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Un grado di separazione tra la Juventus e la ’ndrangheta

La cronaca giudiziaria continua ad occuparsi della Juve, il Fatto ricostruisce i rapporti tra il club e uomini vicini alla ’ndrangheta.

Un grado di separazione tra la Juventus e la ’ndrangheta
Juventus -’ndrangheta

L’inchiesta della Procura di Torino torna sui giornali con un approfondimento del Fatto quotidiano che in prima pagina pubblica la notizia subito sotto l’apertura: «“L’uomo di Andrea Agnelli teneva i rapporti tra la Juve e l’ultrà accusato di mafia”. All’interno un ampio servizio in cui si ricostruiscono i rapporti tra Alessandro D’Angelo, security manager dei bianconeri (non indagato) citato nelle carte dell’inchiesta, braccio destro di Andrea Agnelli, e Rocco Dominello “indagato per associazione mafiosa ed erede di una famiglia di ’ndrangheta legata al clan Bellocco di Rosarno. Ecco alcuni stralci dell’articolo.

Tra la Juventus e la’ndrangheta – scrive il Fatto – “c’è un solo grado di separazione: Alessandro D’Angelo. «Per il quarantenne figlio di Umberto Agnelli – scrive il quotidiano diretto da Marco Travaglio – il manager è una sorta di angelo custode che lo segue come un’ombra. Allo stesso tempo, però, rivelano le carte dell’inchiesta, è in continuo contatto con il rampollo del clan calabrese, con cui discute fra l’altro la distribuzione di biglietti delle partite destinati al tifo organizzato. Sui quali, secondo l’accusa, i Dominello lucravano con il bagarinaggio».

«A introdurre Dominello nel giro, secondo i pm, è stato Fabio Germani (ora accusato di concorso esterno) un ex ultrà in ottimi rapporti con diversi calciatori e con l’ex mister Antonio Conte. Tramite Germani Rocco arriva “ad acquisire stabili ed importanti rapporti con esponenti di livello della società Juventus, in primis Alessandro D’Angelo”».

«Il gip Stefano Vitelli lo dipinge “quasi in un rapporto servente” con Rocco Dominello. Si preoccupa di rifornirlo di biglietti: “Li mettiamo sotto un codice diverso, mi devi dire solo chi andrà poi a ritirarli”, lo rassicura in una telefonata intercettata il 22 gennaio 2014. “Trova un espediente per aggirare i divieti ufficiali a beneficio diretto di Dominello Rocco”, scrive il gip.»

Secondo il gip, D’Angelo “si lasciava scappare chiaramente come il bagarinaggio ufficioso tollerato da alcuni dirigenti della società venisse permesso in cambio della tranquillità tra tifosi e società”. Soltanto un anno fa, dopo l’arresto di Andrea Puntorno, capo dei Bravi Ragazzi, narco-trafficante e organizzatore di un grosso giro di biglietti e abbonamenti, il security manager affermava: “Non c’è il rischio che persone appartenenti ad aree criminali come Puntorno possano rivolgersi a Juventus per esercitare pressioni finalizzate a ottenere titoli d’accesso”. Per alcuni no, per il rampollo del clan ‘ndrangheta, invece sì.

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