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Calaiò segna in rovesciata, Napoli gli vuole ancora bene

L’attaccante torna al gol in Lega Pro (col Parma) dopo dieci anni. Un calciatore cui Napoli resta legata.

Calaiò segna in rovesciata, Napoli gli vuole ancora bene

L’ultimo gol realizzato da Emanuele Calaiò in un campionato di terza divisione, Serie C1 o Lega Pro che sia, viene da questa partita qui. Da Grosseto-Napoli 2-2, match giocato otto giorni dopo la promozione matematica ottenuta in casa contro il Perugia. Dieci anni e pochi mesi dopo, Calaiò è di nuovo in terza divisione, e gioca con il Parma. Ieri sera ha segnato il primo gol della sua nuova avventura. Questo qui sotto, ripreso da dietro la porta. Non è male.

Chi l’ha visto e condiviso, non ha potuto fare a meno di imbattersi nei commenti dei tifosi napoletani. Commenti di applausi, di ringraziamento. Calaiò, dalle nostre parti, è un ricordo ancora vivo nonostante la sua ultima stagione vera in maglia azzurra sia stata quella della prima Serie A. Roba preistorica, o quasi: Iezzo, Domizzi, Cupi, Cannavaro e via discorrendo. Fino a Lavezzi e Zalayeta l’uomo che tolse all’arciere palermitano il posto da titolare dopo una sola partita: Napoli-Cagliari 0-2. Esordio in campionato, Calaiò si apre letteralmente la testa, gioca con un indimenticabile turbante e poi va fuori nella ripresa. Rientrerà da titolare solo alla quinta di ritorno, a Livorno: Zalayeta assente, lui gioca dall’inizio e segna due gol. Entrambi di testa, il secondo al 90esimo è decisivo. In pratica, è l’ultima recita. A gennaio 2013, un effimero ritorno da centravanti di scorta dietro Cavani. Che vuol dire non giocare mai. Al massimo una sola partita da titolare a campionato finito più cinque spezzoni, e 120 minuti in Europa League che sono tutto il suo bottino internazionale.

Prima di queste due annate, il rapporto Napoli-Calaiò e viceversa è però speciale. Bellissimo, passionale. Sì, perché Calaiò è uno dei primi grandi investimenti di De Laurentiis: gennaio 2015, il ragazzo ha 23 anni appena compiuti e viene da 29 gol a Pescara in un campionato e mezzo di Serie B. Insomma, ha una carriera davanti che sta prendendo la giusta piega dopo le buone promesse nelle giovanili del Torino. Poi, la chiamata da Napoli. Che vuol dire scendere di categoria, ma alzare comunque il target. Calaiò diventa un’attrazione del Napoli Soccer, gioca bene e segna da subito: 6 gol il primo anno, quello dei playoff perduti. Poi, nel campionato successivo, i gol sono 18. In Serie B, con Bucchi e Sosa che si alternano al suo fianco (lui è l’inamovibile, sì), i gol sono 14. C’è quello decisivo con il Lecce, alla penultima giornata; ci sono i calci di rigore, quattro, che portano tanti punti. E poi c’è un bel rapporto con la tifoseria che si immedesima nel suo essere uomo del Sud e lo elegge a idolo-bomber. Il coro è in rima, ovviamente: “Tanto già lo so, segna Calaiò”.

Come abbiamo visto, durerà poco: la prima stagione in Serie A, la terza in assoluto al Napoli, consiglia una separazione consensuale. Le ambizioni del Napoli, che arriva subito all’Intertoto, non coinvolgono Calaiò perché pretendono un attaccante più forte. Non è colpa di nessuno, è solo che il Napoli si aspettava di più da questo calciatore. Un di più che poteva essere e non è stato, semplicemente perché la dimensione di Calaiò non è quella del grande club di Serie A. Siena, per esempio e invece, è perfetta: Emanuele ci sta cinque stagioni e mezzo, quattro e mezza di Serie A, e mette a segno 50 gol tra campionato e Coppa Italia. È l’assoluto protagonista della promozione di Antonio Conte, stagione 2010/2011. Ha un suo mondo, Calaiò: la Serie B, la A di una certa lega. In questi luoghi si muove benissimo.

Lo confermano anche le ultime stagioni: dopo il secondo Napoli, segna al San Paolo con il Genoa grazie a un meraviglioso calcio di punizione da lontano. Dopo la Liguria, assaggia la sua Sicilia (a Catania) e poi torna indietro, a La Spezia: 11 gol, nella scorsa stagione, tra Serie B e Coppa Italia. Ieri, l’esordio col Parma. Con quel gol che è una diapositiva delle sue qualità in area, decisive a questi livelli: lettura, fisicità, buona coordinazione. E tecnica di tiro, che non vuol dire per forza la conclusione dalla media o lunga distanza ma anche capacità di metterla dentro da vicino. Il Parma nuova versione è soprattutto lui, unitamente ad altri leoni di categoria (Evacuo, Coly) e al sempiterno capitano Lucarelli. Lo seguiremo, l’arciere. Chissà che non ne faccia altri, di gol così.

Ci farebbe piacere, anche perché Calaiò è il ricordo recente di un passato bello e un po’ spensierato, per qualcuno di un’infanzia o di un’adolescenza che si colora di nuovo d’azzurro e per altri di un inferno da cui siamo comunque risaliti. Anche, se non soprattutto, grazie a lui. È l’ambizione che si scontra con la realtà di non essere all’altezza di Lavezzi e di un Napoli che cresce, ma anche l’applauso ogni volta che è tornato. È uno di quelli che, come piace dire a noi, ha onorato la maglia. Vero, anche se a noi certi romanticismi non è che ci piacciano tanto. Ci piace più ricordare il suo modo di essere stato professionista serio, disposto a sposare Napoli in un momento di incertezza. Per trascinarla di nuovo dove gli compete. Se oggi siamo in Champions, il merito è anche un po’ suo. Anche se da noi non ha mai segnato in rovesciata.

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