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Castelcivita: le Grotte regalate al turismo dalla passione dell’uomo

Castelcivita: le Grotte regalate al turismo dalla passione dell’uomo

Bandiere blu, prodotti locali di primissima qualità e caratterizzazione geografica, bellezze paesaggistiche e naturali che tutto il mondo ci invidia, con spiagge da favola e acque cristalline che attirano ogni anno centinaia di turisti da tutto il mondo. Tutto questo è il Cilento, ma non solo. Il Napolista vi porta infatti alla scoperta di un suggestivo itinerario naturalistico, quello delle Grotte di Castelcivita. Situate alle porte del Parco Nazionale del Cilento e Valle di Diano, in provincia di Salerno, a 25 km dal complesso archeologico di Paestum, con un totale di circa 4800 metri di lunghezza, le Grotte costituiscono uno dei complessi speleologici più estesi dell’Italia meridionale.

La leggenda narra che nel 71 a.C. nelle vicinanze delle Grotte di Castelcivita si svolse una cruenta battaglia tra le truppe dell’Impero Romano e quelle di Spartaco, lo schiavo che al potere dei Romani si era ribellato. Vinsero i Romani e Spartaco si rifugiò nelle Grotte con la moglie Norce ed alcuni guerrieri feriti e per questo le cavità furono chiamate “Grotte di Norce e Grotte di Spartaco”. I primi esploratori furono attirati nelle Grotte perché, secondo la leggenda, Spartaco vi aveva nascosto un tesoro.

Tante le suggestioni legate alle prime visite alle Grotte. Il 7 febbraio 1889, alle nove e mezzo del mattino, nelle Grotte di Castelcivita si addentrarono, con solo due lucerne ad olio e alcuni fiammiferi, due fratelli della vicina Controne, Giovanni e Francesco Ferrara, di 14 e 16 anni. A circa 300 metri dall’ingresso delle Grotte, trovarono davanti a loro un’enorme distesa di guano di pipistrello e l’anidride carbonica che il guano sprigionava spense i lumi e impedì loro di riaccenderli con i fiammiferi. Rimasti al buio, i due fratelli smarrirono la via del ritorno e restarono chiusi nella grotta per sei lunghi giorni senza provviste. Quando finalmente arrivarono a soccorrerli, Giovanni fu estratto per primo e portato via: seppur in gravi condizioni, riuscì a sopravvivere e lasciò un manoscritto che racconta le ore trascorse all’interno dei cunicoli (conservato ancora oggi a Controne). Il fratello Francesco, invece, recuperato dopo altri due giorni, morì mentre cercavano di trasportarlo a casa. Dopo tre mesi il superstite Giovanni, all’improvviso, segnato per sempre dall’esperienza vissuta, impazzì.

Quasi tutti, dopo questo episodio, ebbero paura di tornare nelle Grotte. Fu solo nel 1920 che un farmacista di Castelcivita, Nicola Zonzi (al quale oggi è intitolato il piazzale antistante l’ingresso), volle riprovare la stessa esperienza con un amico, ma prendendo degli accorgimenti: iniziò ad entrare nelle Grotte poco per volta, e a far ripulire man mano il copioso guano. Poi fece arrivare sul posto degli speleologi che finalmente aprirono un varco nel percorso degli Alburni. L’ultima parte del percorso, dove oggi si trova il lago definito “Lago del Terminale”, fu scoperto dal Cai di Trieste nel 1951: da quel momento le esplorazioni si sono interrotte, in attesa di scoprire se oltre quel punto le Grotte continuano.

Fino agli anni ’70 l’accesso alla grotta è stato libero per tutti. Solo dopo il 1975 l’Università di Siena, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Campania, ha intrapreso una campagna di scavo che è durata fino al 1988 e che ha portato alla scoperta di tracce della permanenza nelle Grotte dell’Uomo di Neandertal e dell’arrivo successivo dell’Homo Sapiens. La compresenza di neandertaliani e uomini moderni ricorre in pochissimi siti italiani, concentrati soprattutto nell’Italia meridionale, due dei quali, Castelcivita e la Grotta della Cala, di Marina di Camerota, si trovano in Cilento, a testimonianza di un patrimonio importantissimo del nostro territorio.

