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Quarto e Novara: il calcio dei bambini sull’asse Nord-Sud (e contro il razzismo)

Il Novara ha uno dei centri sportivi più belli d’Italia. L’Alma Verde ha chiuso un accordo con loro per i baby calciatori.

Quarto e Novara: il calcio dei bambini sull’asse Nord-Sud (e contro il razzismo)

Siamo quasi assuefatti agli episodi di razzismo territoriale che purtroppo spesso interessano il calcio e invece capita, talvolta, le due realtà geografiche del paese, Nord e Sud, si incontrino in nome dei bambini, della loro crescita emozionale e sportiva e della partecipazione democratica che solo il calcio sa (e dovrebbe) regalare.

È il caso del Novara Calcio, squadra professionistica di serie B che, proprio in questi giorni, ha accolto tra le sue affiliate una società di Quarto, in provincia di Napoli, l’Alma Verde. Con l’affiliazione, la società quartese è entrata a far parte di Sestante Azzurro, il raggruppamento che riunisce le 58 società affiliate al club piemontese, quasi tutte provenienti da Piemonte e Lombardia tranne, oltre all’Alma Verde, altre quattro ‘stranissime’ eccezioni fuori dal territorio convenzionale: una società di Latina, una di Potenza, una di Bari e una addirittura di Cagliari.

Lunedì, presso il complesso Penalty di Quarto, dove si svolgono gli allenamenti dell’Alma Verde, è avvenuto il primo incontro ufficiale del Novara Calcio – rappresentato dal responsabile di Sestante Azzurro, Massimo Moia – con lo staff della società quartese. A suggellare l’intesa tra le due società lo scambio dei gagliardetti e il dono, da parte del club piemontese, della maglia autografata del centrocampista del Novara Nicolas Viola.

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La richiesta di affiliazione, nel caso dell’Alma Verde, è partita dai suoi dirigenti, Vincenzo Di Lauro, presidente della società, e Giovanni Pirone, direttore generale. Nata sei anni con poco più di trenta bambini, quest’anno, alla seconda stagione di iscrizione alla Figc, l’Alma Verde ha già raggiunto 130 iscritti tra i 5 e i 14 anni. Il motto della società è “Crescere nella vita e crescere nello sport” ed è stata proprio questa filosofia, oltre alla voglia di creare un’asse Nord-Sud, il principale punto di incontro con il Novara Calcio, una società da sempre attenta al settore giovanile, che cerca di dare una possibilità a tutti i ragazzi del suo territorio di riferimento.

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Il Penalty di Quarto

«Abbiamo scelto una società del Nord perché i settentrionali sono spesso restii nei confronti dei meridionali – ha dichiarato il direttore generale di Alma Verde, Giovanni Pirone – Io, invece, apprezzo la loro professionalità e mi piacerebbe dimostrare che anche qui, nel nostro territorio, c’è gente che vuole fare calcio in modo serio e che vuole dare la possibilità ai ragazzi, sia a quelli più pronti che a quelli meno pronti, di divertirsi con questo sport che per me rimane il più bello del mondo». Come mai la società ha fatto richiesta di affiliazione a un club del Nord e non ad uno del napoletano? «Nulla togliendo alle società professionistiche che operano al Sud, non ho ancora trovato in esse l’apertura mentale verso i ragazzini che ho visto nel Novara – ha commentato Pirone – Noi ci impegniamo ogni giorno per far maturare i bambini sia dal punto di vista calcistico che da quello umano. Certo, ben vengano le buone basi tecniche, ma ci interessa soprattutto insegnare loro l’importanza del gioco di squadra, la lealtà e la correttezza verso i compagni e gli avversari e ad essere autonomi e motivati, sul campo come nella vita e questi mi sono sembrati i valori condivisi anche dal club piemontese».

