere anni Trenta durante il proibizionismo americano.
Sabato discoteca, sempre a cura di Caccese.
Domenica pomeriggio dedicata ai più piccoli con appuntamenti e anche film (ma non solo). Le sezioni cinematografiche sono curate da Gerardo De Vivo. L’intero cartellone da Marialuisa Firpo.

Una sottile polemica col Comune

Un’iniziativa originale la cui presentazione ha avuto anche una coda polemica da parte degli organizzatori in risposta a una domanda – di Peppe Iannicelli – che giustamente faceva notare come tante iniziative a Napoli non vengano valorizzate e il divertimento si riduce, almeno a livello giornalistico, alle polemiche per la movida, mentre in altre città – ad esempio Berlino – organizzano pacchetti viaggio per i week-end densi di appuntamenti. Luciano Stella ha ricordato che la politica dovrebbe avere un compito di coordinamento e ha sottolineato, con tatto ma lo ha fatto, gli aspetti negativi dell’antipolitica. E ogni riferimento a de Magistris non è parso affatto casuale.

Il punto non è – ha detto – dateci i soldi, ma “vi siete accorti che abbiamo organizzato quest’evento?”. Napoli è certamente una città faticosa ma c’è un fermento che va al di là della politica, la politica dovrebbe solo prenderne atto.

Diego Nuzzo – che per Hart organizza una interessante rassegna teatrale (“FringeHart”) dedicata ai giovani under 35 che frequentano “i tanti laboratori teatrali presenti a Napoli”, con tema la felicità – aggiunge: «Ci basterebbe che non ci mettessero i bastoni tra le ruote».

Un tema non nuovo ma interessante. Il presunto immobilismo di Napoli è anche figlio del racconto stereotipato e stantio – questo lo diciamo noi del Napolista – di questa città. Le iniziative ci sono, le persone partecipano. Come ricorda Marialuisa Firpo: «Gli eventi ci sono, così come la partecipazione, solo che spesso non vengono raccontati. “Il suono della parola”, per fare un esempio, è stato un momento di eccellenza seguitissimo». Giustamente Firpo sottolinea come la discoteca Duel – di Sigfrido Caccese – sia considerata tra le migliori 40 discoteche del mondo. Insomma, Napoli non sarà Berlino ma non riesce neanche a valorizzare quel che produce (e non produce poco).

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