Ma la leggenda non termina qui, anzi, acquista i colori dell’incuria e dell’ottusità amministrativa che troppo spesso caratterizza le bellezze naturali del nostro Paese da cui non si riescono a ricavare vantaggi economici e turistici. Si narra infatti che, negli anni ’90, l’allora proprietario del punto di ristoro all’esterno delle Grotte di Castelcivita abbia invitato l’allora sindaco del paese a visitare la vicina Pertosa, che delle sue Grotte aveva già fatto un avvincente e proficuo itinerario turistico. L’allora proprietario del punto ristoro offrì al sindaco un pranzo alle Grotte di Pertosa per mostrargli ciò che avrebbe potuto diventare Castelcivita grazie al suo patrimonio naturale e gli disse che bisognava solo replicare quello che aveva davanti, che lui aveva intenzione di farlo, aveva un sogno, insomma. La leggenda (metropolitana) narra che l’allora sindaco rispose: “Per quanto mi riguarda, io qui chiuderei tutto con un muro”. Fu così che, dal 1991 al 2010, il punto ristoro all’esterno delle Grotte di Castelcivita restò chiuso e le Grotte ancora poco esplorate: troppo grande fu lo sconforto per l’allora proprietario, lo stesso che ha preso noi nell’ascoltare la storia. Nel 2010, grazie all’intraprendenza di un privato, Felice Iorio, e della sua socia Giovanna, a gestire le Grotte è intervenuta una società con il 51% di quote pubbliche, di proprietà del Comune di Castelcivita, e con il 49% private, dei due soci.

Oggi le Grotte di Castelcivita fanno registrare 15mila presenze annue di visitatori, di cui 5mila sono composte da scolaresche. Da maggio a luglio sono tanti i turisti stranieri che vi si recano in visita, mentre ad agosto, per la maggior parte, giungono a godere di queste bellezze gli italiani in vacanza in Cilento. Le Grotte costituiscono oggi un punto di attrazione turistica di eccezione per la nostra regione e fanno parte dell’Associazione Grotte Turistiche Italiane, fondata nel 1994 proprio per l’esigenza degli operatori del settore di favorire lo scambio di esperienze in campo gestionale, tecnico e promozionale delle grotte più famose della penisola.

Non staremo qui a raccontarvi nel dettaglio le meraviglie che vi troverete davanti se deciderete di visitare le Grotte: è un’esperienza troppo suggestiva per rovinarla con le parole, vi consigliamo di andare a guardare con i vostri occhi ciò che si cela in questo meraviglioso angolo di Campania. Un sistema di cavità sotterranee ricche di stalattiti e stalagmiti che si apre a 94 metri di altitudine, tra le rive del fiume Cadore ed il versante sud occidentale dei Monti Alburni, un suggestivo scenario di gallerie, ampi spazi e strettoie scavate dall’azione millenaria dell’erosione carsica. I percorsi oggi disponibili ai visitatori sono tre: un percorso turistico breve, di circa 1200 metri, che si visita in un’ora di escursione; un percorso amatoriale più lungo, della durata di circa 3 ore e mezzo, che si addentra per cunicoli bui, senza illuminazione artificiale, di circa 3000 metri e che conduce fino a un bacino idrico detto “Lago Sifone”; un ultimo tratto, dedicato ai soli speleologi professionisti che termina al cosiddetto “Lago Terminale”, dove si sono per ora fermati gli scavi. Per i turisti stranieri sono disponibili audioguide in lingua.

Il Napolista ha scelto il primo percorso, quello turistico, il più breve, ma ci è bastato per rimanerne incantati. Di pipistrelli, quelli del guano che con le sue esalazioni ha ucciso Francesco Ferrara e fatto impazzire il fratello Giovanni ne restano pochissimi: i volatili sono ormai spaventati dal continuo andirivieni di turisti, anche se ancora se ne nota qualcuno a testa in giù aggrappato alle concrezioni calcaree e qualcun altro che vola sui visitatori quasi a sfidarli, mentre quelli si alzano il cappuccio in testa con la scusa di proteggersi dall’umidità. Nessun intervento dell’uomo, a parte qualche accorgimento di illuminazione e alcune passerelle per rendere più agevole la visita. Tutto il resto è suggestione visiva, olfattiva, freddo pungente e umido, e soprattutto scherzo della fantasia.
È la fantasia che vi porterà infatti ad individuare figure strane tra le stalattiti e le stalagmiti, tra le concrezioni calcaree, tra i mille colori che la roccia ha assunto nel corso dei secoli grazie ai sedimenti dei diversi minerali trasportati dall’acqua. Così, nella cosiddetta “Sala degli ortaggi”, vi sembrerà di veder spuntare dalle pareti di roccia limoni, cipolle, agli e melanzane. E poco più avanti vi sembrerà che le pareti sono ricoperte di pelli di leopardo e di mille drappi di veli di pietra calcarea. Vi sembrerà persino di vedere un presepe, con i pastori dettagliati nei minimi particolari, o le orecchie di un coniglio spuntare dalla roccia, persino, modellata nelle concrezioni, una bottiglia di Cocacola da cui spunta una cannuccia. Vietato toccare con mano le concrezioni, perché l’acido contenuto nella nostra pelle interromperebbe lo scorrere dell’acqua nelle vene della roccia, quella stessa acqua che ha creato nei millenni queste meraviglie e che d’inverno copre alcune aree delle Grotte con tutta la potenza della natura. Basti pensare che un centimetro cubo di concrezioni calcaree impiega dai 50 ai 60 anni per formarsi per tenere le mani ben salde in tasca e non rovinare tutto. Ogni appendice è capace di trasmettere un’immagine differente e facendo il percorso a ritroso, per riguadagnare l’uscita, si notano ancora altri particolari sfuggiti nel viaggio di andata.

