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Giaccherini, il maratoneta che sa crossare (e anche difendere)

Giaccherini, il maratoneta che sa crossare (e anche difendere)
Giaccherini con la maglia del Sunderland

Emanuele Giaccherini al Napoli è una lezione di mercato. Questo è un articolo di presentazione tattica del nuovo acquisto del Napoli, ma ci tenevamo a dire questo prima di iniziare. L’operazione-Giaccherini si è concretizzata in meno di una settimana: quando la redazione del Napolista è partita per Trento, una settimana fa, non c’era nessuna indicazione che potesse far presagire questo colpo di mercato. Una settimana dopo, un totale di sei-sette notizie di aggiornamento e l’ufficialità. Pochi casini, affare-lampo come si diceva qualche tempo fa. Triennale firmato in ritiro, ufficialità. Cosa vogliamo dire: che il vero mercato non è quello scritto sui giornali, ma quello dei fatti. Una rassicurazione anche su Higuain, su quello che è stato e quello che sarà. Come sta accadendo per Santon, del resto. Uno, due, tre e trattativa conclusa. A volte, la verità è la bugia dei detti popolari: solo quello che non si fa, non si sa. In questo caso, si fa quello che non si sa.

Detto questo, Giaccherini. Ne abbiamo conosciuti diversi, almeno per chi l’ha visto nascere e crescere nel grande calcio. Prima esterno d’attacco nel Cesena, poi uomo di fatica nella Juventus e nella Nazionale di Prandelli. Poi, l’anno scorso e agli ultimi Europei, interno con vocazione al tuttocampismo nel Bologna e nuovamente con l’azzurro dell’Italia indosso. Per parlare con termini banali, Giaccherini è un polivalente: nessuna dimensione di ruolo ben definita, ma la caratteristica fondamentale della cosiddetta “gamba”, cioè la capacità di corsa, in ogni zona del campo. Proprio per questo la sua destinazione tattica, nel Napoli, sembra essere quella dell’esterno destro offensivo. Secondo le indicazioni pure della società, l’ex Sunderland è stato acquistato per rivestire il ruolo di vice-Callejon, e poi di diventare all’occorrenza un’alternativa per il terzetto di centrocampo. E questa dimensione ci sta, almeno a leggere i numero della sua esperienza bolognese: l’ultimo Giaccherini di Serie A non ha giocato tantissimo (27 presenze), ma è entrato in campo ogni qual volta era davvero in grado di farlo (2187 minuti giocati, per una media di 81′ a partita). Oltre questo, il contributo in campo: 1,5 key passes a partita, l’80% di passaggi riusciti e soprattutto 1,4 cross ogni novanta minuti. Che, da destra, rappresenterebbero una novità tattica per il Napoli: Callejon è più un calciatore di inserimento, se consultiamo la stessa statistica (quella dei cross, intendiamo), scendiamo fino a 0,1 a partita. Quindi, un modo per sostituire lo spagnolo in senso stretto, ma anche per farlo attraverso modalità di gioco diverse.

Il resto: statistiche difensive non altissime (2,5 eventi a partita) ma che cambiano se variamo la posizione. Il Giaccherini degli Europei, mediano di corsa e garra, mette insieme un totale di 4,1 eventi difensivi a partita. Come dire: la dimensione di Giaccherini, la caratteristica del suo contributo, dipende dal luogo in cui Giaccherini gioca. L’operazione è intelligente per questo, e lo diventa ancor di più se pensiamo al discorso di cui sopra, quello della “gamba”: sostituire Callejon vuol dire, in qualche modo, possederne la qualità fondamentale. La corsa, appunto. Giaccherini, durante Italia-Spagna, ha fatto registrare un totale di 13 km percorsi. Un record, in campo. Che è assolutamente riproducibile nel Napoli, in quella che tatticamente è la posizione più delicata dello scacchiere a causa del calciatore che la occupa con i galloni da titolare. Insomma, Giaccherini forse non sposta gli equilibri del Napoli, ma permette(rà) di sostituire Callejon meglio di come il Napoli faceva l’anno scorso, quando l’alternativa era rappresentata da un calciatore “concettualmente diverso” come Mertens o Insigne. In sintesi, in una frase: aumenta la qualità della panchina. Quello che serviva al Napoli. Pochi casini, la verità.

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