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I Golden State Warriors si arrendono alla sfortuna e a Lebron (ma restano in vantaggio)

I Golden State Warriors si arrendono alla sfortuna e a Lebron (ma restano in vantaggio)

Immaginate di giocarvi la partita decisiva della vostra stagione senza il vostro leader emotivo (squalificato per un turno), l’unico della rosa presente in tutte le vostre 88 vittorie stagionali, nonché il giocatore che vi permette di variare in corso d’opera assetto tattico alzando e abbassando i quintetti e marcando più o meno con la stessa efficacia difensiva tutti e cinque i ruoli.

Immaginate, poi, di riuscire comunque, anche così, a tener testa a un avversario in ottima serata, chiudendo in parità alla sirena dell’intervallo, con un punteggio altissimo come 61-61 (in soli due quarti!). E immaginate ancora, purtroppo, di perdere per infortunio, dopo pochi minuti di terzo quarto, il vostro centro titolare, l’unico altro lungo pienamente affidabile sull’arco dei 48 minuti assieme al leader emotivo già assente. Immaginate, infine, da quel momento in poi di essere costretti a schierare improbabili quintetti bassi e leggeri privi di centro o, in alternativa, a dover guardare in fondo alla vostra panchina, trasformando in titolari due-tre buone riserve adatte e abituate, invece, a dare il cambio per qualche minuto ai veri titolari, purtroppo entrambi assenti.

Ebbene, quanto descritto non è semplice immaginazione, ma ciò che è toccato in sorte ai Golden State Warriors stanotte, in occasione della gara-5 casalinga delle Nba Finals 2016 contro i Cleveland Cavaliers. E, in una situazione simile, il minimo che potesse capitare alla squadra di Steve Kerr, priva del leader emotivo Draymond Green e dal terzo quarto anche del centro titolare Andrew Bogut, era di perdere quel match che avrebbe chiuso la serie sul 4-1 riconfermando i californiani campioni Nba. Dopo il 112-97 esterno di Cleveland sul parquet della Oracle Arena di Oakland, invece, le Finals sono nuovamente aperte, 3-2, con gara-6 in programma nella notte italiana tra giovedì e venerdì in casa dei Cavs.

A rendere ancora più complicata la serata dei Warriors ci hanno pensato anche le due stelle avversarie, LeBron James e Kyrie Irving, che hanno realizzato addirittura 41 punti a testa e abbattuto un altro muro statistico nella storia delle finali, poiché per la prima volta due compagni di squadra hanno superato contemporaneamente il quarantello nelle gare per il titolo. I due hanno giocato da assoluti fenomeni: King James aggiungendo anche 16 rimbalzi e 7 assist e Irving tirando con percentuali straordinarie (12/17 da due, 5/7 da tre e 2/2 ai liberi) e rendendosi protagonista della spallata definitiva che ha chiuso il match. Tra le fila dei campioni, non è bastato un notevole Klay Thompson, autore di 37 punti con 6/11 da tre, né un Andre Iguodala da 15 punti, 11 rimbalzi e 6 assist, perché il resto della truppa è mancato all’appello e, soprattutto, l’mvp Stephen Curry è rimasto quasi sempre ai margini del match, nonostante i 25 punti realizzati, peraltro con percentuali pessime. Si deve soprattutto a lui, infatti, il mediocre 14/42 da tre dei Warriors, con un allucinante 3/21 negli ultimi due quarti, nei quali i padroni di casa sono stati tenuti dalla difesa dei Cavs (e dai loro limiti) ad appena 36 punti segnati, con un ridicolo 26,7% al tiro.

Adesso, la serie ritorna a Cleveland, sul parquet della Quicken Loans Arena. Golden State recupererà il suo leader emotivo Green, ma potrebbe aver perso Bogut. I Cavs, da parte loro, continueranno ad affidarsi alle magie del duo LeBron-Irving. Come al solito, sarà uno spettacolo semplicemente imperdibile.

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