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Berlusconi sta alla tv come de Magistris ai social (ma il suo ostacolo si chiama De Luca)

Berlusconi sta alla tv come de Magistris ai social (ma il suo ostacolo si chiama De Luca)

“Per favore, non parlarmi più di Rivoluzione” urla Miranda (Rod Steiger) a Sean (James Coburn) nella sequenza chiave di “Giù la testa”, il capolavoro “Sessantottino” con cui Leone punta la cinepresa sulla ripetitività dei moti rivoluzionari, in politica come in astronomia. A distanza di quarantasei anni dall’uscita del film, a Napoli la Rivoluzione sembra aver assunto un carattere Permanente e salta da un’elezione all’altra, da un voto amministrativo a uno referendario. Con la riconferma a sindaco di Luigi de Magistris, la città assume un ruolo da protagonista sulla ribalta nazionale, proiettata com’è sul referendum di ottobre. E in questo la Rivoluzione c’entra come i gol di Higuain nel dibattito politico.

Nei commenti e nelle analisi post-voto si è perso di vista un aspetto, forse sommerso dai proclami e dal folclore della festa, che è tanto interessante quanto incontestabile. Il sindaco de Magistris è un fuoriclasse delle campagne elettorali. Il primo cittadino riesce a dare il meglio di sé quando si mette alla guida di quel complesso sistema che è una macchina elettorale: il rapporto coi nuovi media, la capacità di tessere alleanze e formare liste, l’assoluto dominio degli avversari ridotti spesso a sparring e a partner nella costruzione della vittoria finale e ultimo, ma non per importanza, la metamorfosi di colui che parte in sordina o addirittura battuto nei pronostici e finisce in trionfo.

Insomma, de Magistris sta a Napoli come Berlusconi, in un passato più o meno recente, sta all’Italia. Due “animali” da voto, con rispetto parlando.

Il sindaco, così come faceva il Cavaliere, si è spesso lamentato dichiarandosi vittima di cattiva Stampa. Ad onor del vero, la carta stampata non è mai stata tenera con gli insuccessi della sua amministrazione. Ma il primo cittadino è riuscito ad attenuare gli effetti di quello che è suo vedere è un elemento “contro”, grazie ad un’ottima strategia sulla Rete. Il Web nella sua forma social, è sicuramente quello che de Magistris ha usato meglio dei suoi rivali. Campagna martellante e con una regìa unica ed abile, ma soprattutto la capacità di spostare e usare in tempo reale “batterie di risposta” contro chiunque osasse avanzare una critica. Non pochi esperti della materia hanno definito questi gruppi come squadristi 2.0.

I due hanno capito prima e meglio dei rivali che alcuni media mantengono in sé immutati il fascino e l’eleganza di una carrozza trainata dai cavalli, ma se vuoi andare veloce e vincere, devi usare altri mezzi.

Il Cavaliere le tv, il Sindaco i social.

La capacità di costruire coalizioni eterogenee e vincenti è un’altra caratteristica in comune tra il nostro Sindaco ed il Cavaliere.

Come Berlusconi riuscì a suggellare l’antipolitica della Lega con i nostalgici del Duce, così de Magistris è riuscito a mettere insieme i trozkisti con i neoborbonici. 

Ed ancora. Berlusconi ha creato dal nulla Forza Italia mettendo al tappeto realtà storiche e consolidate del sistema dei partiti. Il Sindaco, a parte una moribonda Italia dei Valori che lo ha lanciato cinque anni fa, ha poi fatto a meno dei partiti creando liste in grado di fare il pieno dei voti, e dei candidati, con nomi al limite dell’autoironia. Una su tutte: la lista “Cesimmsfasteriat”, che tradotto in italiano (per far capire a Berlusconi), è un “Ci siamo stufati e per protesta appoggiamo il sindaco uscente”(sic). Questa contestazione a favore di chi governa, a differenza di realtà politiche rappresentate in Parlamento, ha eletto una consigliera comunale.

La forza “affasciante” (traduci coagulante), di sindaco ed ex premier va associata ad indubbie qualità carismatiche e non può essere spiegata attraverso decreti ministeriali o delibere di giunta acchiappaconsenso.

E veniamo ai rivali, spesso degradati al ruolo di sparring, se non addirittura di inconsapevoli partner, nella costruzione del successo finale.

Berlusconi è riuscito a vincere, contro il Pd e grazie al Pd, anche quando ha perso le elezioni.

Alla prima elezione, de Magistris fu senz’altro favorito dai democrat che pagavano un forte tributo alla disfatta dell’affare rifiuti e da un Lettieri che riuscì a perdere,con quattro assi serviti, una mano di poker.

Le ultime amministrative a Napoli rappresentano poi un caso da tesi universitaria o da saggio accademico.

Il sindaco, che fino ad un anno fa era dato per partente, è riuscito con una splendida gestione della Severino e degli errori altrui, a trionfare senza praticamente combattere. Il Pd si è suicidato con la roulette russa delle primarie. L’unico vero apparato di partito in questa città e in questa regione non ha presentato una lista completa, peggio, molti candidati non hanno superato la doppia cifra nei voti di preferenza. Così Lettieri ha ringraziato ed ha giocato un’altra mano di poker: al ballottaggio il sindaco aveva i famosi quattro assi serviti, mentre lo sfidante “stavota” partiva con una coppia di due. Il tutto a carte scoperte, elemento questo che ha tolto suspense alla seconda domenica di voto.

Archiviata la rielezione, adesso però il fuoriclasse del voto de Magistris dovrà confrontarsi con due rivali veri: la battaglia referendaria del prossimo ottobre e l’uscita dalla fase di non belligeranza del presidente De Luca, che ha sostanzialmente ignorato la consultazione napoletana. 

I primi colpi sono partiti con il minimo sindacale del clamore mediatico.

Mentre il sindaco schierava la città a favore del NO con una delibera di giunta e lanciava i primi segnali della discesa in campo del fratello Claudio, il governatore affidava al figlio Piero, in tandem con il componente dello staff comunicazione di palazzo Chigi Francesco Nicodemo,  il coordinamento di un comitato a sostegno del SI’.

Come finirà? Al momento, l’unica cosa certa è che dopo le ferie da queste parti non si parlerà più di Rivoluzione ma di Referendum. In alternativa, si potrebbe anche discutere in modo Permanente del Campionato e della Champions, per chi vi partecipa.

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