Non solo comunanza di valori e di ideali a spingere verso l’affiliazione, ha spiegato Pirone, ma anche la sua totale gratuità: «L’affiliazione al Novara Calcio non grava sui genitori dei nostri ragazzi e questo mi sembra un punto di merito importante. Il Novara ci offre gratuitamente la possibilità di far crescere i nostri allenatori e preparatori in modo da poter dare ai nostri ragazzi più di quello che diamo loro adesso, oltre alla possibilità di portarli a Novarello, il centro sportivo di eccellenza che fa capo al club piemontese».

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Il centro sportivo di Novarello

Una realtà, quella di Novarello, assolutamente all’avanguardia. Considerato uno dei centri sportivi più belli d’Italia, Novarello è di proprietà del presidente del Novara, Massimo De Salvo, imprenditore nel ramo della sanità locale. A soli 7 km dal centro città, è immerso nel verde ed occupa una superficie di oltre 100mila metri quadrati. Dotato di palestra, piscina, zona atletica, sei campi di calcio (di cui quattro sintetici e due in erba), tribune bilaterali, un palazzetto dello sport da 300 posti, un albergo a 4 stelle con spa e un ristorante aperti al pubblico esterno, una zona verde con laghetto, un’area didattica per convegni, incontri con le scuole e seminari di formazione, è stato inaugurato nel 2007, dopo solo un anno dal rilevamento della società da parte di De Salvo. Per ciò che offre e per la sua organizzazione capillare, il centro è stato finora utilizzato da diverse società sportive provenienti persino dall’Australia e dal Giappone come base per periodi di preparazione atletica. «Il nostro centro è aperto a tutti – ha spiegato Massimo Moia, responsabile di Sestante Azzurro, presente ieri a Quarto – Tutte le società nostre affiliate possono accedervi gratuitamente. Al centro di Novarello abbiamo persino una chiesa costruita per volere del nostro presidente: l’Isis ha buttato giù una chiesa in Siria e lui si è imputato a ricostruirla uguale al centro di Novarello. Utilizziamo lo stadio di proprietà del Comune ma la cui gestione è della società. Il Comune può averlo a disposizione per tre giornate l’anno, ma non può tenervi concerti perché il presidente ha voluto i campi in sintetico».

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È proprio Novarello che ha fatto da traino per l’affiliazione delle 58 società calcistiche a Sestante Azzurro: «Il Novara è una società di serie B e non ha la visibilità di club più importanti. Da quando la gente ha scoperto che abbiamo Novarello, hanno iniziato a chiederci l’affiliazione non solo le società del territorio circostante, ma di tutta Italia, anche in considerazione del fatto che il rapporto di affiliazione è gratuito – ha continuato Moia – Le affiliazioni con la società di Bari e con quella di Sabaudia sono avvenute grazie a dei nostri ex giocatori, invece l’anno scorso ci è arrivata una richiesta da Cagliari che ci ha sorpreso molto: non pensavamo di essere un polo attrattivo per l’Italia e così abbiamo iniziato a pensare di fare qualcosa anche fuori dal nostro territorio di riferimento. Chi non conosce il Novara pensa sia una società di serie B e basta, poi, quando entri nel nostro centro, capisci che c’è un’organizzazione, una società che punta tantissimo sul settore giovanile, un modo di vivere il calcio diverso dalle altre società. Il fatto che il nostro centro sia aperto a tutti, genitori, bambini e curiosi, fa vivere il professionismo in maniera diversa».

E adesso, ultima arrivata, l’Alma Verde: «Della società quartese ci ha colpiti soprattutto il modo di vivere il calcio, di insegnare ai bambini e di gestire i ragazzi – dichiara Moia – il non cercare per forza dei risultati ma la voglia di creare qualcosa di sociale per il territorio. E poi hanno un centro sportivo molto bello, con campi sintetici che si avvicinano al nostro ideale. È una struttura importante su un territorio importante come quello napoletano».

