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Crotone e Napoli, la Magna Grecia così lontana e così vicina (pure a tavola)

Dalla pittara calabrese alla parmigiana di alici, due città una accanto all’altro per cultura, tradizioni e cucina.

Crotone e Napoli, la Magna Grecia così lontana e così vicina (pure a tavola)

Molti anni fa, ospite di una famiglia di amici calabresi, mangiai con molta soddisfazione un piatto tipico della loro tradizione. Saporito, con un fondo di note dolciastre di peperoni e reso fortemente scostumato dal peperoncino piccante calabrese. Con grande stupore scoprii, dopo, che per realizzare quella pietanza, insieme ai peperoni venivano spadellate nell’olio extravergine di oliva “Alto Crotonese” .

Dopo, abbondanti porzioni di bucce di fichi d’India. Si trattava probabilmente di una rivisitazione di ricette provenienti dalla Sicilia, dove le bucce dei fichi d’India trovano ampio spazio in cucina, pastellate e fritte o all’agrodolce con cipolle rosse di Tropea e vin cotto primitivo, e così via. La preparazione era, peraltro, semplice. Le bucce, lasciate in acqua fredda per una notte e private delle spine, venivano asciugate e messe in una padella insieme ai peperoni gialli e rossi, a una manciata di capperi, olive nere e peperoncino calabrese piccante fresco. Fondamentale, mi spiegavano, era la qualità dell’olio.

I “Fichi d’India di Calabria” sono inseriti nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. La pianta viene chiamata in dialetto calabrese la “pittara”, cresce spontaneamente specialmente nelle zone costiere, non necessitando di alcuna lavorazione. Il frutto è ricco di minerali, ferro, calcio e vitamine, è un ottimo integratore e ha proprietà digestive oltre a favorire la crescita di capelli e unghie e ad agire, si legge, come efficace equilibratore psichico. Con i fiori, ottimi per insaporire fresche insalate, si produce un decotto dalle efficaci proprietà diuretiche. Le foglie, chiamate anche pale, si possono cucinare come se fossero una normale verdura. La buccia dei frutti, infine, oltre a essere utilizzata in varie ricette come contorno, accuratamente spazzolata e lasciata asciugare al sole, era l’ingrediente principale per preparare anticamente una conserva sotto salamoia da consumare durante i mesi invernali.

Da Napoli a Crotone, in automobile, si possono impiegare diverse ore. Ci sono circa 400 chilometri da percorrere e trattandosi della Napoli-Reggio Calabria ogni stima sui tempi di percorrenza può essere ottimistica. Le due città della Magna Grecia, sono però vicinissime in quanto a cultura, arte, gastronomia. La sfida calcistica dovrebbe partire da qui, dai legami forti che esistono tra le due città. Tra i vari testi che ne parlano, cito: “Cronica della città di Crotone e della magna Grecia”. Napoli, Savio 1649; e “Crotone. Da polis a città di Calabria”, di Carmelo G. Severino.

Anche nei secoli successivi, la storia è piena di riferimenti che legano Napoli e Crotone dal punto di vista alimentare. Molti conosceranno, per esempio, la tradizione dei “maccaronari”. Le cronache dell’epoca riferiscono che nel mese di marzo dell’anno 1764, il patrone Gasparo di Trapani ed il figlio Gio. Camillo assieme al Signor Giacomo de Martino, figlio di Renato, tutti del Piano di Sorrento stabilirono di recarsi a Crotone “coll’ingegno de’ Maccaroni”. Dopodiché, la presenza di Napoletani a Crotone che per lungo tempo era stata occasionale e contingente, dovuta soprattutto al commercio granario, crebbe dando impulso proprio all’industria dei maccheroni. Vi era anche un riferimento toponomastico a questa attività nella città, con il largo dei Maccaronari, che era situato nella zone della “parrocchia di Santa Margherita vicino alla piazza lorda e alla fila dei tavernari”.

Dove e cosa mangiare a Crotone? Tre spunti: una parmigiana di alici, alla “Lampara”, in via Verdogne nei pressi del Castello di Carlo V; una buona pizza napoletana e vari stuzzichini da “Cos’e pazz”, in via Cristoforo Colombo; il “tostaccio”, un toast particolarmente ricco e gustoso, al “Long Beach RistoBar” in viale Antonio Gramsci, zona lungomare. Se amate il vino e avete un po’ di tempo, cercate nel crotonese il Cirò Rosso Classico Superiore riserva 2011‘A Vita, di

Francesco De Franco di Cirò Marina o il rosato Il Marinetto 2014 della Cantina Arcuri di Cirò Marina, entrambi tra le eccellenze nella guida dei vini 2016 dell’Associazione Italiana Sommelier.

E adesso, sazi e felici, andiamo tutti a tifare. Forza Napoli!

“Quella del calcio è l’unica forma di amore eterno che esiste al mondo. Chi è tifoso di una squadra lo resterà per tutta la vita. Potrà cambiare moglie, amante e partito politico, ma mai la squadra del cuore”.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista.

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