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«Noi vogliamo vincere, noi dobbiamo vincere»: la “juventinizzazione” dei tifosi del Napoli

Napoli è altro, esiste per resistere. Vincere non è solo il motivo per cui si tifa, e ce lo dicono anche altre realtà: dalla Bologna povera del basket fino a Berlino, Colonia, Birmingham.

«Noi vogliamo vincere, noi dobbiamo vincere»: la “juventinizzazione” dei tifosi del Napoli

Anni fa lessi di come i tifosi della Fortitudo Bologna cantavano durante le partite delle loro squadra al palazzetto dello sport un coro che ritengo geniale: “Non vinciamo mai, non vinciamo mai!!!”. Per chi fosse poco addentro le cose del basket, Bologna era all’epoca ( alba del 2000) la capitale della pallacanestro italiana dove c’erano due squadre a contendersi il primato: la ricca e nobile Virtus Bologna che faceva incetta di titoli tricolore, e la proletaria e giovane Fortitudo, che si ritrovava spesso ad arrivare seconda ed a vedere vincere i concittadini virtussini. Ed allora i tifosi della stessa Fortitudo si inventarono quel geniale coro che non era affatto polemico o rabbioso, ma anzi stava a voler sottolineare che loro avrebbero continuato a tifare comunque, orgogliosi e fieri, pur senza collezionare scudetti ogni anno.

Questa storia mi è tornata alla mente in questi giorni di turbolenze in certi ambienti del tifo partenopeo, quelli del famigerato “Amma vencer’”, quegli ambienti che considerano un secondo posto e due coppe Italia dei fallimenti. Il modello tifoso “insoddisfatto perenne” o “incazzato cronico” ( scegliete voi la categoria in cui vi ritrovate meglio) pare essere molto in voga tra certi supporters partenopei in questa estate 2016, soprattutto nella categoria dei tifosi urlatori, quella minoranza molto rumorosa che grida alle radio o sfoga su facebook la propria rabbia contro presidente, società, stadio, stampa etc etc.

Vincere. Dobbiamo Vincere. Noi Vogliamo Vincere.

Ora, succede che mi capiti spesso per motivi familiari di passare tanto tempo fuori regione, in particolare tra Puglia e Basilicata. Sarà che è più forte di me, ma in occasione di tali soggiorni continua a colpirmi in maniera impressionante la quantità incredibile di tifosi della Juventus che incontro: a volte mi piacerebbe parlare con un tifoso del Bari o del Foggia, ma nada: più probabile imbattersi in Riccardo Scamarcio che lavora nell’uliveto. Ebbene, ho imparato sulla mia pelle di come il tifoso meridionale juventino guardi il tifoso napoletano, con un mix tra senso di superiorità e tenerezza: insomma come si guardano quei fricchettoni che sembrano usciti dagli anni 70’, quelli che ancora si ostinano a credere nella litania “tifo per la squadra perché in fondo difendo la città”. Grazie ai miei incontri con gli apolidi juventini sono sempre più convinto di cosa voglia dire oggi più che mai essere tifosi del Napoli. Direi che possiamo consideraci a tutti gli effetti ormai l’ultimo argine (forse insieme solo ai tifosi della Roma) al Pensiero Unico Nazionale che, come in un romanzo di Orwell, ci vorrebbe tutti uniti nel difendere i colori della italica nazione pallonara: l’azzurro? No, il bianconero.

Ebbene, subito dopo aver fatto le presentazioni del caso ed aver professato ognuno la propria fede calcistica, scatta puntuale la domanda classica del tifoso apolide juventino: Si, ma fondamentalmente che avete vinto voi del Napoli? Niente replico di solito io, come niente ha mai vinto il Bari, il Lecce, la Reggina o il Palermo, e forse niente vinceremo per i prossimi cinquanta anni, ma va bene lo stesso. C’è una sostanziale differenza però tra voi e noi: per quanto vi possa sembrare inconcepibile noi non abbandoniamo la barca solo perché non va a velocità supersonica: anzi noi la amiamo lo stesso, forse anche di più proprio perché non sarà sempre una fuoriserie, ma è la Nostra barca, la Nostra storia, la Nostra realtà. Poi rifletto un attimo e mi dico: ma come è possibile che proprio alcuni tifosi del Napoli utilizzino gli stessi argomenti, le stesse frasi proprie degli juventini?

Vincere. Dobbiamo Vincere. Noi Vogliamo Vincere.

Certo che vincere è bello, certo che vincere è importante, ma non è il motivo per cui si tifa, e nello specifico non è il motivo per cui si tifa Napoli. Le frasi “Vincere è l’unica cosa che conta” ( cit. Boniperti) o peggio ancora l’agghiacciante “La sconfitta è la morte” (cit. Conte) lasciamole a loro. Noi siamo altro. Rappresentiamo altro. Esistere e resistere. Continuare ad esserci mentre tutti gli altri (terroni) scelgono la strada comoda del carro vincente. Ecco perchè mi fa assurdo leggere del presunto pessimismo classico del tifoso del Napoli che si accontenterebbe del secondo posto, mentre “Nuie vulimm vencer”.

Ma chi? Ma quale pessimismo? Impariamo invece a volerci più bene, a non fare il gioco di chi gode a vederci divisi da dentro. Soprattutto riappropriamoci del sorriso, della consapevolezza della nostra forza senza cadere nel tranello di pensare di essere eccezionali e di meritare per diritto divino la Vittoria. Ci sono grandi città in Europa, come Napoli e a volte più di Napoli, le cui squadre non vincono quasi mai (Berlino, Liverpool, Valencia, Marsiglia, Amburgo, Colonia, Birmingham): eppure gli stadi di queste città sono pieni zeppi di tifosi, orgogliosi e fieri, a prescindere dagli allori in bacheca. 

Tifosi allegri, sorridenti, colorati. Eh si, proprio come quei fricchettoni anni 70.

Un Pullmino Wolkswagen di colore azzurro in giro per l’Europa. Che figata. Altro che Chrysler.

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