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Posta Napolista / L’amnesia dei napoletani su Ferlaino

I rincari per la campagna abbonamenti del Napoli ci sono, ma De Laurentiis fa l’imprenditore non l’elemosina.

Posta Napolista / L’amnesia dei napoletani su Ferlaino
Corrado Ferlaino

Immancabile come la tassa della spazzatura deflagra la polemica sul costo degli abbonamenti. Con proiezioni horror sul costo dei biglietti di Champions League e sulle partite di campionato non di cartello. La stella polare della polemica sono le curve del Bayern ad otto euro, 7.70 centesimi per la precisione. Ma la chiave vera del discorso viene trascurata. I prezzi hanno registrato un aumento tra il 20 ed il 30% ciò è incontrovertibile. Per i vecchi abbonati non c’è stata nessuna attenzione particolare. È un aumento dettato anche dallo spettacolo proposto e dal valore della rosa che si esprime al San Paolo. L’incremento è giustificabile.

Lo stadio non è del Napoli e il Napoli entra in contatto con i propri clienti/tifosi per circa quattro-cinque ore ogni due settimane, sono quelle le ore calde per creare ricavi. Perciò la società deve cercare di ottenere il massimo dal cliente/tifoso presente allo stadio. Non avendo lo stadio di proprietà per il Napoli non ci sono altre occasioni per vendere il proprio prodotto, visto lo stadio è del comune. E per sei giorni su sette lo stadio è inutilizzato, creando per la collettività costi e non ricavi.

Il Bayern può anche permettersi di calmierare i prezzi dei biglietti, perché evidentemente lo spettatore bavarese ed il Bayern possono entrare in contatto sette giorni su sette, da ciò ne derivano profitti da merchandising ufficiale in vere e proprie boutique per il tifoso, ristoranti, centri commerciali. Insomma tutta una serie di ricavi che permettono al club di non caricare troppo il costo per la visione della partita.

A Napoli la partita genera un indotto che non finisce nelle tasche del Napoli ma nelle tasche degli ambulanti, delle pizzerie a conduzione familiare e dei gestori di bar e gazebo che speculano, e non poco sul tifoso. Per non parlare del servizio bouvette all’interno dello stadio.

Come al solito, i napoletani vogliono fare le nozze con i fichi secchi, ingresso a prezzi coerenti con il reddito cittadino, scudetto, squadra competitiva, un the caldo quando fa freddo ed un ombrello quando piove. In tanti rievocano i tempi andati di Ferlaino. Ma tutti dimenticano che l’ingegnere non autorizzava le dirette Rai per le partite di Uefa, se non si era prima registrato il tutto esaurito al botteghino. Si dirà che i napoletani hanno un reddito inferiore ai 20mila euro annui, e quindi il presidente dovrebbe tenere conto di questo fattore. Certo potrebbe, ma De Laurentiis fa l’imprenditore non l’elemosina. Forse questo calcio e questa squadra sono troppo per una città che per un terzo, o forse più, vive arrangiando. È una considerazione odiosa. Ma vera. Basterebbe portare il Napoli in un’altra città. Magari un Napoli itinerante al nord all’estero, dove ci sono tantissimi tifosi, più napolisti e meno napoletani.

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