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Var, la moviola in campo esordisce in Serie A: previsioni, dubbi e necessità

Un bel pezzo di Repubblica sulla sperimentazione (non ancora online) della tecnologia: si comincia con Torino-Fiorentina e Milan-Sassuolo.

Var, la moviola in campo esordisce in Serie A: previsioni, dubbi e necessità

«Chissà che tra qualche anno, al primo rigore contestato, non piova dalle curve l’urlo “cameraman cornuto». Comincia così un bel pezzo di Repubblica sull’esordio italiano della Var, la moviola in campo. Var è ovviamente un acronimo e sta per Video Assistant Refree, e consiste in un confronto simultaneo tra l’arbitro in campo e un direttore di gara che vede la gara in televisione e quindi può orientare le decisioni dell’arbitro in base a quanto inquadrato dalle telecamere. Da qui il giochino di Matteo Pinci, giornalista del quotidiano romano, che sposta attenzioni e riflettori (e quindi “colpa) delle future decisioni arbitrali dalla sestina arbitrale all’uomo che maneggia la telecamera.

Ovviamente, è una simpatica forzatura giornalistica. Però, in qualche modo, anticipa uno dei pericoli cui il calcio internazionale andrà incontro nei prossimi anni, e che il calcio italiano conoscerà a partire dal prossimo week-end di campionato, quando Torino-Fiorentina e Milan-Sassuolo si travestiranno da cavie e saranno le prime partite italiane in cui si sperimenterà la moviola in campo. Ovviamente, la sperimentazione è offline (l’arbitro che sarà nella saletta dedicata non potrà interloquire con il direttore di gara vero e proprio) ma proverà ad abbassare i primi tempi necessari alla decisione in merito agli episodi contemplati dalla tecnologia, quelli decisivi per la partita (gol da annullare, calci di rigore, espulsione, scambi di persona): finora, occorrono circa 17 secondi per capire la natura di un caso regolamentare. L’obiettivo è arrivare a dieci.

Oltre a una spiegazione dettagliata della Var, il pezzo di Repubblica propone anche un’analisi sul fatto che «la tecnologia non sarà uguale per tutti», perché non tutti gli stadi danno possibilità di installare telecamere dedicate. A Cagliari, ad esempio, lo stadio non è predisposto per aggiungere nuovi device. Presente anche una dichiarazione dell’ex regista unico del campionato, Popi Bonnici. Che spiega come sarebbe preferibile utilizzare «solo telecamere indipendenti dal racconto sportivo, che si occupino solo di quello». Siamo alle prime schermaglie, vediamo come va. Per gli arbitri e per i cameraman, aspiranti cornuti. Con tutto il rispetto, ci mancherebbe.

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