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Romanzo napolista \ L’importanza di avere culo

Dodicesima puntata del romanzo “Hard Boilin’ Football” di Pasquale Guadagni.

Romanzo napolista \ L’importanza di avere culo

Come convenuto, Onassis e Reginaldo si incontrarono al campo sportivo all’alba del giorno seguente. Il presidente aveva una Smith&Wesson modello 27 nella fondina della giacca, La Cruz nascondeva una Walther P 38 nei pantaloni e aveva la sua borraccia a tracolla. Tutti e due puzzavano di benzina. – Com’è andata, Reginaldo? – E’ andata che il mio numero uno, con i suoi bagagli, ora è cenere che concima i campi. E a te, com’è andata? – Alle cinque Arpamidis era ancora a casa e siamo andati a fare un giro. Poi l’ho cremato. La Cruz tremava per la violenza consumata e per le ultime scariche della notte che, lentissime, evaporavano dal campo. – Che cazzo abbiamo fatto? – E’ inutile starci a pensare troppo, diciamo che il Dinamis da anni era un colabrodo e stamattina abbiamo dato una rinfrescata al reparto arretrato. E poi lo sai che ora le forniture del tuo Cinzano sono fuori pericolo. Anzi, ricomincio così, te lo fornirò gratis per tutta l’estate.

I due restarono a lungo in silenzio, seduti in panchina, poi Onassis chiese: “Reginaldo, sapresti inventarti qualcosa di rivoluzionario, uno schema speciale che prescinda dal portiere?” La Cruz ci pensò a lungo, attaccandosi ritmicamente alla borraccia, poi, severo e accigliato, rispose: “Capisco a cosa pensi, a una squadra in cui il portiere sia trasumanato come spirito puro e come tale aleggi a turno nella cinetica di ogni difensore. Beh, potrei provarci, ma, con i terzini che abbiamo, avrei comunque bisogno di una piattaforma di garanzie materiali”. – Del tipo? – Del tipo avvicinare i pali di un paio di metri, roba di questo genere. Quando giochiamo in casa potremmo anche farlo, ma in trasferta come la mettiamo? – In effetti è impossibile, ma tu pensaci a qualche novità, quest’anno il sesto posto sarà l’obiettivo minimo. – Una volta Attila Sallustro mi disse: ‘Pistolero, nel rettangolo di gioco è possibile dare un corpo tangibile alle verità della metafisica, ma occorrono piedi educati a pensarsi come il farsi-evento-storico dell’escatologico’. Allora ero giovane e non capivo, quel figlio di puttana parlava difficile, ma aveva fottutamente ragione. – Che vuol dire farsi-evento-storico dell’escatologico? – Vuol dire che se un calciatore non ha le palle, saprà pure buttarla dentro, ma non riuscirà mai a catturare Dio nella rete, vuol dire che se un portiere non ha le palle, saprà pure fare una parata del cazzo, ma nessuno dirà mai che le sue mani sono i magneti dell’universo. – Allora sai che ti dico? Che ora il tuo Sallustro sarebbe orgoglioso del nostro servizio! – Non so, lui era un attualista, la sua missione, come mi diceva, era una sola: portare in area di rigore l’attimo redentivo. – Chi sono gli attualisti? – I seguaci del pensiero di Giovanni Gentile, uno che i rossi uccisero verso la fine della guerra. – Era un allenatore? – Era un filosofo, ma secondo me avrebbe dovuto allenare. Dopo la guerra, il calcio italiano ha perso assolutezza, con Pozzo l’Italia attualista vinse due mondiali consecutivi, ora che ne è restato?

Mentre Onassis e La Cruz ragionavano in questo modo, comparve sul campo Orson Castano, che come tutte le mattine andava ad allenarsi in solitudine. Orson andò a salutare il mister e il presidente, ignaro come tutti del recente, brutale segreto che i due vegliavano in un abbraccio nero nero. Onassis si alzò in piedi, scorbutico come al solito strappò il pallone dalle mani del ragazzo e gli urlò: “Poche chiacchiere, Castano! Và in porta e tira fuori le palle, ora si cambia musica, tra i pali mi serve un escatologico!” Scosso da tanta perentorietà, Orson corse tra i pali senza fiatare. Il presidente calciò tre rigori, con le sue scarpe di vitello la prese sempre da sotto, alzando il tiro, e la palla, per tre volte, si stampò sulla traversa. La Cruz raggiunse il presidente in area di rigore e gli disse: – Dai, promuoviamo titolare questo Castano, del resto non c’è scelta. – D’accordo, le sue mani non saranno i magneti dell’universo, ma mi sembra che abbia culo! – Ne ha anche troppo, per i miei gusti. – Sì, è giusto così. Il 29 maggio del 1930, il Napoli batté 3-1 l’Ambrosiana di Meazza, che quell’anno vinse lo scudetto. Negli spogliatoi Sallustro, che quel giorno fu decisivo con una doppietta, mi disse che quando diventa difficile portare la trascendenza nel fattuale delle mischie in area, allora nulla ti aiuta meglio di una botta di culo. – Il tuo amico la sapeva lunga.

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