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Gargano ha deciso che i suoi figli non torneranno più a Napoli

Gargano ha deciso che i suoi figli non torneranno più a Napoli

Walter Gargano, oggi, gioca a Monterrey, in Messico. È stato un calciatore importante per il Napoli di De Laurentiis, un acquisto per il primo anno di Serie A insieme a Lavezzi e Hamsik. È cresciuto nella città partenopea, fino a diventare calciatore di livello internazionale. Ed è qui che è cresciuta anche la sua famiglia, anzi in realtà ci è proprio nata: il matrimonio con Miska Hamšíková (sorella di Marek Hamsik), due figli che lui definisce «napoletani». L’ha fatto anche in un’intervista rilasciata alla radio messicana Rg. Difficile, però, che per qualche tempo i suoi figli partenopei possano tornare facilmente in città.

Perché il loro papà, sempre parlando a Radio Rg, non ha avuto parole proprio dolcissime per il popolo con cui ha convissuto dal 2007 al 2012 e poi di nuovo nello scorso campionato. In realtà, Gargano non avrebbe voluto essere offensivo. Ride, forse perchè parla con affetto. O almeno, si spera. Diciamo che però i termini usati sono stati abbastanza infelici: «Napoli è una città unica e folle, veramente caotica. Ammiro molto il modo in cui i napoletani vivono il calcio, anche se non condivido la loro cultura. Sono insolenti, spesso maleducati. Nel senso che ti disturbano in ogni momento per chiederti qualcosa, avvicinandosi e gridando nella loro lingua per attirare la tua attenzione. Difficile che aspettino il momento giusto o chiedano per favore. C’è una passione immensa, e per un calciatore è anche bello: solo che non puoi uscire di casa, quando le cose vanno male ma anche quando vanno bene». 

L’ex mediano azzurro si lascia andare anche ad alcuni racconti sulle sue esperienze nello spogliatoio. Ci sono Mazzarri, Lavezzi, Benitez: «Sul tecnico spagnolo ho poco da dire, mi ha riportato al Napoli e ne sono stato contento. Con Mazzarri, ho avuto divergenze d’opinione. Lui ha un carattere molto particolare, vuole sempre avere l’ultima parola. Solo che anch’io sono duro da far retrocedere, se vedo una cosa nera e tu mi dici che è verde, resterà sempre nera. Qualche volta, in campo, abbiamo avuto diverse visioni tattiche, ma alla fine ero io a giocare non lui. Anche Lavezzi ha avuto problemi con Mazzarri: voleva picchiarlo, perché non ci permetteva di bere il mate negli spogliatoi o di ascoltare la nostra musica. Per un sudamericano, sono cose importanti».

Come se non fosse bastata la storia sui napoletani, un’altra chicca al contrario di Gargano riguarda Hamsik. Suo cognato, ma anche «un calciatore fantastico, che ha rifiutato offerte da Manchester, Juventus, Milan, Inter. E non ho ancora capito il perché…». E poi, storie su altre risse con compagni e addirittura membri della società: «Nei primi sei mesi al Napoli, litigai con il capitano Montervino. Durante un allenamento ci fu uno scontro di gioco, lui mi diede uno schiaffetto sul viso, come se volesse dire “stai zitto, piccolino”. Mi arrabbiai, non pensavo molto a quello che facevo a quei tempi ma lui aveva sbagliato persona. Gli diedi un paio di colpì e non reagì, poi cercò di spaventarmi e disse ti ammazzo. Io risposi dicendogli  che non preferivo parlare, e se voleva litigare ero lì a disposizione. Ricordo che Lavezzi mi diceva “picchialo, picchialo”. Un’altra volta, successe più o meno la stessa cosa con Edoardo De Laurentiis, il figlio del presidente. Tornavamo da una partita contro la Lazio, e in autobus Lavezzi fece mettere la sua musica. Il figlio del presidente la sostituì con uno dei film di De Laurentiis, che è un produttore cinematografico, tra l’altro pure brutti. Lui all’epoca non era il vicepresidente del Napoli come lo è oggi, è un ragazzo giovane, ha due anni in più a me, ma visto che non sa fare altro lo hanno inserito nell’organigramma del club. Si arrabbiò quando tutti i calciatori iniziarono a fischiare, io ero seduto al mio solito posto, e visto che non ebbe il coraggio di parlare col Pocho venne da me. Allora mi diede uno schiaffo sulla gamba perché anche io avevo fischiato come tutti gli altri quando invece non era vero, e io glielo dissi tranquillamente. Dopo un po’, un’altra volta, Lavezzi mi sussurrò nell’orecchio “Picchialo, picchialo”. Io avevo una personalità aggressiva, non era mia abitudine fare a botte e ancor meno col figlio del presidente. Gli diedi uno schiaffone davanti a tutti, mi disse ‘t’ammazzo’ e gliene diedi un altro. Arrivammo a Castel Volturno, scesi dal bus senza zaino e gli dissi ‘andiamo a litigare’, ma lui mi chiese scusa e disse di aver sbagliato. La cosa finì lì».

Affermazioni belle pepate, che non hanno lasciato indifferente anche la stessa famiglia dell’uruguayano. Miska Hamsikova Gargano ha infatti pubblicato un bel tweet di incoraggiamento per il suo Walter. Non crediamo ci sia bisogno di aggiungere altro. 

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