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“Stasera stai molto a Dolce e Gabbana”. E meno male Napoli

“Stasera stai molto a Dolce e Gabbana”. E meno male Napoli
La sfilata di Dolce&Gabbana a San Gregorio Armeno, Napoli (Identitainsorgenti)

–   Stasera stai molto a Dolce e Gabbana.

Il “giudizio” del mio amico,  sullo stile più che sul marchio, era di solito rivolto ai ragazzi milanesi o fiorentini che tra uno sfottò e l’altro condividevano con noi i torridi week end di giugno nella Ischia di venticinque anni fa.

Già allora, Dolce e Gabbana non era solo una marca, ma uno stile nuovo, un po’ effeminato, per niente accostabile a quello tradizionale dei figli della borghesia napoletana caratterizzato dal jeans, camicia (o polo) ed il mocassino d’ordinanza.

–   Non illuderti che, così combinato, da queste parti non ti “abbuschi” niente.

Era poi la sentenza finale del mio amico, che lasciava poco spazio alle speranze di chiudere in gloria la serata per quelli che sfoggiavano mise “vistose” per andare in discoteca.

La scenetta ischitana mi è tornata in mente leggendo e ascoltando le polemiche che hanno accompagnato il trentennale di Dolce & Gabbana a Napoli. Le solite dispute locali hanno forse coperto il fatto che proprio Stile & Evento sia il filo che lega i due creatori di moda alla nostra città.

Lo Stile: quello D&G è costoso e vistoso. Forse per questi motivi era detestato dal mio amico, e anche da me, in tempi non sospetti. Questione di gusto. Sarà perché insieme abbiamo assistito alla lavorazione delle borse che sarebbero poi costate un occhio della testa nelle grandi boutique internazionali. Articoli fatti a mano, quando i cinesi parlavano napoletano, nei laboratori-sottoscala dei vicoli di Montesanto dalle ragazze che, periodicamente, venivano ricoverate in gruppo per avvelenamento da collanti. Sarà perché insieme abbiamo appreso che i sarti più bravi del mondo provengono da Casalnuovo e che la migliore sartoria maschile del sistema solare è Napoletana. Non a caso Sorrentino ha vinto l’Oscar con Jep immerso ne La Grande Bellezza del Barocco romano fasciato nell’alta sartoria da uomo Napoletana.

È lampante che questo Stile ha avuto, nella decisione di D&G di ambientare a Napoli la celebrazione del marchio, la stessa importanza e lo stesso peso del Sole, del Vesuvio, del Mare e della Pizza: fritta e non.

Quello Stile, diciamo così improbabile, marcato D&G, sta ora girando per il Pianeta grazie ai Social, tirandosi appresso la Grande Bellezza partenopea, immortalata da grandi fotografi. E questo introduce il dibattito sull’Evento.

Il fatto che D&G abbiano esaltato Napoli senza invitare i Napoletani li ha resi imperdonabili.

È vero, il Comune ha rinunciato ad incassare i proventi di una tassa, ma è una sorta di incentivo ad un’impresa che genera un ritorno economico per la città che in questi giorni sta ospitando il jet set internazionale. Sembra lontano anni luce il “Ciao Al” per attrarre la star di grido che facesse da traino al turismo locale.

I commercianti e gli artigiani del Centro Antico avranno anche le loro buone ragioni per protestare contro i disagi causati dall’evento, ma tra poche ore potranno ritornare alla normalità fatta di caos e disservizi. Ancora. Un tir ha bloccato la Riviera di Chiaia nel tentativo di entrare a villa Pignatelli senza buttare giù il meraviglioso ingresso. Solo un po’ di pazienza e tutti i week end dell’anno, quegli stessi luoghi torneranno ad essere bloccati e oltraggiati dai parcheggiatori abusivi e dalle auto “sistemate” in fila per quattro.

Quasi osceno il paragone tra gli effetti dell’evento D&G e quelli del Napoli Teatro Festival: la costosissima macchina da show che avrebbe dovuto restituire alla città una dimensione planetaria o quantomeno internazionale. I critici dell’evento D&G avranno notato che, in questi stessi giorni, il Festival si è spostato dalle pagine dei media locali della Cultura a quelle di Cronaca?

Le polemiche sul trentennale di D&G assomigliano molto a quelle che precedettero il mitico G7. L’evento che rilanciò Napoli nel panorama internazionale, ebbe un gestazione e comportò disagi più lunghi per la cittadinanza. Eppure, allora come oggi, la macchina organizzativa ha funzionato a dovere ed è stata straordinaria nell’esaltazione di Napoli senza passare per i Napoletani.

Dopo quell’evento i cittadini assunsero una maggiore consapevolezza e pretesero migliori servizi che alzarono i livelli di vivibilità della città, almeno nelle zone più centrali. Incrociamo le dita e speriamo che si ripetano quegli effetti benefici che percorsero la città per diversi anni.

Insomma, mi perdoni il mio vecchio amico, ma stavolta grazie allo stile Dolce e Gabbana, Napoli si “abbusca” molto.

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