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Uno dei campi di allenamento Alma Verde

Moia ha spiegato che l’affiliazione richiede soprattutto la partecipazione ai corsi di formazione, da parte degli allenatori e dello staff delle affiliate, e la partecipazione ai numerosi eventi di crescita offerti dal club: «Non entriamo a piedi uniti nella società che si affilia a noi, lasciamo che siano i suoi responsabili a gestire tutto, perché è giusto che ognuno abbia la sua identità. Non possiamo costringere una squadra dilettantistica a diventare professionistica dall’oggi al domani, deve arrivarci gradatamente attraverso i suoi responsabili».

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Molto formale in particolare, rispetto alle società dilettantistiche, il rapporto che il Novara intrattiene con i genitori: «I genitori stanno dietro le reti come i vostri – ha spiegato Moia – Naturalmente, trattandosi del Novara calcio, i genitori stanno zitti, mentre nelle società dilettantistiche non è così. I genitori non possono avere contatti con il responsabile delle attività di base, devono passare prima per il dirigente accompagnatore poi è lui che porta alla società le loro rimostranze, ma unicamente su questioni logistiche, mai su questioni tecniche, sulle quali nessuno viene ascoltato. I genitori devono adeguarsi alla società. Se la società dà spazio alle lamentele avrà sempre problemi con loro, se invece li tiene al posto loro e li coinvolge solo in determinati spazi, dai genitori si ottiene di più in termini di crescita dei bambini».

Quello con i genitori è il punto dolente del lavoro svolto con i ragazzi, a detta del direttore di Alma Verde Giovanni Pirone: «Io dico sempre che per ogni iscritto esistono quattro problemi. Uno è quello meno dolente, anzi, affascinante, cioè la gestione del ragazzino stesso, la parte più bella, gli altri tre sono la mamma, il babbo e il nonno del ragazzino. Sto cercando di lavorare su questo aspetto. È importante per me far capire che per la mia società lo sport è vita e che quindi i bambini devono prima crescere come uomini poi come calciatori. Uno solo su centomila diventa calciatore di buon livello. Se tutti i papà pensano che il proprio figlio sia un calciatore nato non si va da nessuna parte».

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La democrazia della partecipazione e l’attenzione a tutti i bambini, è ciò che ha colpito anche il presidente dell’Alma Verde, Vincenzo Di Lauro: «Quando abbiamo partecipato al Novarello day, la giornata di presentazione del centro sportivo a noi affiliati di Sestante Azzurro ci è stato chiesto di non portare a Novarello solo i ragazzini più pronti e forti, solo le squadre selezionate, ma di portare tutti i bambini, perché altrimenti il fine dell’affiliazione, che è di far conoscere a tutti la realtà del club e la sua struttura, non ha senso. Ci hanno spiegato che non bisogna andare a Novarello solo per vincere, anche perché il bambino bravo avrà comunque una visibilità, non c’è bisogno di esibirlo. Questa è la nostra filosofia, quello che facciamo a Quarto, se però senti queste parole da persone che fanno calcio da professionisti, allora sei doppiamente contento perché questa è la nostra idea di calcio, aggiunge un punto in più a questa affiliazione che penso spossa dare grosse soddisfazioni».

Un’asse Napoli-Novara che speriamo possa contribuire ad avvicinare il Nord e il Sud del paese in nome dei bambini e del pallone. E il viaggio a Napoli forse inizia a sortire i primi effetti. Prima della riunione, il responsabile di Sestante Azzurro è stato portato in giro per la città dai responsabili dell’Alma Verde e ci è sembrato piacevolmente colpito dalla realtà napoletana: «È la prima volta che scendo così in basso in Italia – ha detto Moia – In tv vedi tante cose su Napoli, spesso brutte, e io sinceramente non ne ho riscontrata neanche una. È un posto affascinante, bellissimo, ho girato tutta la mattina e penso di non aver visto cose che non abbia visto anche nelle nostre grandi città del Nord, anzi, da noi c’è di peggio che a Napoli».

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