Una volta terminata la visita, ad accogliere i turisti e ad offrire loro ristoro, nel piazzale antistante l’ingresso c’è il Ristorante Grotte. Aperto solo a pranzo, ma funzionante a cena su prenotazione (tranne il mercoledì, giorno di chiusura, quando a pranzo troverete comunque ad attendervi antipasti all’italiana, panini e prodotti di caffetteria), gestito da Felice e Giovanna, la sua filosofia si basa sulla valorizzazione dei prodotti tipici degli Alburni. Le ricette sono legate alla tradizione contadina del territorio (il papà di Felice era un contadino, cose che non si dimenticano, che si portano dentro con orgoglio) che offre agli ospiti i prodotti tipici della gastronomia locale: fagioli di Controne, zuppa di cicerchie, scarola, ravioli di Castelcivita, sfionzola di Ottati, ventresca della festa di Castelcivita, fusilli di Felitto, funghi porcini e taglieri di formaggi ed affettati scelti, il tutto insaporito con olio e vino di produzione locale. Il ristorante è anche punto vendita di olio, vino e confetture di etichettatura propria. Felice e Giovanna sono molto più che dei ristoratori. La gentilezza con cui Felice e Giovanna accolgono i visitatori sa di altri tempi, qui il tempo sembra quasi fermarsi. Difficile non aver voglia di intrattenersi al tavolo un po’ in più, una volta terminato il pasto: un piacere ascoltare Felice raccontare del suo amore per il territorio, osservare la passione nei suoi occhi vivaci, ascoltare le mille idee che alle soglie dei sessant’anni (li compirà in settimana) ancora ha voglia di realizzare o che realizzino i suoi due figli.

Spesso non basta avere a disposizione bellezze paesaggistiche ineguagliabili, servono gli uomini, le passioni degli uomini, i sacrifici, la dedizione, l’amore per il territorio. Qui è palpabile. Più di cento o mille muri che il sindaco di un tempo avrebbe voluto innalzare a far dimenticare le Grotte. C’è vita in Cilento, vita umana che risale al Paleolitico e che ancora ha tanto da raccontare grazie agli uomini di oggi. A proposito, nel mese di luglio torneranno qui, da professori, quelli che negli anni ’70, da studenti, parteciparono agli scavi che fecero emergere tracce dell’Uomo di Neandertal: allargheranno lo scavo e individueranno le destinazioni d’uso delle varie aree delle Grotte in epoca preistorica. La storia continua…

ORARIO DI APERTURA DELLE GROTTE:

ORARIO INVERNALE (dal 01/10 al 15/03): MATTINO 10:30 12:00 13:30 — POMERIGGIO 15:00 16:30

ORARIO ESTIVO (dal 16/03 al 30/09): MATTINO 10:30 12:00 13:30 — POMERIGGIO 15:00 16:30 18:00

PREZZI: NORMALE EURO 10,00; RIDOTTO EURO 8,00 (bambini 6-12 anni, gruppo superiore a 20 persone, prenotate il giorno prima); SCUOLE EURO 6,00; PERCORSO SPELEOLOGICO EURO 25,00 (casco e lampade fornite dalla società)

Informazioni per prenotazioni ed ingressi in Grotte: Giovanna Gigliello (3381415421–0828.772397)

Informazioni per prenotazioni ristorante Grotte: FeliceIorio (3392222809–0828.772397)

Come arrivare: Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Per chi giunge da nord: uscita Campagna, proseguire per Serre, successivamente per Controne e quindi per le Grotte di Castelcivita. Per chi giunge da sud: uscita Petina, proseguire per Scorzo di Sicignano degli Alburni, successivamente per Postiglione e per Controne e quindi per le Grotte di Castelcivita.

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