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Il gruppo dev’essere la forza di questo Napoli

Sarri non può pensare di giocare come lo scorso anno, deve cambiare. L’unica certezza è la Juventus, bene la Roma.

Il gruppo dev’essere la forza di questo Napoli

Mentre l’Inghilterra s’innamora della passione e del pragmatismo di un altro tecnico italiano e la curva del Chelsea ne esalta le gesta urlando a squarciagola “Antonio Conte, does is better, makes me happy…”, in Italia, parafrasando il canto dei supporters dei Blues, chi lo fa meglio e chi rende felici i propri tifosi, è ancora una volta la Juve. Conseguenza di un mercato stellare (Dani Alves, Benatia, Pjanic, Pjaca, Higuain), di idee chiare, ma anche di una rinuncia importante (Pogba), segno che nel lavoro la programmazione e il cervello devono avere la meglio sul cuore e i sentimenti. È ovviamente presto per fare previsioni e sbilanciarsi in inutili pronostici ma sicuramente i bianconeri, che l’anno scorso dopo essere partiti ad handicap hanno compiuto una storica rimonta, se ora partissero anche bene per tutti gli altri sarà dura. E sarà dura soprattutto se venissero confermate le sensazioni lasciate da questa prima giornata.

La Roma è quella che ha destato la migliore impressione. Soprattutto nella prima mezz’ora contro il Porto e nella ripresa con l’Udinese. Ha potenziale, qualità e un grande tecnico in panchina ma ancora lascia a desiderare nella fase di non-possesso e nelle “amnesie” di qualche singolo, ma il tempo credo che, al di là del risultato, darà ragione al lavoro di Spalletti.

Il Napoli è stato troppo brutto per essere vero. Lento, imballato, in ritardo di condizione e svogliato in alcuni singoli (Insigne e Koulibaly) che hanno avanzato pretese dopo appena un anno a buon livello e che, palesemente, hanno anteposto interessi individuali al gruppo, l’ io al noi. Il gruppo deve essere la forza di questo Napoli insieme alla voglia di mettersi a totale disposizione di Sarri (in tal senso prendere esempio da Mertens, Zielinski e Milik), un tecnico che ha dimostrato ampiamente di essere il vero artefice dell’exploit della passata stagione. Ora però anche Sarri dovrà cambiare qualcosa. L’Italia è il paese con i tecnici più bravi e preparati da un punto di vista tattico. Tecnici che studiano e ti studiano, che guardano video su video e si adeguano, trovano le contromosse e ti rendono la vita difficile. Sarri non può pensare di fare lo stesso campionato dell’anno scorso non cambiando una virgola del suo gioco e addirittura facendo gli stessi cambi, ruolo per ruolo, della passata stagione. Anche perché, non avendo più Higuain che in alcune circostanze ti ha tolto dai guai, c’è bisogno di alternative, a volte anche di cambiare in corsa e “sparigliare” se un avversario ha trovato le giuste misure. A Sarri comunque resta il compito più arduo: fare di necessità virtù e raggiungere il miglior risultato possibile con quello che ha, ottenendo il massimo da tutti. Non sarà facile, ma per la bravura, le capacità e l’intelligenza che ha dimostrato può farcela.

Le milanesi sono alle prese con problematiche, ormai croniche, palesate negli ultimi anni. Non a caso uno intelligente come Mancini s’è tirato fuori prima di cominciare. Il grande Frank De Boer (grande come calciatore, da allenatore deve ancora dimostrare) non sa ancora in che guaio è andato a cacciarsi. Equivoci tattici e problemi di comunicazione in una babele dove si parlano svariate lingue saranno i principali ostacoli che De Boer dovrà superare per far assimilare una mentalità e un modo di giocare a calcio, quello olandese, sui generis, e che richiede molto tempo di applicazione mentre in Italia il tempo non te lo danno mai. Sulla sponda rossonera il cammino di Vincenzo Montella è più semplice perché lui conosce bene il nostro campionato e perché una base italiana, seppur non di eccelso livello, c’è. Nella prima giornata s’è dovuto aggrappare a un “miracolo” di Donnarumma per avere ragione di un Toro combattivo come il tecnico che ne ha preso il comando. Il Milan di quest’anno però ha il vantaggio, rispetto a quello dell’anno scorso, che molti dei suoi giovani di qualità hanno acquisito più esperienza e questo a certi livelli vuol dire tantissimo. Insomma, è un campionato che parte con tante incognite e una sola certezza. E che per questo potrebbe sembrare scontato, ma che scontato non è perché a volte un’incognita, strada facendo, può diventare più bella di una certezza.

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