ilNapolista

Non perdonerò mai Higuain: merita disprezzo, altro che professionismo

Il passaggio di Higuain alla Juventus è un vero tradimento. Il calcio è soprattutto rivalità, e la “scusa” del professionismo del Pipita non sta in piedi

Non perdonerò mai Higuain: merita disprezzo, altro che professionismo

Sto nervoso. Più ci penso e più mi sale il nervoso.

Quand’ero piccolo e sfogliavo (più che altro imparavo a memoria) gli almanacchi c’erano alcune cose che mi davano fastidio, tipo leggere la carriera di Dino Zoff, il portiere più forte di quei tempi, che dal Napoli era andato alla Juventus. Ascoltavo le storie di “Core ‘ngrato” Altafini e soffrivo retroattivamente. Poi ci fu il passaggio di Ferrara ai bianconeri. Dopo molti anni quello di Quagliarella. Non li ho mai perdonati e non perdonerò Higuain.

Perché si possono fare tutti i discorsi razionali del mondo, tutte le valutazioni, si può dire che è un affare, che il calcio è professionismo, che non esistono più le bandiere… ma il calcio ha un lato sentimentale e passionale che di questi discorsi se ne frega altamente. Hanno voglia a dire che è uno spettacolo, che è intrattenimento, che i calciatori sono professionisti.

Mi dispiace, ma non sta in piedi. Se fosse solo spettacolo non si spiegherebbero le lacrime di gioia per le vittorie e la disperazione per le sconfitte. Non si spiegherebbero le migliaia di tifosi che in questi giorni sono a Dimaro a guardare gli allenamenti. Non si spiegherebbero le pagine e pagine di letteratura che il calcio ha saputo ispirare. Non sta in piedi.

E tra i sentimenti che il calcio suscita uno dei più forti è la rivalità. Chiedetelo ai tifosi di Inter e Milan, Roma e Lazio, Genoa e Sampdoria cosa vuol dire la rivalità. Provate a parlargli di professionismo e spettacolo dopo un derby perduto.Guardate negli occhi i tifosi del Boca durante una partita contro il River. Il Napoli i derby non li conosce, ma la rivalità sì. E la nostra rivale (che peraltro non ricambia) si chiama Juventus. Sportivamente abbiamo poco da spartire. Quando abbiamo vinto gli scudetti le avversarie più pericolose avevano le strisce di un altro colore. Abbiamo assaporato la gioia di sconfiggerli in finale di Coppa Italia e due volte in Supercoppa. Un’altra volta, sempre di Supercoppa si trattava, siamo stati sconfitti dopo un arbitraggio vergognoso e non ci presentammo nemmeno alla premiazione. Li buttammo fuori dalla Coppa Uefa (che poi vincemmo) con una remontada memorabile. Negli ultimi anni abbiamo rincorso molto, abbiamo vinto in casa e fuori e abbiamo preso qualche sonora scoppola, ma se consideriamo la nostra storia tutta, noi siamo una comparsa, loro sono i protagonisti. Abbiamo meno scudetti noi che stelle loro.

Per questo, dicevo, la rivalità non è dovuta tanto alle sfide sportive, quanto al nostro e al loro essere ontologicamente differenti. Nord contro Sud, ricchi contro poveri, vincenti contro perdenti, grande industria contro artigianato. Potremmo chiamarlo provincialismo o complesso di inferiorità, potremmo analizzarlo, dire che è un sentimento sbagliato, che ce ne dovremmo liberare. Potremmo dire tutto quello che volete, ma intanto sta lì. E mentre ci psicanalizziamo (ammesso che mai lo faremo) non possiamo far finta che il sentimento non ci sia.

Per questo pensare Higuain in bianconero ci fa stare male. E per questo mi fanno sorridere quelli che “è un affare”. Quando lo vedremo scendere in campo in uno stadio che urla “lavali col fuoco”, molto difficilmente ci verrà in mente il valore della clausola rescissoria. Quando lo sentiremo parlare da juventino la sua voce sarà un cazzotto nello stomaco, stomaco nel quale ancora rimbomba l’esultanza per il terzo gol al Frosinone. Se mai dovesse segnare contro di noi, poi, altro che professionismo, ci si riempiranno gli occhi di lacrime di rabbia, è così. A proposito di professionismo, poi. Nel calcio viene tirato in ballo in contrapposizione al sentimentalismo, come se non si potesse fare il proprio lavoro in maniera appassionata e tenendo in considerazione alcuni valori. Ci voglio stare. Ma Higuain, nei tre anni che è stato al Napoli, è stato un professionista serio e distaccato? Era un adempimento contrattuale il suo coro sotto la curva? Stava osservando una clausola dell’incommensurabile contratto che gli ha fato firmare il Presidente quando ha pronunciato quelle parole contro la Juventus? Piangeva per convenzione?E ancora: nel professionismo sono comprese le bugie (“i napoletani devono stare tranquilli”), le visite mediche di soppiatto e i contatti di nascosto con la Juventus? Se stiamo parlando di professionismo perché Higuain si comporta come uno studente che sta marinando la scuola? Perché non parla e non spiega le sue ragioni professionali? Cosa c’è di professionale nel silenzio e nella menzogna che da un mese Higuain riserva alla squadra in cui ha giocato e alla città che per lui ha tifato?

In tutto questo di professionale non c’è proprio nulla. Si intravedono la paura di affrontare una situazione e la mancanza di argomenti. Si sarà stufato di arrivare secondo (ultimamente gli è accaduto spesso, anche in nazionale e in buona parte per colpa sua, peraltro), sarà stato preso dalla voglia di vincere (vincere facile, direbbe qualcuno. E questo qualcuno era proprio lui quando perdeva contro la Juventus).

Magari per il Napoli tutto questo si rivelerà positivo. Magari con i 94 milioni e passa De Laurentiis metterà su uno squadrone e magari vinceremo qualcosa. Ma anche se ciò dovesse accadere, caro Higuain, il malessere per il tradimento che stai consumando e per come lo stai consumando rimarranno intatti. Ci vedremo almeno un paio di volte in questa stagione e stai certo che sapremo dimostrarti il disprezzo che hai meritato. Cercheremo di farlo in maniera professionale, così da non metterti troppo a disagio.

ilnapolista © riproduzione riservata